Ecco i nomi scelti fuori dalla Lottery, dal 15 al 30: prospettive e caratteristiche, qualche curiosità.

Wizards: COREY KISPERT. Anche in questo caso, ammetto: capisco poco. Ottimo ragazzo, ottimo tiratore, combattivo; però fisicamente rischia di naufragare.

Rockets (Thunder): ALPEREN SENGUN. Nel Preolimpico ha sorpreso tutti per fisicità e atletismo, generando una scalata di interesse. Non è entrato in Lottery, ma ha avuto una chiamata 16 di OKC che lo ha girato a HOU. Sono molto curioso di vederlo nella NBA, nonché fiducioso.

Pelicans (Grizzlies): TREY MURPHY. Altro climber delle ultime settimane. I Pels han deciso che il suo tiro vale la pena: è uno dei non molti del club 90-40-50 in % da lunetta, triple, totale dal campo. Però appunto: il suo “esserci” verte sul tiro. Se ci prende diventano attraenti anche le sue capacità difensive…SE. Io ho ancora negli occhi la rookie-stagionaccia appena fatta da Aaron Nesmith, molto simile a lui.

Thunder: TRE MANN. Mi ricorda Norman Powell, ed è un complimento. Si accoppia bene a Gilgeous-Alexander. Avrà tempo e spazio quindi nei Thunder.

Hornets (Knicks): KAI JONES. Altra trade in sede di Draft. A CHA finisce un giocatore da costruire totalmente in attacco, ma già pronto dal pdv difensivo. Ha mobilità eccezionale, Bam Adebayo è un modello lontano ora, ma fra 3 anni chissà.

Hawks: JALEN JOHNSON. Premessa: adoro Coach K. Però JJ era il mio preferito di questo Draft (al di là del valore) anche perché ha mollato Duke a inizio seconda ondata Covid (negli USA) mandando afff…. Coach K, il che dice della personalità/caratterino di questo idolo assoluto. Questo è anche il motivo per cui è sceso al 20 un giocatore che io avevo messo al 7. Simile a Tobias Harris, con la differenza che JJ ha un carattere non beta.

Clippers (Knicks): KEON JOHNSON. Mi aspettavo anche lui in posizioni più prestigiose: leggero ma iperatletico, già abbastanza competente su entrambi i fronti del Gioco, ha come target di eccellenza Jaylen Brown. I Clippers attuali non sono un brutto ambiente per crescere.

Pacers (Lakers): ISAIAH JACKSON. Parte di trade passate, Jackson finisce a Indy portando il suo bagaglio di centro grande atleta ma non ancora del tutto NBA-ready. Assurdo che sia stato chiamato prima di Garuba, per esempio.

Rockets: USMAN GARUBA. (Foto) Forse punti nella coscienza dal rifiuto verso Evan Mobley, i Rockets si sono dedicati a pescare centri. Due Europei in Texas, e Garuba è materiale NBA purissimo. Iperagonista anche per via di quel che gli veniva chiesto a Madrid: minuti non tantissimi, intensità massima, se esci per falli pazienza. Potrebbe seguire almeno all’inizio lo stesso modo di impiego. Per alcuni aspetti ricorda il miglior Manimal Faried. Il mio referente a HoopPost lo aveva tra 5 e 10, assurdo sia finito al 23.

Rockets: JOSH CHRISTOPHER. Nel mare delle guardie di cm 196+, lui si distingue per la creatività. Davvero estrema. Davvero divertente, anche se per un coach non sempre. Pensate a Nick Young.

Knicks (Clippers): QUENTIN GRIMES. Grimes ha fatto irruzione al Primo Giro dopo aver vissuto nella seconda metà del Secondo. Ha convinto, di lui, che sia solido e allenabilissimo: già da gara delle schiacciate, ora è tiratore di grande meccanica (40% da 3 con almeno 3 triple imbucate a gara) ma non era iniziata così, è migliorato ognuno dei suoi 3 anni a Houston U.

Nuggets: NAH’SHON HYLAND. Virginia Commonwealth non è un grande college, ma ogni anno, tra tutti gli sport, manda un paio di giocatori tra i pro. Hyland era il più leggero del Draft, al punto da essere un limite fisico oggettivo pur essendo una pg: 78 kg su 192 cm. E’ da costruire, ma Mike Malone e Denver sono ottimi coach e luogo per provare a diventare un vero NBA player. Operazione non facilissima.

Nets: CAM THOMAS. Detto volgarmente, non la passa nemmeno se lo ammazzi. Ma sa segnare. Tipico giocatore che si trova bene ovunque perché il basket per lui è soprattutto prendere il pallone e imbucarlo, quindi riconduce tutto a una semplicità estrema, confortante. Da costruire a livello tattico, ma non una brutta scelta per BKN.

Sixers: JADEN SPRINGER. Lo avevo più in alto, perché è decisamente NBA ready. Probabilmente non ha convinto il suo potenziale di sviluppo, e il fatto che sia più uno scorer che un puro tiratore. In questo senso non si capisce bene la chiamata dei Sixers, che hanno bisogno di tiratori.

Nets (Suns): DAY’RON SHARPE. Il più pesante del Draft, quasi 122 kg. Mobile nel breve, scarsi risultati quando è stato provato da pf: un centro puro vecchio stile. Educato in attacco, però forse ha meritato il Primo Giro perché dietro ha concesso ben meno di 1 pto per tiro agli uomini da lui difesi (0.67).

Grizzlies (Jazz): SANTI ALDAMA. Per me la maggior sorpresa del Draft, non lo avevo visto lontanamente arrivare in NBA anche se con le under spagnole ha vinto molto a livello internazionale. Centro, pare un bersaglio bello grosso per eventuali scarichi di Ja. 21+10 ma in un piccolo college (Loyola Maryland) in una piccola conference nerd (Patriot League, una specie di Ivy League di simile livello accademico, ma di impronta meno glamour e più conservatrice, obbligata negli anni ’90 a cambiare il nome, che era Colonial).