La storia WHAT IF è una disciplina nobile, istituzionalmente nobilitata, per prima, ad Oxford; ecco i più urgenti WHAT IF della storia NBA.

SE: LEN BIAS non fosse morto. Ogni volta che vengo in contatto con qualche esperto USA non manco mai di chiedere: Era davvero COSI’ forte? In genere confermano. Ci sono pochi spezzoni video di Bias a Maryland U. a illuminare, in parte, la sua nomea di next Michael Jordan, a 2 anni dall’entrata di MJ nella NBA. Il suo antagonista, quindi, più che erede. Come Jordan, ma 10 cm più alto e notevolmente più potente. Di certo, purtroppo, non aveva la stessa ferrea volontà del 23, la stessa dedizione assoluta, la concentrazione parossistica. Ma, dato l’ambiente in cui era entrato, i Celtics di Bird e di Auerbach ancora in vita, avrebbe potuto imparare. Pur di giocare subito con lui, Larry Bird aveva deciso di partecipare alle sessioni di allenamento prestagionale anticipate che si tengono per i rookies. Len Bias non morì di overdose, ma per complicazioni cardiache legate all’assunzione di cocaina. Poca, e assunta per la seconda volta in vita sua. La sua morte ha privato di tante cose il basket, ed ha avuto risvolti tragici sul piano sociale, perché il bulletto Ronald Reagan usò cinicamente la morte di Bias per inasprire la cosiddetta “lotta alla droga” che era, in realtà, come tutti dovremmo sapere adesso, una nuova forma di segregazione razziale.

SE: DERRICK ROSE non si fosse massacrato qualsiasi legamento. Quando morì Bias avevo 16 anni, quando Derrick Rose si fece male la prima volta ero già nei miei 40 e ricordo molte cose in più. Per esempio che Rose cambiò tutto in casa: materasso, doghe del letto, sedie, tappeti, parquet dei pavimenti. Per eliminare qualsiasi ipotetico elemento capace di creare stress o fastidi. Come presentisse che non era finita lì. Infatti. La carriera prosegue, una buona carriera, ma nulla, rispetto a quel che poteva essere. Stava in aria come MJ e aveva la stessa irriverenza di Lillard verso il potere costituito. Il suo arrivo fu dirompente come quello di Iverson, ma con un carattere che avrebbe avuto la capacità di essere costante e tranquillo. Negli anni in cui nasceva la stella di Steph, che avrebbe cambiato il basket creando il Gioco odierno, Rose era l’anti-Steph, il piccolo che rifiutava le triple e adorava distruggerti nel pitturato. Ecco cosa abbiamo perso con la carriera dimezzata di D-Rose.

SE: PORTLAND non fosse stata per 38 anni (1974-2012) l’anti-Draft. I Blazers hanno sempre avuto una storia sfortunata al Draft. Non tanto perché non sapessero scegliere, ma perché le loro scelte migliori si sono sempre sfracellate la carriera causa infortuni. Tutti pensano al fatto che nel 1984 chiamarono Sam Bowie e non Jordan. Sappiate: era giusto così, per l’epoca. Forse sono stati conservativi, ma prendere un 213 cm dai fondamentali raffinati, i piedi veloci, la mano dolce: era assoluta ovvietà. Bowie era un gran giocatore, annullato dagli infortuni. Come accadde a Bill Walton: Prima Scelta Assoluta 1974. Almeno, prima e dopo un terribile infortunio, potè regalare l’unico Anello ai Blazers (1976) e uno ai Celtics (1986, anno della morte di Bias…per dire cosa poteva diventare quella squadra), ed essere il miglior centro passatore della storia NBA prima dell’avvento di Jokic. Nel 2006, non direttamente ma con scambi in sede di Draft, i Blazers ebbero Brandon Roy: il tiro di Steph e la stazza che oggi viene cercata per far cambiare le guardie anche sui centri. Nei pochi anni di carriera Roy ebbe modo di far vedere che campione fosse. Infine Greg Oden: centro potenzialmente dominante, piedi veloci e stoppata garantita, appiedato senza mai giocare, in pratica. Poveri Blazers..

SE: MJ / BASEBALL / JERRY KRAUSE, anche in questo caso una serie di fattori. Se il GM dei Bulls si fosse comportato diversamente, se Jordan fosse stato capace di avere la parola “perdono” nel vocabolario, se la pressione mediatica nei 90’s fosse stata umanamente sopportabile (chi si lamenta dei tempi correnti non ha capito nulla: la stampa attuale è mozzarella rispetto quella anni ‘80/90). Se i rapporti nel locker dei Bulls fossero stati migliori, se il baseball non fosse stato lo sport preferito del papà di MJ, se se se. Quelle due stagioni lontane dal basket, e in seguito il dissolvimento in molti modi forzato da Krause, hanno privato Chicago di quanti altri Anelli… uno o tre?

SE: CP3 / LAKERS fosse stata lasciata accadere. Una trade già conclusa venne impedita da un intervento della NBA, per non minare l’equità competitiva dei futuri 10-15 anni. Era l’alba della stagione 2011/12 e David Stern non era solo Commissioner NBA ma anche interim president dei New Orleans Hornets in cui giocava CP3. La NBA, Stern, avevano assunto il comando degli Hornets per l’improvviso default del proprietario e in attesa di vendere ad altri la franchigia. Stern ha tirato in ballo la sua carica di presidente di Nola per spiegare il NO alla trade, con passaggio di Paul ai Clippers che offrivano una contropartita migliore per il bene della franchigia in vendita. Tecnicamente è la verità, e ci fu anche un eccessivo nervosismo nei comportamenti del GM Lakers, Kupchak. Ma la realtà è che si colse l’occasione per espandere la base competitiva, invece che restringerla consegnando ai Lakers i dieci anni successivi.