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Chiusa la preseason con la sconfitta in Supercoppa contro Torino, Urania guarda ora all’impegnativo esordio

Chiusa la preseason con la sconfitta in Supercoppa contro Torino, Urania guarda ora all’impegnativo esordio in campionato previsto domenica alle 18 contro Verona. In vista del match contro gli scaligeri, Milano dovrà innanzitutto verificare se riuscirà a recuperare alcuni degli assenti di venerdì (Raivio, Montano e Piunti senza dimenticare coach Villa), pedine fondamentali per provare a dare fastidio a un’altra corazzata come la Tezenis.

Se quest’eventualità non dovesse concretizzarsi, nel debutto all’Allianz Cloud molto probabilmente potremmo rivedere in campo una delle note liete della gara contro la Reale Mutua, ovvero Matteo Cavallero.

Elemento del vivaio Wildcats, il figlio d’arte classe 2003 prima di venerdì scorso non aveva mai calcato un palcoscenico così prestigioso come quello delle Final Eight ma, nonostante la grande emozione, è comunque riuscito a dare un contributo incoraggiante alla causa biancorossa.

Domare le emozioni

Ieri, attraverso l’Ufficio Stampa della società, Matteo (5 punti in 13 minuti contro Torino) è ritornato sulla sfida di cinque giorni fa, esternando quelle che sono state le sue sensazioni nel giocare una partita così importante a soli 17 anni, passando direttamente dai parquet dell’Under 18 a quello del PalaBenedetto di Cento.

“Era tantissimo che non giocavo una partita vera, questo è stato un ulteriore propellente per darmi energia e carica. Quando coach Riva mi ha detto che avrei giocato ho provato un’emozione fortissima. Sapere che avrei affrontato avversari molto temibili ti carica ma anche ti rende un po’ timoroso.

Infatti, appena entrato sul parquet ho sbagliato due tiri forse per la troppa tensione. Poi ho cercato di riprendere il controllo, facendo leva sul grande orgoglio della scelta dello staff tecnico di darmi fiducia e responsabilità. A quel punto ho preso coraggio. Volevo premiare la loro decisione, dare una mano ai compagni e sfruttare quella splendida opportunità di misurarmi contro giocatori di grande spessore”.

Segnali positivi

Contro gente del calibro di Alibegovic, Clark, Toscano e Campani (tutti giocatori affermati nella serie cadetta), Matteo quindi non ha sfigurato ma la sua prestazione (“Ho cercato di dare tutto il mio impegno e contributo ai compagni, che sono stati preziosissimi nel darmi consigli ed incoraggiamenti”) e quella di tutta la squadra (complici le tante assenze), seppur brillanti per 30 minuti, non sono state sufficienti per avere la meglio su un team costruito per salire di categoria.

Torino è davvero una squadra con tanto talento ma noi abbiamo tenuto benissimo. Ci credevamo davvero quando, nel terzo periodo, siamo arrivati anche ad un solo possesso dai nostri avversari. Sono certo che al completo Urania darà tante soddisfazioni ai nostri tifosi”.

La trafila coi Wildcats

Soddisfazioni a cui, a breve, potrebbe contribuire anche lui in prima persona, uno che ormai da diversi anni respira l’ambiente Urania a tutto tondo.

“Ho iniziato a 7 anni ovviamente con il minibasket, passione immediata che deriva anche dall’aver respirato tanta pallacanestro già in famiglia, con mio padre che è stato giocatore. Ero rapito dalla velocità di esecuzione, dal gioco, dall’adrenalina delle partite, e ho cominciato i primi passi con l’Olimpia Milano. Poi è arrivata la scelta di passare alle giovanili e, conscio delle difficoltà potenziali in biancorosso, ho provato con altre realtà approdando ad Urania. Scelta davvero azzeccata da tutti i punti di vista.

Mi sono trovato da subito benissimo, con uno splendido rapporto con i compagni di squadra, alcuni di loro sono con me ancora in U18, e con coach Andrea Schiavi a cui devo molto. I primi tre anni sono stati molto difficili ma è da quel periodo che ho appreso il senso della fatica e dell’apprendimento, e dell’orgoglio di far parte del mondo Wildcats. Esperienza che mi sta facendo crescere come atleta e come persona”.