Marzo 2021, stagione NBA in pieno corso con un paio di mesi ai PO: Dennis Schroeder, free agent a fine stagione, ha rifiutato un’estensione di 80 x 4 con i Lakers.

Era il momento in cui, con LBJ che si apprestava a chiamarsi fuori per il resto della RS, DennisDeutscheland infilava, tra la gara 30 e la 50, la sua miglior parentesi dell’anno dando a sé stesso e al management di LAL l’illusione di essere necessario. Per dire quanto grande sia stato l’eccesso di fiducia: Dinwiddie, che a parità o quasi di talento è un giocatore enormemente più affidabile con molti più picchi e molti meno svarioni, ha appena firmato un 84 x 4. Il finale di stagione è stato misero per i Lakers e Schroeder, essersi ritrovato FA senza richieste è stato il motivo che ha tenuto il giocatore lontano dalle Olimpiadi, tra paura di infortuni, necessità di pubbliche relazioni in loco e problemi nel trovare chi garantisse la copertura assicurativa per un professionista senza contratto. L’Odissea auto-inflitta di Dennis si è conclusa stanotte, con una solenne perdita: meno 14.1 MM in singola stagione (meno 74.1 totali) e meno 3 stagioni rispetto a quanto aveva rifiutato. Schroeder è un giocatore dei Boston Celtics, per un contratto annuale da 5.9 che segna una differenza non veritiera di quasi 4 a 1 tra lui e il citato Dinwiddie. Questa firma “salva” un giocatore di talento e doti indubbie, dotato però di poco controllo sotto pressione e tendenza eccessiva all’improvvisazione. Pone anche domande su quante guardie pensino di accumulare i Celtics: Dennis, Smart, Nunn, Pritchard, Richardson, Waters, Edwards, Bagarin, Madar e ovviamente Jaylen Brown. Sono troppe anche pensando che Edwards è più G-League che NBA, Waters è in 2-way contract, Bagarin e Madar sono per ora solo in Summer League. Di sicuro c’è qualcosa che la franchigia si sta preparando a mettere in opera, e potrebbe avere Markkanen come obiettivo.

Ma, in realtà, quanto guadagna un giocatore NBA dal suo contratto? Noi europei, si tratti di Cristiano Ronaldo, Neymar o Melli, consideriamo che la cifra riportata sia l’ingaggio netto: negli USA non lo è. Nella tassazione di un giocatore NBA una variabile che pesa enormemente è lo Stato in cui gioca. Esempio tratto dai saggi del Dept. Of Economics di Yale: James Harden, passando dal Texas allo Stato di NY, ha visto aumentare la pressione fiscale dal 50.3 % al 60.5 %. I giocatori NBA pagano tasse federali (governo centrale) pari al 37% del contratto (nella divisione per anno un bravo commercialista fa risparmiare qualcosa), in Canada (Raptors) il 33%; poi ci sono le tasse statali (governi degli Stati dell’Unione): il più esoso, California, chiede il 12.3% del valore annuo facendo salire quello che per ora è il nostro worse case scenario a 45.3% di tassazione. Alcuni Stati (Texas, Florida, Tennessee: 6 squadre NBA) non chiedono tasse sotto a un certo livello di guadagno: a Harden sì, ovviamente, ed era un 8%. Cambiando squadra un giocatore può finire in città che richiedono un prelievo fiscale: a NY è quasi il 4%, altrove è zero; nella quasi totalità dei casi questo esborso non ne richiede altri: include tassa dei rifiuti ecc. Facendo i conti, nell’aumento del 10.2% della pressione fiscale su Harden manca ancora un 3%: è la Jock Tax, una sorta di forfeit (con innumerevoli gradi, esenzioni e aggravi, che vi risparmio) applicato ai lavoratori che per lavorare passano confini statali. Un altro fattore che riduce il salario di un giocatore NBA è la somma dovuta al proprio agente: la NBA per statuto indica il massimo al 4% del contratto lordo, la media infatti è 3%. Il più alto contratto NBA mai firmato è quello recentissimo di Steph, ma la media NBA è di 8 MM, dai quali togliendo tasse federali, Jock Tax e stipendio dell’agente si arriva a 4.6 MM, che vengono ridotti a 3.8 se giochi in California. Certo, esistono gradazioni a seconda dell’importo e possibilità di scarichi e agevolazioni (ad esempio non è sgradevole per LeBron o il qb NFL Russell Wilson spendere 1 MM/anno in preparatori privati, terapie e macchinari: abbassano il monte imponibile), ma rispetto alla base di partenza quel che rimane, percentualmente, non è moltissimo. Su tasse e NBA c’è anche un aneddoto che riguarda Aldo Giordani e Bill Bradley, ma alla prossima.