I Phoenix Suns non sono riusciti a vincere con Charles Barkley e Kevin Johnson, nemmeno con Steve Nash e Shawn Marion: ci riuscuranno con Devin Booker e Chris Paul?

La risposta è sì, ma la W in #1 ha mostrato che i Bucks saranno difficilissimi da gestire. A fine terzo quarto, +16 Suns dopo anche una parentesi a +20, gli stupidissimi social USA celebravano già l’incontenibile CP3, la maledizione finita eccecc: c’è voluto però un And1 di Cam Johnson per dare il sigillo dopo che MIL era rientrata a -9 con tempo per proseguire la rimonta.

Rispetto alle passate versioni gloriose ma non Anellate, questi Suns hanno due pregi in più: profondità e Ayton. La profondità è data dal fatto di avere 4 giocatori classificati “forward” (2 in quintetto, 2 dal pino) che possono però riempire quasi ogni spot, rendendo insignificante il fatto che non esista un cambio di ruolo per Booker e Ayton; il loro numero riesce a far trovare sempre almeno un protagonista in attacco e uno in difesa, e a sopperire alle seratacce come questa di #1 delle Finals per Jae Crowder, 0 pti da 0/8 dal campo ma tanta difesa sul Greco e +19 di plus/minus. Il centro è un giocatore semplicemente immaginifico. Nel panorama attuale non esiste un centro capace con costanza (anche stanotte) di 22+19 senza tirare da 3 (Embiid lo fa), con 8/10 dal campo (Capela lo fa, ma…) e anche 6/6 dalla linea (Capela non lo fa) incidendo profondamente sulle partite con pochissimi palloni toccati in attacco (Jokic non lo fa). Nel gioco moderno, grandemente in mano agli esterni e pesantemente votato alle triple, DeAndre Ayton è semplicemente il centro perfetto.

Che i Bucks siano tosti è una delle poche certezze della vita, ma di nuovo: rispetto alle altre franchigie top della NBA hanno poco talento complessivo e quindi meno alternative. Non possono ribaltare le gerarchie, ovvero lasciare che Giannis prenda 11 tiri e Middleton 26, come stanotte, perché la loro produttività offensiva si basa sul volume pazzesco che lo Pterodattilo sa produrre, in salute, da 2; prova ne sia che, pur avendo tirato di più e meglio da 3 (e bene in generale, con il 44%) i Bucks sono usciti sconfitti. Contano le 14 perse, certo, ma più di tutto i soli 11 tiri di Giannis, pur semi-eroico solo per essere sceso in campo (20-17-4 e 7/12 dalla lunetta, che non è ottimale ma sufficiente a non scatenare lo hack-a-Greek). Chris Paul non si farà sfilare facilmente un Anello che tutti gli hanno messo già al dito: forse con molto, troppo anticipo, ma in effetti i favoriti sono i Suns, e da oggi hanno un passo in meno da fare.