Otto gare di un classico turno domenicale NBA, si gioca ad orari più comodi per noi tra conferme e qualche sorpresa.

WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA. CLEVELAND CAVALIERS 112 – PHILADELPHIA 76ERS 108

La prima conferma ce la danno i campioni, messi alla prova da dei Sixers sempre meno tendenti all’autodistruzione. Gara dal buon ritmo, i padroni di casa sorprendono LBJ e compagnia nel primo quarto, servirà dunque il miglior Kyrie Irving ed un illuminante LeBron per tenersi in carreggiata. I Cavs non hanno praticamente nessun apporto dalla panchina priva di Shumpert, e nemmeno un buon lavoro del supporting cast (vedere lo 0/10 di JR Smith). Dall’altra parte Philadelphia approfitta del ritmo alto, girando abbastanza bene il pallone e facendosi trascinare da Embiid. La speranza dei Sixers, e la nostra, prosegue il suo programma di recupero/consolidamento e viene impiegato per soli 25 minuti, che però gli bastano per segnare 22 punti (tirando ¾ da 3) tirare giù 9 limoni e stoppare 3 conclusioni. Sicuramente non succederà presto, ma quando potrà avere un minutaggio da vero titolare NBA ci sarà da mettersi il casco. Continua ad avere il 46% nelle triple e muove i piedi sia in attacco che in difesa meglio di tante guardie, ma sarebbe alto 213 cm. Tornando alla gara, i Cavs raddrizzano la situazione e portano a casa la vittoria nel quarto periodo, in cui la difesa sale di intensità, LeBron fa da metronomo in attacco, Irving e Love segnano tutto quello che devono segnare. Al momento non si può chiedere ai 76ers di rispondere adeguatamente a tali prestazioni, ma magari con un Simmons e un po’ di maturità in più chissà cosa può riservare il futuro? Con l’ennesima raccomandazione a fidarci del processo guardiamo un po’ di numeri.Tra i vincitori terza tripla doppia stagionale per LeBron (26-10-13), 39 splendidi di Kyrie e 25-11 di Kevin Love, che in questa stagione sta finalmente mostrando un’intensità paragonabile a quella del suo periodo da lupo, e quindi anche giocando un volume di palloni adatto alle sue grandi doti realizzative; tra i perdenti oltre al già menzionato Embiid vanno in doppia cifra altri 6: Okafor(14), Chacho(12), Henderson(13), Saric (10), Stauskas (11).

TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX. DENVER NUGGETS 120 – PHOENIX SUNS 114

Denver la spunta in Arizona senza Gallinari, andando in vantaggio di 20 già all’intervallo. I Suns sono inconsistenti in difesa e privi di idee in difesa. Per dare un’idea segnaliamo un dato, il primo tempo di Phoenix frutta 46 punti, con 4 assist e 8 palle perse in totale. Tra terzo e quarto periodo i Nuggets convinti di aver già vinto si addormentano e lasciano spazio ad una rimonta dei padroni di casa, che rimane soltanto accennata e puramente numerica, ma arriva per la scelta di Watson di schierare Len e Chandler insieme, con cui perde sicuramente di aria il gioco in attacco, ma almeno il ferro viene protetto decentemente in difesa. Ventelli per Wilson Chandler e Jameer Nelson, col secondo che viene ringiovanito e rinvigorito dalla sempre orrenda difesa dei Suns; tra gli sconfitti 35 di Bledsoe e 30 di Booker, che come al solito provano la cura del “tiro tutto quello che posso” per provare a sopperire ad ogni male della loro squadra.

BARCLAYS CENTER, BROOKLYN NY. SACRAMENTO KINGS 122 – BROOKLYN NETES 105

A Sacramento serviva una vittoria, e Boogie stanotte ha deciso di andarsela a prendere. 37 punti ed 11 rimbalzi di Cousins, che prendendo palla in mezzo alla “difesa” di Brooklyn appare semplicemente onnipotente. È lui ad aprire e chiudere ogni parziale dei suoi, gemellone Brook non riesce mai a tenerlo, e a Brooklyn quest’anno basta un solo fuori classe per guadagnare la W. Migliore tra i Nets sempre il nostro pupillo Kilpatrick che chiude con 22 punti e 8/13 dal campo… Se l’anno scorso vedevamo Thad “trade me” Young questa stagione il nostro appello sarà Sean “please trade him” Kilpatrick.

