È possibile avere un grande Duo in cui non ci sia differenza tra i componenti, o una differenza minima e non determinante?

In altre parole: un Duo in cui non esista un Robin o un Sonny che nemmeno riescono a vedere Batman e Cher? In natura è raro, ma possibile. Per esempio Simon e Garfunkel (make no mistake: Art è colonna tanto quanto Paul). Oppure Jaylen Brown e Jayson Tatum: The Jays dei Boston Celtics. Nella classifica della corsa allo MVP 2023 l’ex Duke è al momento al comando, non di poco; Brown è decimo e di certo il redattore principe (M.C.Wright) è stato timido perché avere due compagni di squadra nei primi 5 (o 3) avrebbe urtato troppi sentimenti dei vari tifosi.  In questo momento i due principali rivali di Tarum, al di là dei soliti Jokic Giannis Luka, sono, controllando anche le prestazioni delle squadre e l’importanza in esse dei giocatori, Kevin Durant e Zion Williamson. KD sta giocando a fare miracoli portandosi l’intera Nets Nation sulle spalle ed è stato Player of the Week (la scorsa) mettendo 4 partite (3 W) a 34 di media col 67% dal campo; Zion ha appena finito di portare i Pelicans al top della Western Conference, complice anche la spazzolata subita dai Suns proprio dai Boston Celtics. Torniamo appunto al nostro Duo.

Arrotondando le cifre, Tatum vola sui 30-8-4 con 48% dal campo (37% da 3) e 89% dalla linea; Jaylen veleggia a 27-7-4 con 50% dal campo (35% da 3, 58% da 2). I due insieme prendono 41 tiri/gara sugli 87 dei Celtics, 14 dei 25 liberi, 15 dei 43 rebs, servono 8 dei 27 assists e perdono 6 dei 14 palloni che BOS butta ogni partita. Provvedono anche a 2 stoppate e 1.5 recuperi/gara, e offrono una leadership costante e grande efficacia difensiva. Tatum è più sfavillante, ha numeri (anche se di poco) migliori e quest’anno la sua performance è enfatizzata anche dal salto di qualità compiuto riguardo l’atteggiamento in campo: meno fighetto, più deciso, più aggressivo; Brown, come conviensi a un probabile futuro POTUS (o giù di lì), è più silenzioso ma appartiene a lui la stat in assoluto più impressionante tra tutte quelle del Duo: nell’era delle triple, mantiene i due/terzi dei suoi spari da 2. Non sono tiri in contropiede o schiacciate: per la maggior parte si tratta di mid-range che vengono imbucati con il 58%. Questo dato è una delle chiavi per la stagione di BOS, che attualmente, almeno a livello offensivo, si sta identificando come una delle migliori macchine da panieri della Storia del Gioco. Già vi ho richiamato le somiglianze tra questi Celtics e quelli dell’Anello 1986 (a loro volta una delle top5 squadre ogni tempo). I primi 11 giocatori di Boston per minutaggio tirano tutti sopra al 33% da 3: i due “peggiori” sono Kornet al 33.2, Brown e Smart al 35; la % da 3 della squadra è qualche decimale sopra al 40%, e da 2 tirano con il 58; in entrambi i casi sono in vantaggio del 5% (35, 53) rispetto le % concesse agli avversari. Questo enorme vantaggio di precisione è il motivo per cui i Celtics stanno guidando la NBA pur essendo sotto la media dei tiri/gara considerata ideale dagli analitics: 87 invece di 90; i loro avversari tirano 89 volte, ma la differenza percentuale annulla questi piccoli difetti. Allargando il panorama dal Duo fino a includere Grant e Rob Williams (sulla via del rientro), Smart, Pritchard si arriva a mettere insieme 27 anni di esperienza NBA vissuti tutti nell’ambiente Celtics. I nuovi arrivi (D-White, Brogdon) e i cavalli di ritorno come Horford concordano nel definire privilegiati quei 6 ragazzi poiché hanno conosciuto solo l’ambiente di BOS: una specie di oasi a livello umano e organizzativo, a quel che pare, che spinge tutti a dare il meglio pur di non andarsene; o a tornare come il vecchio Al, o a rimpiangere i bei giorni come il non dimenticabile IT4. Questi Celtics versione 2023 hanno davanti un sentiero molto erto e stretto: il solo modo di migliorarsi dall’anno passato è vincere le Finals; però stanno già scrivendo pagine di Storia e meritano un’occhiata da parte di tutti gli aficionados NBA, e anche io tornerò più in profondità sul loro modo di giocare.