Il 29 Marzo i Boston Celtics ospiteranno al TD Garden i Pelicans: per la prima volta da un anno saranno ammessi spettatori alla gara nella misura del 12% della capienza totale, circa 2300 persone.

L’arena biancoverde sarà l’ultima a riaprire tra quelle annunciate in Marzo: il 12 toccherà agli Spurs (3200 forfeit) e il 13 a Charlotte (3000 forfeit). Diventano 16 le arene NBA aperte a una percentuale di pubblico. Si vai dai pochissimi ammessi a Memphis (solo bordocampo, un paio di centinaia) e Indianapolis (750 pari al 4% della capienza) fino alle cifre sempre esigue ma più corpose dei palazzi che ospitano il 20-25% della loro capacità come i 4000 di Orlando, i 4500 di Houston e i 3900 di Salt Lake City. Avrete notato trattarsi di Stati dell’Unione tutti a guida Rep, perché anche in presenza della malattia la destra USA non esita a sfruttare la voglia di sport a fini politici. La World Most Famous Arena, il MSG, ospita attualmente 2000 spettatori pari a meno del 10% della capienza e le due arene più futuristiche, il Golden1 Center dei Kings e il Chase Center di Golden State sono a 0. Il proprietario degli Warriors, Joe Lacob, ha fatto i bilioni lavorando nella biogenetica ed aveva approntato ad inizio stagione un piano da 30MM$$ per ammettere tifosi nella sua arena in percentuale oscillante tra 50 e 60%. Il piano è stato apprezzato ma rifiutato dalla municipalità di San Francisco (GS non è più alla Oracle Arena, che era ad Oakland, dall’altro lato del ponte) e anche dallo Stato della California. La franchigia sta facendo miracoli non solo sul campo ma anche in banca: il Chase Center era destinato a ospitare 300 eventi all’anno, ed è dotato di 136 suites speciali, di varia tipologia, che fruttano dai 3000$ in su. Il mancato introito di biglietti, affitti, cibo spazzatura e cibo da gourmet (ci sono anche ristoranti di pregio all’interno), merchandising sta incidendo per un -70% sugli introiti di Lacob. Il contraccolpo medio della pandemia sulle franchigie della NBA, stando all’ultimo studio promulgato da Adam Silver, è pari a -40%. GS subisce di più anche perché non ha un contratto per i media locali: o meglio, ne ha uno molto media-friendly. La proprietà infatti, prima perché la franchigia era estremamente radicata ad Oakland, poi, dopo il cambio di arena, per non fare arrabbiare ancora di più la comunità, ha sempre scelto di non far pagare molto i media locali per parlare degli Warriors. Lo staff di GS viene quotidianamente testato, mezzora per l’esito: questo è il ritmo che, con l’investimento sopra citato, Joe Lacob vuole dare ai propri fans a partire dal 2021/22. Per ovviare alle obiezioni poste dallo Stato (ovvero trasporti e relativa tracciabilità del pubblico una volta separato nelle rispettive abitazioni ed abitudini) la franchigia sta pensando ad obbligo di abbonamento e relativo passaporto vaccinale, con obbligo di arrivare al parcheggio del Chase Center un paio di ore prima, in modo da farsi test rapidi e poi entrare. Uno spiegamento di forze, del tutto privato, davvero ingente. Sottolineo: privato.