AMWAY CENTER, ORLANDO. MILWAUKEE BUCKS 104 – ORLANDO MAGIC 96

I Magic continuano a fare troppa fatica ad ingranare, e perdono una partita che, sebbene di inizio stagione, era importante contro i Bucks. Milwaukee flirta ora con un record da 50%, che considerata l’assenza del loro miglior realizzatore Middleton potrebbe anche essere un affare. L’attacco di Orlando continua ad essere il vero problema, consiste troppo spesso del solo Evan Fournier (anche stanotte, il francese chiude a 27) e non arriva quasi mai a produrre 100 punti, che è una quota molto simile a quella europea dei 75/80 senza la quale le partite vere non puoi sperare di vincerle. Milwaukee vince sfruttando il grande grosso pterodattilo greco, che non ha bisogno di sfoggiare la migliore prestazione (18-9-4), ma fondamentale nel dare ritmo alla squadra insieme ai 20 punti di Henson, con Monroe ancora a mezzo servizio. Dall’altra parte oltre al quasi 30 di Fournier ci sono da segnalare i 19 di Ibaka ed i 17-16 di Vucevic, che nella notte parte dalla panchina, non impiegato invece Hezonja, pare per una scelta dell’allenatore.

BANKERS LIFE FIELDHOUSE, INDIANAPOLIS. LOS ANGELES CLIPPERS 70 – INDIANA PACERS 91

A proposito di quota punti per raggiungere la vittoria, è chiaro che con 70 punti in NBA non batti nessuno, ma andiamo ad analizzare perché l’attacco dei Clippertoniani ha prodotto così poco. I migliori dei Pacers sono stati senza dubbio Myles Turner e Thad Young, che hanno fatto un lavoro incredibile nel contenere Blake e DeAndre, continuamente imbeccati da CP3 e costantemente appiccicati ad un muro, eretto proprio dai due sovracitati. Dal pick&roll centrale arrivano troppe poche risposte e Paul prova quindi ad aprire il campo, ma lui e Redick tirano complessivamente 11 triple segnandone una sola. È naturale che se i due big men fanno 24 in combinata con  18 tiri, e i due tiratori migliori non la mettono dentro, le armi dei paperopolesi sono pressoché finite. Nemmeno i Pacers tirano benissimo, ma come già detto la W arriva dalla difesa, ed orfani di Paul George sono Turner (17-12) e Robinson III (17) a condurre l’attacco.

AMERICAN AIRLINES CENTER, DALLAS. NEW ORLEANS PELICANS 81 – DALLAS MAVERICKS 91

Altra gara a punteggio basso, altra performance mostruosa ed infruttuosa di The Brow e altra sconfitta per NOLA. La differenza sostanziale la fanno le second unit di Dallas. Galloway e Hield sono gli unici a realizzare uscendo dal pino di New Orleans, il primo spara col 30%, il secondo potrebbe accusare la maledizione dei grandi realizzatori NCAA. Dall’altra parte sono Curry ed Anderson, con pochissimo (24 punti in combinata) a gonfiare i parziali dei Mavs e far fare quello scatto in più che serve per spuntarla, supportando i 44 totali di Barnes e Wes figlio di Wes. Tra i Pelicans dunque il nulla a parte Jrue e Davis, l’ex Phila segna 17 punti e serve 6 assist, praticamente tutti al monociglio, che invece chiude con 36 punti e 13 rimbalzi.

MODA CENTER, PORTLAND. HOUSTON ROCKETS 130 – PORTLAND TRAIL BLAZERS 114

Scontro tra due dei backcourt più prolifici e due delle difese meno attente. Sarebbe banale ridurre il tutto a una gara a chi tira meglio, ma la definizione non si allontana di troppo. Nessuna delle due difese è in grado, in questo momento della stagione, di contenere mostri del calibro di Lillard e Harden. Lo scambio di giocate a 200 km/h si lascia anche guardare, fino a quando un minimo accenno di difesa, unito a percentuali irreali dei Rockets fanno la differenza e gli ospiti fuggono definitivamente, anche se il vantaggio non era mai sceso a meno di 4 punti fino a 10 minuti dalla fine. 38 punti e 10 assist di un geniale Harden e 26 con con 6 triple di Gordon per i Rockets; 27 di Lillard e 28 di CJ per i Blazers.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. ATLANTA HAWKS 94 – LOS ANGELES LAKERS 109

La rotazione totale ed il gioco veloce e fatto di letture di Luke Walton colpiscono ancora. Atlanta parte forte, salvo poi riprendere un enorme parziale nel secondo quarto, coi Lakers che mostrano di avere il doppio dell’energia, e che come al solito non calano quasi mai di intensità. Senza Randle la fisicità di Dwight fa male ai gialloviola, ma Millsap invece tira malissimo e non approfitta del potenziale vantaggio. Bazemore e Howard migliori realizzatori con rispettivamente 21 e 19 tra gli sconfitti; 17 col 50% e sorprendentemente senza nessuna palla persa di Swaggy P, 21 di Williams e 18 di Clarkson che non si tirano mai indietro se c’è da sparare per aria tra i vincitori.