Giocano solo nei Playoffs…è solo fisico…è solo spettacolo…Delibasic mangia vivo Anthony Davis…non difendono…

Non siamo mai stati teneri con chi propugnava simili luoghi comuni, ma ci chiediamo come potrebbe qualcuno continuare a propalarli dopo aver osservato questo inizio di stagione. Durissimo.

Pieno di sorprese, di squadre che giocano con intensità assoluta e ad altissimo livello ogni gara. Questa notte 9 partite con 2 sorprese, 2 quasi e altre 3 molto tirate. In relativa tranquillità due W casalinghe: Detroit su Cleveland (Bimbone 23+16 con 3 stoppate, Blake 21-12-5, e il nostro amatissimo Mirtillo, Ish Smith a +22 di pus/minus in 16′ di tavole) e Indiana su Utah (stordente efficacia di Sabonis Minore con 19-9-9 da soli 9 tiri dal campo e primo brillare per Aaron, l’Holiday Minore a 19-7-1 senza palle perse). Utah è in viaggio ad Est, per ora ha trovato fortuna solo affrontando i Celtics, che sono in piena crisi e da loro proviene, in un certo senso almeno, la prima sorpresa: Boston e la difesa (quanto mai debole in Kyrie Irving) biancoverde hanno sbattuto contro Kemba Walker. Derubato della W nella notte dei suoi 60 pti da una fischiata ingoiata su fallo di Butler, stanotte ne ha infilati 43, tirando attorno al 55% sia da 2 che da 3; Kyrie ha sparato a salve da 3, e si conferma la curiosa nemesi dei Celtics: quando Marcus Smart tira bene da 3 (4/6 stanotte) di solito Boston perde. Altra sorpresa la sconfitta esterna di OKC a Sacramento. Curiosamente (…) tornava Westbrook (29-13-7 ma 5 perse), e la serie di W consecutive dei Thunder si è interrotta nella capitale della California. A dominare la gara lo sforzo collettivo degli uomini di Joerger, cementato dalla costanza di Hield (25 col 50% da 3, 3 triple nel quarto periodo) e di Shumpert (bentornato! 23 col 50% dal campo e 4 recuperi) e dalla prima grande gara del rookie (2 scelta 2018) Bagley (15+15 e 3 stoppate). Sforzo collettivo: ognuno degli altri ha fatto boiate ma anche portato mattoni decisivi. Esempi: Fox 1/10 al tiro ma 13 ass, Frank Mason the Thrd solo 13 mins in campo ma due panieri fondamentali nel momento più duro (la rimonta di OKC tra fine terzo e inizio quarto), WCS 4/14 e solo 9 pti ma anche 14 rebs e 5 ass, Bogdanovic qualche sparo a salve da 3 ma ha infilato quello decisivo. Dall’altra parte, singolare inventiva di coach Donovan che retrocede, col rientro di Westbrook, sul pino Schroeder e tiene in quintetto il rookie Diallo: risultato è Dennis furibondo che gioca da 3/17 al tiro e 4 perse. Tra fine terzo e inizio quarto, come detto, OKC ha rimontato e sorpassato: con RW seduto. Appena tornato in campo, solita smazzata di adrenalina egotica, litigata con WCS, poi con Hield, poi con Fox, e, nonostante qualche tripla messa dentro dalla NON-pg, i Thunder lentamente tornano sotto per restarc. La prima delle  3 gare combattute è stata ovviamente ad Est: i Suns erano scappati via, e i Sixers hanno dovuto sudare per riprenderli, esibendo un quartetto da paura (Redick 17, Simmons 19-11-9 , Embiid 33+17, Butler 16) ma trovando il Fattore X in Mike Muscala, che 19 pti li avrà forse segnati qualche altra volta, ma di certo non era mai stato 11 volte in lunetta. Quando si parla di squadra giovane/inesperta ecco i Suns: mandare MM in lunetta in doppia cifra…ma dai! Fuso