La bella silhouette di Jerry West del logo NBA è insidiata da un mostro.

Un Frankenstein composto da più parti che rovinerà sia la competitività che la godibilità delle gare nel prossimo futuro. Non subito, perché il regime-Covid impone restrizioni e prudenza nella gestione, ma si dovrà cambiare passo e registro.

STOP THE FLOP. Se non è possibile fermarli sul campo, siano gestiti post-partita. L’ultimo patetico flop di James vs Memphis è indice di come la cosa stia degenerando, e i peggiori floppatori siano proprio quelli più talentuosi, già più tutelati del resto dei giocatori. Si applichino punizioni in denaro, anche alle franchigie, gare di sospensione e altri dissuasori: togliendo palline dalla Draft Lottery, o misure più estreme. Per esempio ad ogni eclatante flop come l’ultimo di LBJ vengono tolti 10000 $ allo stipendio di ogni compagno. Qualsiasi mezzo, pur di fermare queste schifezze.

STOP THE REST. Le carriere dei giocatori sono sempre più influenzate da infortuni: fatto. Altro fatto, però, è che gli infortuni, il recupero da essi e la gestione del ritorno in campo, anche a mesi di distanza, sono usati per dare riposini qua e là ai giocatori. Questo incide sulle classifiche: tenere a riposo 2 Stelle su 3 da parte di una squadra vs una cenerentola porta spesso a sconfitte-sorpresa, usarle tutte la notte dopo vs una rivale storica è palesemente contrario al fair playing. Quindi: se ti metti a riposo salti minimo 3 gare. In questo senso sarà utile l’allargamento dei roster a 18.

STOP THE GAP. Per via dei riposini, delle scelte che tendono a dare per perse gare che iniziano male, della leggerezza con cui le franchigie affrontano a volte i back-to-back o le ultime gare di un road trip, sono in grande aumento le partite decise per 20+ punti di gap. Sanzionare questo tipo di atteggiamento diventa necessario. Ogni -21 significa partire da -2 nella gara seguente, e in modo cumulativo. Cioè, dopo il nuovo eventuale -21, la gara dopo inizi da -4 e così via.

STOP THE BIAS. Le Stelle sono sempre state trattate con deferenza, ma anche in questo caso si è passato il limite, e si dovranno fare passi indietro. La differenza con cui vengono trattati LBJ, Harden ed altri è molto maggiore della differenza tra il loro gioco e quello, ad es., di Jaylen Brown o Devin Booker. Privilegiare le grandi Star, nel Covid-momentum, è parte della strategia del marketing di sopravvivenza, ma per il futuro è necessario riequilibrare le cose per una maggiore credibilità. Andrà a vantaggio anche dei campioni stessi.

STOP THE RANGE. Il Gioco odierno è molto meno fisico ma molto più tecnico e denso di fondamentali rispetto a quello di 20 anni fa. Purtroppo l’uso estensivo del tiro da 3 sta facendo somigliare le gare ad un poligono di tiro (range, appunto). Non si vuole punire il gioco moderno, ma permettere che i suoi miglioramenti diventino merito e non pericolo. Il rimedio è semplice: arretrare la linea delle triple ad una misura come 24,80 ovvero 7,55. I veri specialisti non ne risentiranno, quelli episodici o raffazzonati spariranno.

STOP THE FORMAT. La stagione NBA classica da 82 gare è troppo diluita: occorre ridurla per aumentare il significato delle singole gare. Forse 70, o anche qualcosa meno, è il numero giusto. Al di là del livello tecnico anno per anno, la vera grande qualità distintiva dell’Eurolega è che ogni gara è importantissima in una stagione di 34 gare per 18 squadre di élite. Far somigliare un po’ di più la stagione NBA a quella di EL dovrebbe essere uno scopo primario. Andrà esaminato insieme alle espansioni e all’idea di prescindere dalla Conference per l’accesso ai PO.

Molti di questi punti necessitano di una situazione Covid-free, ma restano necessari: potrete leggerne singolarmente nei prossimi giorni qui su Baskettiamo.com, in un’indagine più estesa ed analitica.