Il caso Wiseman sarà uno degli ultimi colpi di coda per la NCAA.

La vicenda del possibile/probabile futuro N.1 al Draft 2020 arriva dopo le indagini federali che hanno scoperchiato l’ipocrisia del sistema di reclutamento dei migliori liceali; arriva dopo il colpo quasi mortale, se confermato dalla corte cui la NCAA ha fatto ricorso, che lo Stato della California, ammettendo per le Università la possibilità di pagare i giocatori, ha inferto al sistema collegiale. Secondo il NY Times (2/10/19) “potrebbe forzare il rimodellamento di tutto il sistema sportivo NCAA, che, a fronte del fatto di aver creato un business di miliardi di dollari, continua a mantenere il principio del dilettantismo degli atleti”. Infine la NBA stessa si sta muovendo per iniziare a gestire in proprio la costruzione di giovani leve: una rete di “università convenzionate”, una rete di banche convenzionate atte ad elargire borse di studio, un sistema di inserimento nella lega pro fatto di progressi atletici + progressi scolastici + assaggio di professionismo tramite la porta della G-League e il sistema dei two-way contracts.

A tutto questo la NCAA risponde come ci si aspetta da un ormai quasi inutile dinosauro: alzando la soglia dell’ipocrisia e del privilegio e, come spesso accade, sfiorando pericolosamente la sfera della questione razziale. La NCAA è un sistema che ammette l’eccellenza solo quando completamente irregimentata, e l’ultimo ad andare a sbatterci contro è stato Penny Hardaway, ex Stella NBA recentemente diventato coach di Memphis University, la sua alma mater; e di D-Rose, per esempio. Penny non ha allenato un minuto oltre il livello high-school, ma, forte del fatto che la sua carriera NBA luccica davanti agli occhi dei migliori prospetti liceali e li invoglia ad abbracciare la sua causa, ha potuto reclutare tre delle prossime 10 prime scelte del Draft 2020. Ha portato a Memphis U. il più forte di tutti: James Wiseman appunto (centro di 211 x 109 dalla mobilità poetica), poi Precious Achiuwa (nigeriano del Bronx, ala di 206 x 102) e DJ Jeffries (Memphis homey, sf di grande potenza). A peggiorare le cose, per aderire al progetto-Penny tutti questi giocatori hanno ritirato dei precedenti “quasi sì” verso università molto più “upper class” (e molto più bianche) come Kentucky (Wiseman e Jeffries) e Kansas (Achiuwa). Memphis è università black, il cui programma di basket è finito in mano a un ex-giocatore senza significativa esperienza di coaching, capace strappare talenti ad altri atenei solo in ragione del prestigio derivante dalla carriera NBA e dalla black-itude. Roba intollerabile per la NCAA, che non impara dai propri sbagli e non si è mai vergognata della propria ipocrisia, ed infatti si è appellata alla inidoneità a giocare quest’anno del migliore dei tre. Inidoneità derivante da 11500 dollari che Hardaway ha donato, notare: PRIMA di diventare uno stipendiato di Memphis, alla famiglia del ragazzo per traslocare vicino all’ateneo in vista del commitment ai Tigers. La decisione è stata impugnata da Memphis ed infatti Wiseman ha giocato 3 gare (media 20 + 10 con 3 stoppate). Ora però i tribuni NCAA hanno emesso il verdetto: 12 gare di “squalifica” (lo rivedremo dopo Gennaio) e condanna a versare la cifra incriminata in beneficenza. Un capolavoro di ipocrisia, l’ennesimo. La NCAA infatti sente il terreno sempre meno sicuro sotto i piedi, ed ha emesso una sentenza di palese debolezza: non la squalifica di un anno come ai bei tempi in cui la sua potenza era assoluta, ma un vagito che simula la antica sovranità e non fa troppo arrabbiare Memphis, Penny e Wiseman. Che è un giocatore splendido e fa vendere un sacco di magliette e biglietti. Non vale per ogni sport, perché l’organizzazione collegiale è vitale per discipline come l’atletica, il nuoto e tutte quelle che non hanno, negli USA, una forte lega professionistica: però per basket e football (il baseball è da sempre un universo differente e la NHL è già dominata da giocatori stranieri che non passano dal college) il dominio del board NCAA ha davvero le stagioni contate.