Quattro le gare della notte NBA, focus particolare su Celtics e Lakers.

Nota preliminare: la media punti segnati delle squadre NBA è superiore di 5 pti allo scorso anno, la media punti subiti è superiore di 7. Colpa o merito di una delle regole nuove: la freedom of movement, che sanziona molto più severamente i le spintine, lo hand-checking, i fuggevoli abbracci, generando o maggior agio per gli attacchi o una messe di tiri liberi (ad es ben 67 nella gara di due notti fa tra Pelicans e Clippers): a questo si aggiungano i 14 secs (non più 24) dopo il rimbalzo offensivo, altra novità che genera più possessi e quindi più punti (non è il campionato italiano, dove la regola crea solo più caos e tiri più orrendi).

Cominciamo ora coi dolori del giovane Brad (Stevens). Il coach dei Celtics è nel momento più duro della propria carriera NBA. I Celtics sono senza discussioni la seconda forza della Associazione, ma stanno faticando a ri-trovare la splendida fluidità di gioco dello scorso anno. Kyrie ed Hayward sono tornati, ma a ranghi completi non sempre le cose vanno meglio: infatti il ritorno di Hayward è complicato dal non essere (ancora? per sempre?) il giocatore che era prima del terribile infortunio, e Kyrie, dopo aver vagheggiato di trasferirsi a NY, è tornato dall’estate senza mira e senza difesa. Aggiungete che lo spazio di cui Hayward ha bisogno e lo spazio naturale di Irving tolgono minuti a Rozier-Smart-Brown, che già gli infortuni si son fatti vivi (Baynes ha mancato la seconda in fila), che Horford ormai è conosciuto per non essere più un centro ma una sorta di replica di Draymond Green, e che nel pitturato dei Celtics finora han pasteggiato tutti a parte i Sixers. Rimbalzi difensivi e difesa sono problemi evidenti, ma il vero punto debole di Boston finora è l’attacco. Il gioco fluido “o tripla o schiacciata” di Brad Stevens non si è quasi mai visto, anzi in 5 gare si son visti tante iso+mid-range jumper+”4 fermi e uno che palleggia per 20 secs” quanti se ne eran visti nei due anni precedenti messi insieme. Il fatto che Hayward fatichi fisicamente e che al momento Kyrie sia un corpo estraneo è incontestabile; Irving difende talmente poco che (visti almeno 4 episodi anche stanotte) i suoi stessi compagni, nei momenti iniziali delle gare (ovvero quando ancora c’è tempo per recuperare), si rifiutano di andare a chiudere sugli uomini che Kyrie non tiene nemmeno per un palleggio: la tipica rappresaglia passivo/aggressiva che tutti i giocatori adottano nei confronti di un compagno palesemente svogliato in difesa, dalle minors islandesi alla NBA. Stanotte Boston è riuscita miracolosamente a tornare da OKC con una W (101-95) perchè, Irving a parte, la difesa è sempre l migliore della NBA, pur trovandosi sotto di 16 anche nel terzo quarto: 0/11 e poi 2/14 da 3 prima del rush che ha riaperto la gara (8/11 nelle triple e una serie di 13 possessi offensivi su 15 conclusi con punti sul tabellone). Contemporanemente OKC, esattamente come successo contro i Golden State Warriors, aveva un momento di calo difensivo: questo è sempre fatale ai Thunder, perchè non hanno un vero gioco offensivo, non uno che sia almeno degno della NBA. Pur continuando a raggranellare punti qua e là, alla fine hanno dovuto alzare le braccia e arrendersi perchè Billy Donovan non è capace nè di agevolare nè di disciplinare il talento di Westbrook (13-15-8 ma 5 perse e 5/20 al tiro con 0/5 da 3) e George (22+8 ma 7/22 dal campo con 2/10 da 3). Qualche esempio della progressione della gara: Celtics – 15 sul 49-64 a metà terzo quarto; poi 58-67, 70-64, 72 pari su contropiede da recupero di Rozier, di nuovo a -9 a 4:15 dalla fine su due bombe incassate da Kyrie che non marcava Abrines (85-94), e da lì OKC zittita fino al 99-94 quasi finale. Oltre all’aiuto generosamente concesso dagli stessi Thunder, fondamentali per i Celtics Tatum (24+6, efficace tutta la gara) e soprattutto Marcus Morris: primo tempo nullo, secondo da 21+10 con 4/5 da 3 e molto merito nel caricare di falli George e Westbrook. Il continuo dentro-fuori di Gemello Marcus ha mandato in pezzi gli equilibri difensivi dei Thunder, mentre Stevens dosava le apparizioni di Irving facendo in modo di trovare soprattutto i meriti offensivi e nascondere le magagne difensive. E’ significativo che i due cambi di Kyrie abbiano un plus/minus di +16 (13 Smart, 3 Rozier) e il titolare di + 3. W Boston dunque, ma entrambe le squadre rimandate, anche se le 0 vittorie e 4 sconfitte di OKC potrebbero (finalmente) segnare la cacciata di coach Donovan.

