Il livellamento. Questo è il nuovo elemento che sta emergendo dalla NBA di quest’anno.

La bolla si sta posizionando su una quota medio-alta: poche formazioni oltre l’80% di W-L, poche sotto la linea della decenza (metterei Phila, Nets e in parte i Lakers), molte comprese tra 70 e 50%, con le formazioni al di sotto di questa soglia capaci comunque di combattere o di emettere acuti di non poco conto. Rispetto alle scorse annate si conferma il recupero dell’Est, che al momento avrebbe fuori dai PO ben 3 squadre pari od oltre il 50% e una al 47, mentre ad Ovest Utah e Houston sarebbero dentro con, rispettivamente, il 47 e il 45%. Il dato, pur veritiero della rinnovata competitività della Eastern deve però essere filtrato dalla maggior difficoltà del gareggiare ad Ovest: le sqaudre della Western, negli anni passati, riuscivano a recuperare ad Est quel che giocoforza perdevano nelle “lotte tra Titani” della loro Conference; migliorata la Eastern, non è più possibile il cherry-picking orientale che permetteva di raddrizzare il record.

Il Giovedì ha portato una puntata dei Global Games: stavolta la NBA si era data appuntamento a Città del Messico per al sfida tra Celtics e Kings, che terminava il veloce giro di reincontri tra Rajon Rondo e coloro (team e giocatori) con i quali aveva vinto il titolo 2008. Dopo Clippers (Doc e PP) e T’Wolves, eccolo ritrovare il biancoverde di Boston. Biancoverde vincente con irrisoria facilità: 4 in doppia cifra e oltre i 20: AB e Crowder a 20, Thomas e Olynyk 21. Nessuno da salvare nei Kings, con DMC che sembra entrato nel novero delle stelle che l’hanno “data su” e aspettano di cambiar lido per puntare a qualcosa di grosso (ne parleremo più avanti, verrebbe fuori un quintetto non spiacevole con i nomi che abbiamo in mente). Memphis perde vs gli Spurs e conferma che contro le big accetta divari considerevoli quest’anno (ricordiamo i 30 presi dagli stessi Speroni e i 50 rimediati alla Oracle Arena): nonostante tutto I Grizzlies sono titolari del terzo miglior record della Western nelle ultime 10 (7-3), e stanno tornando in forma. I Magic hanno vinto il secondo scontro tra Giovani Leoni consecutivo seccando i Jazz dopo i T’Wolves, e ora sono 7′ nella Eastern: il lavoro di Skyles paga, ma noi continuiamo a rivoltarci dallo sdegno per il destino riservato ad aaron Gordon, ieri solo 6 minuti. Non appena abbiam pensato che Toronto aveva raggiunto una bella solidità, ha perso in casa vs Denver, in una serata di 34 per DeRozan, 21 per il Gallo e 14+10 del centro più piccolo e con meno physique du role, il francobelgradese Jeoffrey Lauvergne, culle cui chances di NBA vi avevamo avvertito fin dall’anno scorso. La prima brutta serata di George ha bloccato la striscia vincente di Indiana in quel del Moda Center di Portland, e nella gaa più affascinante del programma della notte, Miami ha battuto in casa OKC in un match dal sapore di PO. Tiratissima fino alla fine, è stata risolta da due iberi di Wade a 1 sec e mezzo dalla fine. Indovinate chi ha difeso in maniera puerile (e chi ce lo ha messo a difendere, anche…) su Wade in quell’azione? Dion “grandine sulle vigne” Waiters, esatto. E indovinate chi ha perso i suoi stavolta 7 palloni compreso uno non decisivo ma sanguinoso a 150 secondi dalla fine, sul 91 pari? RW, esatto. KD 25-9-6, ma 5 perse.

Ecco le gare di stanotte, cominciando dall’ultima che è stata la più interessante e gravida di conseguenze. Il commento dele ultime due partite è a cura di Luca Morucci.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. CLEVELAND CAVS 108 – NO PELICANS 114
Seconda battuta d’arresto consecutiva per i Cavs, che perdono addirittura il primato nella Eastern Conference a vantaggio dei Bulls. La gara ha detto due cose: che fino a che LBJ (37-7-8) vaga sulla riga delle triple, non ha più la stessa pericolosità di un tempo e i Cavs non ingranano in attacco (segnatamente, in stagione LBJ ha il 28.2% da 3), mentre quando va al ferro è immarcabile e i Cavs sono competitivi. Stanotte, sotto di 11, sono arrivati a +3 a 1:15 dalla fine dei regolamentari proprio grazie a 15 pti quasi consecutivi (inframezzati solo da una tripla di Matty Dellavedova) di James, per poi tornare alla solita melina “beyond the arc” che li ha portati alla sconfitta. Il secondo dato è che il ritorno di Kyrie è abbastanza necessario, anche perchè nei momenti difficili LBJ è quasi da solo. Gli unici che hanno i guts per aiutarlo nelle pieghe sfavorevoli delle partite sono Dellavedova (sempre, al netto del suo talento che non è stellare) e JR Smith (a volte, ossia quando la sua luna è girata dalla parte giusta). Se ne avete la possibilità, guardate gli ultimi 13 minuti di gara OT compreso e “gustatevi” la “presenza” di Love nella partita. A NO è tornato il Prof. Tyreke Evans, per la precisione dal 1 dicembre, e la squadra ora è completa. La stagione inizia ora, ma è già parecchio compromessa. Davis 31+12 con 4 rec, e 2/4 nelle triple: ma non sono convinto che andare oltre l’arco sia un’arma di cui debba usufruire oltremodo.

