In quello che già di per se passerà alla storia come l’anno più assurdo ed alienante del basket Italiano, la Virtus firma le sue 48 ore in assoluto più folli ed a tratti tragicomiche: 4° sconfitta interna consecutiva, coach Djordjevic esonerato, anzi no, si va avanti insieme. Questa la sintesi stringata e brutale degli ultimi due giorni ma, nel mezzo, ci è passato un mondo. Proviamo allora a far chiarezza partendo da alcuni passi indietro.

Ad inizio stagione la compagine bianconera si presenta scottata dalla chiusura anticipata di una stagione da protagonista (eccezion fatta per la parentesi di Coppa Italia) ma ambiziosa e carica con un mercato scoppiettante che sembra aver colmato le, pur poche, lacune esistenti. Portato a casa Abass, oggetto del desiderio da lungo tempo, la Virtus firma anche Alibegovic, Tessitori ed Adams, quest’ultimo votato come giocatore più spettacolare della Liga spagnola ed atteso dalle grandi speranze dei tifosi virtussini.

In Supercoppa l’andamento è claudicante e la condizione parecchio distante dalla sufficienza, ma la truppa di Djordjevic approda comunque in finale, cedendo alla corazzata Milano ma senza sbracare. L’impressione è quella che si sia sulla strada giusta, con tanto lavoro da fare ma basi abbastanza solide. Campionato ed Eurocup si aprono però ancora con prestazioni nettamente al di sotto dello standard conosciuto ed auspicato;  la difesa, marchio di fabbrica del coach Serbo, viaggia a sprazzi mentre l’attacco produce cifre non esaltanti sottolineando la mancanza di un tiratore puro. Qualcuno mugugna e solleva più di un dubbio in particolare su 3 uomini: Abass, vero oggetto misterioso ed avulso dal gioco di squadra, Alibegovic troppo altalenante e “morbido” ed Adams che mostra grandi difficoltà ad incidere a discapito del ruolo di prima punta dell’attacco bolognese. I risultati comunque positivi mitigano tutto ma sotto la cenere la brace resta calda.

Si arriva ad un turno di campionato che i più definiscono di routine, contro una Cremona sin li sempre sconfitta ed in cerca della sua identità. Per la prima volta la prestazione scadente viene accompagnata da una sonora sconfitta, solo parzialmente mitigata dal recupero finale. E’ una doccia freddissima e la suddetta brace torna ad essere fuoco soprattutto quando la Segafredo, reduce da buone cose sul fronte europeo, cade ancora in casa questa volta contro Reggio Emilia. Altra prestazione senza mordente, tecnicamente insufficiente e con una insofferenza ed un nervosismo palpabili. Nelle settimane a seguire si procede con lo stesso copione: buoni risultati (anche se non eccelse prestazioni) in Europa e brutte prove in campionato dove il nervosismo è tangibile, con Teodosic e Djordjevic che collezionano espulsioni ed i bianconeri che cadono nuovamente tra le mura amiche con Brindisi.

Nonostante gli appelli alla calma da parte della società sia l’ambiente che i tifosi sembrano in subbuglio. Qualcuno internamente pare cominciare a non vedere di buon occhio la direzione del Coach e la sua propagazione sul parquet firmata Teodosic e Markovic, nonostante il progetto Virtus non sia stato semplicemente affidato, ma bensì costruito intorno a Djordjevic. In un clima tutt’altro che sereno le Vu nere piazzano il colpo di mercato e di immagine col patron Zanetti: Marco Belinelli è (nuovamente) un giocatore bianconero. Nel giro di 48 ore Virtus ed il brand Segafredo diventano le parole più cercate e cliccate su Twitter, Facebook ed Instagram, tra l’assist di Eurocup di Teodosic ritwittato addirittura da grandi nomi NBA e l’approdo dell’unico azzurro titolato negli States. Alla conferenza stampa di presentazione alcuni notano un atteggiamento sin troppo severo e marziale da parte del coach e si solleva qualche timido dubbio sul fatto che l’operazione sia stata voluta ed orchestrata dalla società più che dall’allenatore stesso.

Virtus Segafredo e sponsor al seguito puntano tutto sulla partita seguente, big match casalingo contro Sassari, per fare il pieno di visibilità concordando anche diretta televisiva nazionale con la RAI. Da qui iniziano le 48 ore più folli e tragicomiche di Basket City: Belinelli passa 40 minuti in panchina, le Vu nere perdono la 4° consecutiva tra le mura amiche e presentano l’ennesimo spettacolo altamente insufficiente a partire dalla mentalità. La tensione è palpabile, soprattutto perché non si conoscono le ragioni del mancato esordio del numero 3, ma nulla accade con Djordjevic e staff a dirigere l’allenamento successivo. Poi il tracollo: 20.23 di lunedì 7 Dicembre, la Virtus annuncia con uno scarno comunicato che “Sale” è stato sollevato dall’incarico. Basket city è in fermento, cerca una motivazione ma soprattutto di capire quale sarà il futuro della Segafredo. Per mandare via il fulcro del progetto triennale tanto sventolato “deve” esserci una alternativa già pronta ed in particolar modo una ragione “grave”.

Si susseguono tante voci, tutte senza conferme ufficiali: si parte da una potenziale forte discussione avvenuta tra il coach e la dirigenza prima dell’ultimo match, quando Djordjevic avrebbe comunicato il forfait di Belinelli a causa di un problema muscolare occorso nel riscaldamento, fino ad una presa di posizione dello stesso tecnico per una sua presunta opposizione all’acquisto della guardia di San Giovanni.   Ma il tempo passa, i nomi circolano (da Scariolo ad Obradovic a Banchi) ma non si trovano conferme. Tutto tace. Ecco, tutto tranne Markovic che, non nuovo ad uscite poco felici sui social, si scaglia contro la società etichettando come non competente di basket chi aveva preso la decisione. Apriti cielo, il serbo sembra con un piede e tre quarti fuori dalla Segafredo Arena mentre impazza il toto scommesse su chi sarà il prossimo condottiero Virtus.

Nemmeno 24 ore ed ecco il secondo, inaspettato e tragicomico colpo di scena: il Coach si presenta in Società e poco dopo comincia a circolare la voce che possa rimanere sulla panchina, causa rifiuto dei potenziali papabili. L’uomo di fiducia della proprietà Baraldi si affretta a chiarire a mezzo radio la posizione della Virtus e cioè che ci siano state divergenze poi chiarite in un meeting molto ristretto. L’AD Virtus precisa che “non era ancora stato cercato alcun sostituto poiché si confidava nella riconciliazione”. Affermazione poi seguita da “rassicuranti” promesse di unità di intenti, onestamente però poco credibili. Se così fosse effettivamente avvenuto sarebbe infatti difficile capire il comunicato ufficiale dell’esonero.

Quel che rimane ora, dopo sfuriate, sbattute di porta, caffè e riconciliazioni in puro stile soap-opera sudamericana è la forte sensazione che qualcosa si sia comunque pesantemente incrinato tra staff, squadra e dirigenza e che il prosieguo di stagione sarà tutt’altro che facile. Il cammino in campionato pare realmente compromesso, mentre l’Europa sarebbe ancora a portata di mano, soprattutto una volta inserito Belinelli a coprire la carenza nel tiro dall’arco. La sponda bianconera di Basket City si auspica che, come accade in tante famiglie, aver fatto volare i piatti possa ricompattare l’ambiente e spazzare via le tensioni ma, allo stesso tempo, si augura di non dover più assistere a teatrini pubblici di questo tenore.