orario da seguire e si arriva a Milwaukee, con scontro davvero di vertice tra Bucks (secondi ad Est) e Nuggets (sesti ad Ovest). La spuntano i Cerbiatti, più grazie a Bledsoe che allo Pterodattilo Greco, zittito nel finale dalla sua pecca peggiore (mancanza di tiro da 3, 0/6 di cui 0/2 nel quarto periodo) ma capace in ogni caso di 29-12-6. Denver la butta un po’ via: nel finale e in generale nel secondo half per segnare deve accendere ceri, sprecando un promettente +17 nella seconda metà del secondo periodo. Avvertenza: se Bledsoe (23-5-5 con 3 rec, solo 10 spari e 3/3 da 3 nel quarto periodo) si mette a giocare bene anche le gare di cartello, MIL diventa un cliente possibile anche per la Finale di Conference. Si approda a Nola, dove, ospiti gli Spurs, si è assistito ad un vero shootout. Shootout insieme a Spurs: storicamente brutte notizie per i tifosi di Alamo. Infatti i Pelicans vincono 140-126. Dalla parte di SA hanno giocato alcuni fattori sia positivi che negativi ma mai presentatisi prima e probabilmente destinati a non ripetersi mai più: per esempio Dante Cunnigham egregio difensore trova 7/7 dal campo, comprensivo di 5/5 da 3 per 19-7-3; oppure gli Spurs non trovano stoppate: nessuno, nemmeno una stoppata messa a referto tutta la gara. Senza Payton ancora infortunato, i 6 Pels sono ridotti a 5 e hanno bisogno che ogni volta qualcuno si faccia avanti per compensare l’assente: stanotte è stato Frank Jackson, 12 pti per +12 di +/-. Sontuosa prova di Julius Randle in tripla-doppia (21-14-10 e nessuna persa), solito Anthony Davis da 29+9 e dominio fisico su LaMarcus Aldridge (7+10, 2/11 dal campo). Spurs in vantaggio fino a fine secondo quarto, quando da 57-50 hanno subìto parziale di 3-14 per ritrovarsi 60-64 prima che una tripla del Beli (non bene: 11 con 3/8) illudesse di poter resistere. Le due quasi sorprese sono venute da Atlanta e Memphis. Gli Hawks hanno condotto fino a 6 mins dal termine sui Clippers. Purtroppo nel quarto periodo Atlanta ha avuto 8 possessi in fila senza segnare (nel frangente Trae Young 0/4, due perse) ed è stata punita dalla panchina di LAC: a iniziare la rimonta hanno provveduto Teodosic (0, ma tanto saper far girare quel benedetto pallone) in connessione serba con Marjanovic (12 pri in 10 minuti), poi Harrell (splendido: 25-11-1 più 5 rec, 2 stoppate e record personale di lunette prese e centrate a 15/18) e la gara dell’ex di Mike Scott (18+7, 6/12 da 3 di cui 4 in fila nel quarto periodo) hanno completato; gara di parecchi ex: anche SweetLou Williams (negli Hawks tra 2012-14 e HS in un sobborgo di Atlanta, 16-7-11) e Doc RIvers, indimenticata pg degli Hawks di Nique Wilkins. Importante Doc: tornava Avery Bradley, ma il coach non ha tolto dal quintetto il rookie Gilgeous-Alexander, partendo con due pg e mezzo. SGA era poi in campo anche nel vincente finale insieme a Williams, con Beverley e Bradley seduti. Anche i Grizzlies hanno avuto lunghi periodi di svantaggio, prima di venire a capo nei 6 minuti finali dei Dallas Mavs. A MEM ha brillato in particolare Conley (28-5-7), per DAL , pur tra mille difficoltà (per esempio 6/10 al tiro) l’unico del quintetto ad avere plus/minus positivo è stato Luka Doncic (15-10-3 con 1 stoppata), quello più abituato ai ritmi da Eurolega cui amano giocare i Grizzlies.