Sebbene la Seria A, massima espressione della pallacanestro nazionale, stia vivendo una stagione particolare a causa del numero dispari delle squadre partecipanti, malgrado una snervante mancanza di giocatori italiani in grado di fare realmente la differenza, nonostante impianti sempre più obsoleti e sponsorizzazioni esigue, lo Spaghetti Circuit attrae ancora una cospicua quantità di appassionati. Se è vero, come è vero, che l’anno scorso in Serie A2 si è sfiorato il milione di presenze e che, nella prima parte di questa stagione, la Serie A ha fatto registrare un incremento della media spettatori pari al 7,2%, non si possono però sottovalutare i malesseri che affliggono la palla a spicchi tricolore.

L’inizio del nuovo anno, talvolta, è il momento dei buoni propositi e abbiamo voluto cogliere la prospettiva della Federazione su alcuni punti nevralgici quali il pubblico, l’esposizione mediatica e la Nazionale, attraverso le parole del Vice Presidente Federale, Gaetano Laguardia.

DOTTOR LAGUARDIA, LA PALLACANESTRO ITALIANA E’ MALATA?

Non è malata ma è cambiata. Per carenze economiche, oggi assistiamo ad una pallacanestro fisica e agonistica ma tecnicamente di un livello più basso rispetto al passato. Quest’anno, in Serie A, il tasso tecnico è stato sicuramente innalzato grazie agli investimenti di Virtus Bologna e Milano, che hanno sostenuto sforzi importanti per portare in Italia campioni di statura mondiale come Teodosic, Rodriguez e Scola ma, purtroppo, queste sono eccezioni. Non esistono più gli imprenditori benefattori, oggi è difficile trovare una sponsorizzazione che copra più del 30, 40% del budget e la mancanza di risorse porta spesso ad orientarsi su giocatori poco incisivi col risultato di essere meno competitivi”.

COSA MANCA ALLORA PER RITROVARE L’APPEAL DEL PASSATO?

Il pubblico non manca, la pallacanestro piace sempre e con i nuovi tesseramenti siamo in linea con i numeri del passato, ma questo non vuol dire che non ci siano problemi. Le strutture sono inadeguate e vecchie, la scuola non fa attività e, a livello agonistico, l’elevato numero di squadre partecipanti ai campionati di vertice non aiuta di certo. Urge una riduzione del numero delle partecipanti alla Serie A, nella quale ci vorrebbero un massimo di 14 o 16 squadre. Poi c’è la questione giocatori, con stranieri spesso non decisivi ed italiani che non hanno quella fame tipica dei loro coetanei di altre nazioni; ci sono giovani elementi di buona prospettiva che firmano contratti da 40 o 50 mila euro in Serie A2 e si accontentano, senza cercare di fare quel passo in più”.

LA RICETTA PER SUPERARE QUESTA IMPASSE?

Non ci sono bacchette magiche, ci vogliono programmazione e idee. In questo senso mi piace molto l’iniziativa lanciata in questi giorni dalla Virtus Roma, il crowdfunding può rappresentare la svolta. In altri paesi l’azionariato o la partecipazione diretta dei tifosi è una bella realtà, chissà che anche nella pallacanestro italiana non possa attecchire. Poi c’è il discorso del senso di appartenenza. Un tempo i tifosi si legavano alla squadra, i giocatori rappresentativi come Gilardi, Sbarra, Meneghin o D’Antoni, per fare qualche esempio, formavano lo zoccolo duro per 4 o 5 stagioni mentre oggi non ci sono più bandiere, solo un turnover continuo e la gente, pur tifando, non si identifica totalmente nella squadra”.

LE PIACE LA FORMULA ADOTTATA DALLA LNP, CON LA SERIE A2 A 28 FORMAZIONI E 2 SOLI STRANIERI PER SQUADRA?

“Anche in Serie A2, forse, il numero di squadre è un po’ elevato ma la formula va bene e il campionato viene seguito con attenzione; la limitazione sul numero degli stranieri ricorda quanto era in vigore negli anni ’80. Qualche tempo fa abbiamo provato ad indicare una via simile anche per la Serie A ma le società non sono disponibili, anzi. I club non vorrebbero limitazioni al numero degli stranieri e quindi è stato fondamentale trovare un punto di accordo perché non si può andare allo scontro e rischiare di perdere investitori e risorse”.

COME VIENE PERCEPITA, IN SENO ALLA FEDERAZIONE, L’ATTUALE CRISI DELLA LEGABASKET?

“Siamo molto attenti alle loro evoluzioni, vogliamo una Lega forte e propositiva. Ci conforta la decisione, presa all’unanimità, di formare una commissione composta da Virtus Bologna, Olimpia Milano e Dinamo Sassari che dovrà individuare il profilo del nuovo Presidente da presentare alla Assemblea, traspare la voglia di compattarsi e trovare presto una soluzione”.

IL BASKET E LA TELEVISIONE, UN’ALTRA NOTA DOLENTE.

“I numeri ci danno torto. Quest’anno, a parte la sfida fra Virtus Bologna e Milano, si registrano cifre molto basse. E’ giusto che tutte le squadre abbiano spazio e visibilità ma è innegabile che, soprattutto in orari serali, puntare sui big match potrebbe attirare una platea di spettatori più ampia. Per veicolare il prodotto ben vengano le web Tv e lo streaming, ma è bene chiarire che in tema di assegnazione dei diritti televisivi, la Federazione è spettatrice e non può intervenire né spingere in alcuna direzione”.

LA NAZIONALE MASCHILE, IL MONDIALE CINESE E L’OLIMPIADE GIAPPONESE.

Ai Campionati del Mondo abbiamo pagato a caro prezzo 3 minuti di totale amnesia quando pensavamo di aver ormai battuto la Spagna, poi laureatasi campione. A fine giugno (dal 23 al 28 nda) ci attende un pre-Olimpico difficile perché non esistono squadre morbide. Dovremo battere Senegal e Portorico per poi incrociare, con ogni probabilità, la Nuova Zelanda e quindi la Serbia padrona di casa. L’avvicinamento a questo appuntamento avverrà in modo particolare, a fine febbraio cominceremo a giocare il girone di qualificazione ad Euro 2021 da fuori classifica (l’Italia è già ammessa in quanto uno dei quattro paesi organizzatori nda) e disputeremo le prime due gare (a Napoli con la Russia e poi a Tallin con l’Estonia nda) senza le stelle della NBA e senza i giocatori impegnati nelle coppe europee; sarà una parentesi utile per provare i giovani da inserire nel giro azzurro. A Belgrado sarà molto dura ma proveremo a strappare il biglietto per Tokyo”.

IN QUESTO SCORCIO DI STAGIONE, A PARTE IL NOME PER CERTI VERSI SCONTATO DI ETTORE MESSINA, C’E’ UN ALLENATORE CHE L’HA PARTICOLARMENTE IMPRESSIONATA?

Molti coach hanno idee interessanti ma sono ancora acerbi. Direi sicuramente Djordjevic, fa giocare molto bene la sua squadra e con lui trovano tanto spazio anche giocatori italiani come Ricci, Baldi Rossi e il giovane Pajola. Per il resto, citerei Vitucci, Caja e Sacchetti, che si confermano sempre ottimi allenatori, e Pozzecco, al quale devo fare i complimenti perché dal punto di vista caratteriale adesso è l’opposto del giocatore che è stato. Sta maturando e lavorando seriamente, la sua squadra gioca davvero una bella pallacanestro”.