Negli ultimi venti anni sono diventati la squadra del: “Mica vorrai fare fare come gli Hawks?”, cioè vivacchiare, acchiappare il posto numero otto e fare i playoffs per venire buttati fuori nel minor numero necessario di partite.La squadra pro di basket della città che è una sorta di capitale morale della borghesia nera, città tranquillamente tra le prime 10 degli USA, e che tuttavia negli ultimi 50 anni ha partorito un solo Titolo, nel baseball 1995.

Negli anni ’80, quelli gloriosi di Nique e di DOC, di Kevin Willis, John Koncak e Wayne “Tree” Rollins, gli Hawks fallirono dall’ ottenere almeno un accesso alle Finals per colpa determinante dei Boston Celtics e dei Detroit Pistons, ma in parte anche, secondo molti,  per un eccesso di aggressività e testosterone nell’affrontare alcune storiche, decisive partite. Da quella critica pare si siano mossi per diventare una sorta di paradigma della squadra-travet, una specie di ideale Nazionale degli amanti di un tranquillo tran-tran, con poca gloria e tante pause caffè al lavoro e tante birre sul divano guardando in TV i turni profondi dei playoffs.

Questo fino allo scorso anno, quando la combinazione di: liti di spogliatoio e regressioni varie dei Pacers + impennata di orgoglio e di desiderio di vittoria degli Hawks diedero vita ad un primo turno davvero memorabile. A questo cambiamento, cui devono dare continuità, hanno contribuito in maniera preponderante coach Budenholzer, Paul Millsap e secondo me la cattiveria slava del macedone Pero Antic (uno che si è incamerato due trofei di Eurolega e una semifinale agli Europei, partendo quasi sempre da underdog), poi seguiti da tutti gli altri. Millsap è un giocatore unico nella NBA per ampiezza e costanza di rendimento (unico in senso letterale: solo lui accorpa almeno 17 punti, almeno 8 rimbalzi, almeno 4 assists, 1,5 recuperi e 1 stoppata), ed è il vero pilastro della squadra: in nome del mio stravedere per questo giocatore metto Atlanta al 6’ posto, sperando che Horford la smetta di imitare Brooke Lopez nel farsi male, e che tutti gli altri, memori del finale della scorsa stagione, si diano una mossa per sollevare gli Hawks dall’aurea mediocrità degli ultimi 20-25 anni. Hanno il rookie Adreian Payne dagli Spartans: uomo di sicuro cuore, vedremo se anche di rendimento.