MSG, NEW YORK. BROOKLYN NETS 91 – NY KNICKS 108
Derby non tanto verace vinto facilmente dai Knicks. A NY sta prendendo piede una sorta di “quiet mania” per Porzingis, alimentata dal rendimento davvero brillante del giocatore, e da alcui piccoli particolari come l’invito a cena a casa Melo formulato dalla compagna del giocatore, LaLa Vazquez. Segno che il rispetto per il Magico Lettone è davvero alto, nel locker dei Knicks. Leggermente infortunato Bargnani, ancora inesistente JJ e stavolta anche Jack, i soli a cercare di giocare a basket nei Nets son stati Lopez e Young. Ai 19+10 di Porzingis si sono uniti i 28 di Melo con il 50% al tiro, i 18 di Afflalo e i 10 assists di Calderon. La difesa di BKN ne è stata complice, ma il 26/52 del quintetto di NY al tiro è da segnalare.

VERIZON CENTER, WASHINGTON DC. PHOENIX SUNS 106 – WASHINGTON WIZARDS 109
Difficile immaginare un confronto che più di questo (Wall/Beal vs Bledsoe/Knight) possa incarnare una sfida tra back-courts. The King stanotte è stato Bradley Beal, che ha guidato la rimonta di Washington (sorpasso 104-103 consumato a meno di 2′ dalla fine) con 34-9-5. Buone la gare degli altri 3, che però si sono fondamentalmente elisi a vicenda, lasciando che a dirimere il confronto fosse l’unico capace di starreggiare davvero. Per Phoenix è l’ennesima (e contando la stagione scorsa il conto va di certo oltre le 20) partita persa subendo una rimont dopo vantaggi consistenti o ancora in essere negli ultimi minuti. Altri 13 con 6/7 per Jon Leuer.

AA CENTER, DALLAS. HOUSTON ROCKETS 100 – DALLAS MAVS 96
Bell’acuto dei Rockets, che vanno a violare la tana dei Mavs e si portano in PO Picture. I 4 pti di differenza sono arrivati tutti negli ultimi 55 secondi di gioco, con Harden (dubbi?) che ha servito un assist e poi ha imbucato, pur con mille balletti del pallone sul ferro, un long-two per il conto tondo a 100. Il merito maggiore di Houston, e la maggior differenza con tutte le sconfitte racimolate finora, è stato non aver ceduto a partire dall’ultimo minuto del terzo quarto, dopo che Dallas aveva annullato i pur pochi punti di vantaggio con cui i Rickets avevano navigato per 35 minuti. Invece di scigliersi, hanno continuato a lottare e portato a casa la W. 25-8-9 per La Barba, DH in panca per il suo consueto riposino, Nowitzky 16-10-4 con 2 rec e nessuna persa, e D-Will 22 ma ben 8 perse.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. LOS ANGELES LAKERS 87 – ATLANTA HAWKS 100
Kobe saluta i fans della Georgia nella sua ultima serata ad Atlanta, 4 su 19 al tiro ma mostra alcuni lampi di quello che era il mamba di una volta. Korver non infila con la sua solita frequenza ma ci pensano Millsap e Horford a trascinare gli Hawks, che dominano i primi due quarti approfittando della difesa avversaria troppo spesso ingannata dal giro palla di coach Budenholzer. Nel terzo periodo i Lakers ritornano sorprendentemente in partita, guidati da Kobe in difesa e da Lou Williams (che chiuderà a 18 punti), senza mai andare in vantaggio ma galleggiando tenendosi ad una distanza teoricamente recuperabile. La partita scivola via ai Lakers negli ultimi 5 minuti, nei quali Atlanta inchioda tutto quello che serve e ferisce a morte la partita con canestri pensanti di Millsap, nemmeno a dirlo, e Teague, per andare poi in lunetta con grande freddezza. Per gli Hawks 15-8 di Millsap e 16-9 di Horford che sotto le plance fanno ciò che vogliono contro Hibbert e Randle. Non è ancora la squadra che l’anno scorso conquistava il miglior record dopo i marziani, ma pare che qualcosa si muova.

THE PALACE OF AUBURN HILLS, DETROIT. MILWAUKEE BUCKS 95 – DETROIT PISTONS 102
A Detroit funziona così: se Reggie arriva a 20 con meno di 20 e bimbone Drummond li tira giù tutti, si torna ai tempi d’oro della Ford. Bucks che continuano a faticare contro squadre dal pick&roll facile, compiti offensivi affidati alla premiata ditta Middleton (21) e grande grosso pterodattilo greco (12-9), che fanno anche il loro egregiamente, ma non basta per contrastare bimbone e compagni. Sì, bimbone, ancora lui, 17 punti e 23 rimbalzi, cifre straordinarie a cui ormai ci stiamo abituando quando scende in campo il grande numero 0. Stanotte ancora più impressionante per la semplicità con cui domina il pitturato, sembra non faccia nessuna fatica e che addirittura limiti lo sforzo fisico in alcune occasioni. Partita che Milwaukee gioca alla sua maniera, cercando di alzare il ritmo in tutti i modi, ma senza riuscire mai ad avere un’efficacia difensiva tale da poter dare uno strappo. Da segnalare un’altra importante doppia doppia anche se purtroppo non vincente, quella di Greg Monroe che chiude a 14-13. Dall’altra parte 23 di Marcus Morris che interpreta perfettamente il ruolo del terzo uomo coinvolto dall’asse Jackson-Drummond.