Non sono mai stato un grande fan di James Harden.

Per un motivo molto semplice: non mi piacciono i giocatori che cercano di pavimentare la propria strada con mosse, mossette, flops e proteste. Il “modo” di Harden è stato determinante nel portare la NBA a gestione e sanzionabilità differenti nei falli sui tiratori. Per esempio: la scomposizione del movimento di tiro in “ancora sul terreno” e “effettiva azione di tiro”, ed anche l’enfasi con cui deve essere indicato il parquet da parte dei refs, originano da lui. Anche un po’ da altri 3 componenti degli Houston Rockets che ebbero il loro grande momento tra 2017 e 2019: CP3, PJ Tucker, coach D’Antoni. Quei 4 in una sola squadra: immaginate/ricordate il potenziale di protesta e la conseguente spezzettatura delle gare, e dei cabasisi? La NBA non avrebbe mai lasciato edificare un Titolo attraverso proteste e lunette, gli arbitraggi inoltre sono istituzionalmente differenti nei PO: così la ricerca parossistica del fallo (perifrasi per “flops” e “sfondamenti ben mascherati”) non ha avuto, per fortuna, successo, e quei Rockets si sono disfatti.

James Harden faceva 3 cose che oggi non fruttano più. Si buttava contro il marcatore mettendo in scena al momento del contatto un abbozzo di azione di tiro: dal 2020/21 questo non è più fallo o, almeno, non più fallo sul tiro. Faceva, da triple threat position, una sorta di mulino con entrambe le braccia andando a caccia delle mani/braccia/corpo del marcatore, pretendendo quel mulinare fosse considerato inizio dell’azione di tiro: non è più così. Soprattutto in penetrazione o in smarcamento infilava lui un braccio sotto l’ascella del marcatore o attorno al di lui gomito: ora questa azione è per regolamento fallo offensivo.

Prima di questo aggiornamento nell’interpretazione delle regole, la vita per Harden era così: dal 2016/17 al 2019/20 ha fruito di una media di 10.95 lunette/gara in RS, numero onirico e in parte scandaloso che, nei PO, si ritraeva a 9.01, 2 lunette in meno, il 18% di viaggi in meno, differenza non lieve. Erano pur sempre una decina di liberi a partita: data la % di realizzazione più vicina a 90 che a 80%, i Rockets, fossero RS o PO, iniziavano OGNI GARA con un garantito 8-10 a 0. Non poteva continuare, in particolare perché parte di quei punti era guadagnato alle spese del Gioco, sfruttando inettitudine dei refs o pieghe non ben definite del regolamento. Con la riforma, la vita di Harden è decisamente cambiata. Tra rifiuto di giocare coi Rockets, pancia prominente, trade eccecc Harden ha giocato 54 gare col nuovo regolamento: il numero di liberi/gara si è quasi dimezzato scendendo a 6.87, con un picco negativo di soli 4.80 nelle 10 gare di BKN quest’anno, un terzo della “bella vita” precedente. I PO non sono paragonabili perché lo scorso anno JH li ha giocati (poco) da infortunato. Si può dire “chi è causa del suo mal”: la corda era stata tirata oltremisura da Harden e da quei Rockets dantoniani. La NBA d’altronde non è timida nell’intervenire sulle situazioni che varcano determinate soglie: è già accaduto e accadrà ancora (Wilt, Pachulia, Tanking). Il punto saliente, ora, è che i Nets hanno dato uno stipendio a Irving che non sta giocando in quanto no-vax, e uno stipendio a Harden credendo di prendere un giocatore e ricevendone, via riassetto delle regole, un altro (oltre alla pancetta ormai perenne). Così KD, e in parte anche coach Nash, si ritrovano in una situazione completamente differente da quella per la quale avevano messo la loro, di firma. More to come in casa Nets, di sicuro.