Agli albori degli anni ’80, quando ho iniziato a seguire il basket e la NBA le squadre davvero tristissime, quelle, passatemi il termine, proprio putrefatte della Lega erano due: i Clippers e i Cavaliers. In Ohio l’uomo di punta ai tempi era una point guard di taglia abbastanza piccola a cui era sconosciuto qualsiasi verbo che non fosse “tirare” e che, precedendo Metta di tre decenni, aveva deciso di cambiarsi il nome in World B. Free……
Anche se poi ebbero tempi meno grami con Daugherty, Price, Ehlo, penso comunque che ci siamo capiti su come andassero le cose allora, quindi, dato che tra i tifosi dell’ Ohio odierni di certo molti hanno un’ età simile alla mia, poco sopra i 40, sufficiente a ricordare quei tempacci, è comprensibile il livello di isteria legato al ritorno di LeBron James, all’arrivo di Kevin Love, e anche a quello di coach Blatt.
Sì, anche Blatt, perchè a dispetto della sua carriera principalmente europea, Blatt è statunitense, ed è discepolo di Pete Carril, ovvero uno degli allenatori totemici degli USA (sviluppatore definitivo della Princeton Offense ideata da Frank “Cappy” Cappon), roba che nessuno glielo può toccare, un po’ come da noi potrebbe essere la figura di Bearzot.
Senza discutere troppo se la rinuncia a Wiggins sia stata una giusta contropartita all’arrivo del Californiano, i Cavs di quest’anno puntano senza dubbi al titolo. Non hanno veri punti deboli se non lo spot di guardia, dove la presenza di Waiters garantisce talento e spreco in egual misura: di positivo c’è che tra Kyrie, James e Love è probabile che la palla la veda poco, e faccia pochi danni.
Hanno quattro panchinari che sono quasi titolari: Tristan Thompson (usato da Blatt anche da 5 in pre-season) cambia i lunghi, Shawn Marion (il suo arrivo ha elevato e non di una sola tacca il livello di Cleveland: presa fe-no-me-na-le) cambia tutti a parte la point guard, Mike Miller darà sollievo ai minuti di Waiters e di LBJ, e forse, con la Princeton offense di Blatt, tornerà a vedere pezzi di parquet dentro la riga dei 3punti dopo anni di assenza da quellla zona, e, infine, il vero uomo sorpresa della stagione dei Cavs sarà l’Aussie Dellavedova: il cambio di Irving ha piglio da combattente ed è uomo capace di guidare i compagni.