Anche nelle fasi di LeBron a Cleveland, Cavs vs Wizards non è mai stato un match di cartello nella NBA. Eppure stanotte era la gara di Eastern Conference con il miglior record combinato (15-8).

WAS addirittura prima di Conference, infatti ha vinto (ma solo con un game-winner di Kuzma). Ma noi parleremo dei Cavs.

CLE anche lo sorso anno partì benissimo per poi rapida afflosciarsi, complici anche alcuni infortuni: quest’anno pare avere altra solidità. Denota anche spunti tattici molto interessanti. Il quintetto-base presenta 3 settepiedi: Jarrett Allen sarebbe 6.11 ma mi perdonerete, mentre Markkanen e Mobley sono 2.13 pieni. Triple Tower. Di loro la sf reale, ovvero quella che agisce nello spot quando è in difesa, è il rookie da USC. Per Mobley avevo speso parole entusiaste durante tutto lo scorso anno, al Draft non lo avrei mai lasciato scivolare al terzo posto: si tratta del prossimo Chris Bosh. Gli altri due sono finiti in Ohio per trade, ma sono pezzi tutt’altro che banali. La loro contemporanea presenza in quintetto è un frammento della “rivoluzione del pitturato” iniziata lo scorso anno da Giannis. Sono i primi fermenti del cambio di scenario che porterà al tramonto futuro della “era delle triple” in favore del prossimo stile del Gioco. La chiave è la mobilità dei soggetti: sono tre lunghi di assoluto dinamismo, due dei quali (Markkanen e Mobley) hanno mano di seta per colpire da fuori e dall’arco; in difesa costituiscono un caso quasi unico di possibilità di cambiare su qualsiasi ruolo: solo che invece di avvenire a una media di 198 cm (come per es. gli Spurs), avviene a cm. 212,3. Includendo dunque anche la possibilità di essere, come dicevano negli anni ’80, un ombrello atomico: 6 braccia lunghissime a difesa del ferro. La depth chart dei lunghi è altro elemento a favore dei Cavs: non replicano le caratteristiche dei tre (soprattutto per mobilità), ma Love – Fall – Ed Davis sono cambi di notevole spessore, anche se finora non molto impiegati. Coach Bickerstaff sta ottenendo dai suoi una produzione a rimbalzo molto superiore allo scorso anno (quasi +3 di cui 2 offensivi), efficienza offensiva leggermente migliore (i canestri sono aumentati del 3%, i tiri totali solo dello 0.1% e si segnano 2 pti in più) e difesa rivoltata: i Cavs subiscono 104.3/gara, quasi 7 pti meno del 2020/21. Per il coach è di certo un punto d’orgoglio la compattezza di 6 uomini in doppia cifra ben distribuiti (dai 12.9 del Finlandese ai 16 di Sexton) più altri 2 quasi (Love 9.9, Osman 9.3). A condurre la squadra sono in 3: Sexton, Garland e Ricky Rubio, che, dopo essere stato così-così come bimbo prodigio, è diventato nella maturità dei suoi 31 anni una pg da desiderare. MVP morale delle Olimpiadi di Tokio, ha iniziato l’ennesima vita NBA con concentrazione e leggerezza: 13-5-9 i suoi numeri arrotondati, con 2 rec e 2.5 perse/gara; e lo show da 37 pti + 10 ass con 8/9 da 3 messo in scena al MSG per battere i Knicks il 7 Nov. Come numeri globali (attacco, difesa, percentuali) questi Cavs ricordano proprio i Knicks dell’anno scorso: forse è arrivata la vera e sensata ricostruzione dopo il volontario tabula rasa per riprendersi LeBron e vincere l’Anello 2016.