Sono stati in molti i grandi giocatori del passato che hanno trovato fortuna nel grande basket Europeo. Ripensando a Nando Gentile ad Atene o a Gianluca Basile al Barcellona, tanto per citarne due, è interessante seguire la situazione di chi ne ha seguito le orme. Negli ultimi anni il basket si è incredibilmente globalizzato e, pur essendo ancora una minoranza, sono sempre di più i nostri ragazzi ed allenatori che vanno ad imparare o in alcuni casi insegnare pallacanestro sul grande panorama europeo.
Per cominciare a parlare di qualcuno andato ad imparare ma senza dubbio anche ad insegnare qualcosa, il capitano della nazionale, grande assente alla beffa contro la Lituania agli europei. Luigi Datome, cresciuto cestisticamente tra Olbia e Siena, consacratosi a Roma dove conquista il premio di miglior giocatore della nostra massima serie e gioca una finale scudetto. Approda a Detroit dove il confronto con la NBA non è eccezionale, non discutiamo se per meriti suoi o se a causa degli ambienti di Pistons e Celtics nei quali si è trovato. Finita l’esperienza americana, dopo una lunga riflessione in estate, risponde alla chiamata del Fenerbahce. Ad Istanbul Gigi impara sicuramente, giocare in una squadra allenata da Obradovic è un’opportunità che nessuno dovrebbe farsi sfuggire. In America lo hanno ribattezzato “Jesus” per il look, non è assolutamente facile far innamorare di uno con tale soprannome i turchi, ma Datome sta dando degli spunti di riflessione. Se guardiamo ai numeri non sono quelli di un MVP ma Gigi ottiene finalmente un minutaggio adatto ad uno col suo tasso tecnico, ed anche il confronto con l’Eurolega non è per niente male. Datome viaggia a 11 punti di media sia nella lega turca che nelle uscite europee. Il sardo più alto del mondo sta mostrando tutto quello che è il suo repertorio, tiro efficace da ogni posizione, capacità di prendere falli e realizzare tutto quello che l’arbitro batte a terra in lunetta. In una squadra fatta di giocatori di primissimo livello il nostro capitano ha mostrato lampi importanti come un gran poster su Gustavo Ayon nella vittoria contro il Real Madrid. In attesa di entrare nella fase calda della stagione, il rendimento di Gigi potrebbe crescere ancora.
Un altro italiano, che in Europa senza dubbio insegna, è Andrea Trinchieri. Trinchieri e Datome si erano incrociati in una splendida semifinale scudetto terminata a gara 7. Due anni dopo quella sconfitta l’ormai ex coach di Cantù si trasferisce in Russia per allenare l’UNICS Kazan col quale vince la coppa di Russia ed il premio allenatore dell’anno della Eurocup, in contemporanea allena anche la nazionale ellenica. Coach Trinchieri comincia ad insegnare sul serio quando arriva in Germania, dove vince il campionato al primo anno con il Brose Baskets di Bamberg, battendo in finale il Bayern Monaco per 3-2. Coach Trinchieri raccoglie in eredità una squadra già di grande livello per la Germania e fa in modo che si riconfermi campione, con un gioco che si era già visto molto europeo, fatto di gran giro palla e costruzione articolata del tiro. Andrea Trinchieri aveva già utilizzato le sue conoscenze italiane per portare giocatori di suo gradimento in Germania, primo esempio Trevor Mbakwe, ma dopo un titolo vinto e rinnovata fiducia della società, lo raggiunge a Bamberg un ventiquattrenne già di grande esperienza in Serie A, Nicolò Melli.
Il Brose della colonia italiana è la maggiore candidata al titolo tedesco anche quest’anno e non se la cava per niente male nemmeno in Eurolega, qualificata in anticipo in un girone per niente facile in cui erano state sorteggiate anche Maccabi e CSKA, colossi dell’eccellenza continentale. Specialmente negli incontri europei Melli sta dimostrando una solidità particolare che non aveva mai avuto la possibilità di far vedere a Milano, almeno non con questa continuità. Dovrebbe essere motivo di orgoglio il fatto che nella pallacanestro, e non solo, in Germania hanno ancora delle cose da imparare da noi italiani.
La stessa squadra per la quale è passato Trinchieri prima dell’approdo in Germania ha rischiato di avere capo e vice allenatori italiani, la stessa di Cantù, perchè uno di cui parlano in pochi, che nella sua carriera ha fatto quasi sempre il secondo, adesso lavora nello staff tecnico di Kazan. Emanuele Molin approda in Russia dopo aver lavorato nei migliori staff d’Europa, sarà stato anche il vice, ma di Ettore Messina. Le sue esperienze da head coach sono rappresentate da una conduzione ad interim del Real Madrid nel 2011, dopo le dimissioni proprio di chi ora assiste Popovich, e lo scorso anno alla Juvecaserta. L’UNICS non sarà una squadra di prima fascia europea, ma è una società ricca e se i Russi hanno deciso di investire anche su Molin per la guida tecnica un motivo deve esserci senz’altro.
Oltre a Melli a partire da Milano, per imparare più che insegnare, è stato Daniel Hackett. Italiano di adozione sì, ma comunque elemento importante della nazionale, a cui l’America e la NBA hanno dato un pugno in faccia per mano di OJ Mayo un po’ di anni fa. Playmaker titolare degli ultimi lampi della Mens Sana Siena prima e di Milano poi, Hackett ha già vinto due campionati in Italia, per poi accettare anche di partire dalla panchina ed avere meno minuti a disposizione, ma di potersi mettere in mostra in una squadra di campioni, se l’obbiettivo era imparare, vicino a Spanoulis e Printezis c’è da riempire i quaderni. Nelle ultime uscite in Eurolega Daniel ha dimostrato di star affinando il suo tiro, fondamentale che spesso gli era mancato, mentre cerca di dare il miglior contributo possibile ad una squadra che, come tutti gli anni, parte con l’obbiettivo di vincere tutto.
Non saranno i primi e nemmeno gli ultimi italiani in Europa, ma che alcuni nostri uomini abbiano anche ruoli di rilievo tra le eccellenze europee significa senz’altro che l’assioma è ancora valido… ITALIANS DO IT BETTER.