Quanto faticosa è stata la gara tra OKC e BOS, altrettanto leggera e godibile quella tra Denver in visita ai Lakers. Ovviamente la leggerezza può anche essere un difetto, arrivando nei PO, ma per il momento lasciateci dire che sia LAK che NUG giocano un ottimo basket, e che stanotte ha vinto la squadra (i Lakers) che ha saputo snaturare il punto di forza dell’avversario: Denver si presentava con meno di 100 pti subiti per gara (netta controtendenza rispetto all’andamento della NBA) e ne ha presi 121. Inutile per i Nuggets guidare per la maggior parte del tempo, anche + 8 a metà del quarto periodo: la reazione di LA è stata irresistibile e, cosa più importante, di certo supportata corposamente da LBJ, ma non suo merito esclusivo: Lonzo (12-6-8 con 5 rec), Kuzma (22+3 con 2 stoppate), Javalone (21-7-2 con 1 rec e 1 stoppata) e Hart (12-5-1 con 2 rec) hanno ben assistito, con giocate di anche di gran personalità (uno step-back per tripla di Lonzo  all’interno degli ultimi 2 mins per esempio). Inoltre, infilando due triple nel momento in cui Denver pareva sul punto di diventare irraggiungibile, anche Lance il Pazzo (12-4-4, 2/3 da 3) ha dato il suo primo vero mattone stagionale. LeBron ha avuto compagni migliori (Wade e Bosh; Love e Irving), ma a LA ha forse accanto a sè la quota totale di talento più alta della carriera: a ranghi completi (anche stanotte Ingram e Rondo squalificati) il nono uomo per minutaggio è Caldwell-Pope, il che evidenzia talento molto diffuso e roster profondissimo. Se James non si lascia prendere dalle proprie smanie di protagonismo, che sfociano periodicamente in crisi dello spogliatoio e di risultati, i Lakers non saranno simpatici da affrontare nei PO. Per i Nuggets 20-10-1 di Jamal Murray, ma 10 rebs e 1 assists sono più o meno l’opposto di quel che chiedete alla vostra pg: inoltre una persa determinante nel finale uscendo dalla parte sbagliata del blocco di Jokic sul p’n’roll, proprio in bocca al recupero di Lonzo; a proposito di pg, attenti che a Denver sta esplodendo il loro secondo scelto nel 2017: Monte Morris (20-3-7 con 2/2 da 3)

Le altre due della notte. Visita vincente (128-114) di Portland ad Orlando, con Lillard a 41 con 23 tiri, la prima bella prova stagionale di Zach Collins (Next Sceicco Bianco in pectore: 17-6-2 con 2 rec e 1 stoppata, 7/7 dal campo comprese due triple); per i Magic solito Vucevic: quando c’è da perdere la sua doppia-doppia non manca mai (24-11-3). L’altra squadra ancora a zero W sono i Cavs, che han perso a Detroit ancora, invece, imbattuta: dopo i 50 vs i Sixers, Blake ha quasi dimezzato ma lo perdoniamo (26-10-3 col 70% dal campo), ne aggiunge 26 Bimbone (e 24 rebs), e la panchina dei Pistons contribuisce tirando il 60% dal campo (4/4 di Kennard); i Cavs sono in pieno smarrimento post-abbandono lebronesco: mancando stanotte Kevin Love hanno lasciato 18 rimbalzi in più a Detroit, il che ha vanificato anche qualche buona prova come i 21 di Korver o i 18 di Clarkson.