Sapete che le sbrodolate romanticone alla maniera social non mi piacciono, quindi ieri, essendo troppa l’emozione e molto alto il rischio di sbrodolare, ho taciuto.

Il 31-7-2022 è morto Bill Russell. Secondo me, tutte le qualità atletiche/fisiche e interiori/psicologiche che l’umanità può esibire sono state riassunte in Muhammad Alì. Ma per secondo viene lui. In verità non ha senso essere tristi al cospetto di tanta eccellenza, nemmeno nel reagire alla sua scomparsa. Tra i tanti episodi e statistiche che sono passati ieri per ricordare Bill, mi piace ricordare due di cui non ho letto nulla, o pochissimo. Strettamente sportivo il primo: da giocatore (1957-60-62-66) o da allenatore (1969) dei Celtics, Russell non ha mai perso una Gara7 di NBA Finals. Infatti l’unico buco (1958) che si trova nel curriculum dei Celtics dei 9 Anelli in 10 anni è arrivato, per opera di Saint Louis, in 6 gare. L’altro episodio: nel 1965 Russell si vide predata la casa, non solo furto ma raid razzista con scritte razziste e minacciose sui muri, feci umane e animali sul letto matrimoniale. Era già da tempo un attivista, e la sua ferma richiesta di rintracciare i colpevoli (“E fate in modo di non presentarmi come sospetti fratelli di colore” intimò alla polizia) ebbe come risultato quello di farlo mettere sotto più stretta sorveglianza (surveillance, che non significa affatto “protezione”) da parte dello FBI in qualità di “arrogant negro subject”, come risulta dai dossier dell’organismo creato e allora ancora diretto da Edgar Hoover. Le lotte vs Wilt Chamberlain, con ogni evidenza, erano il meno nella vita di Mr. Russell, che sarà uno dei principali attori del famoso “Cleveland summit” nel 1967.

Nel lasciarvi, ecco il link di un video famoso in cui Russell fa Vince Carter 40 anni prima di Vincredible, a corredo di questo pezzo che non è un R.I.P. perché uno del genere non ha bisogno di nessun augurio presentandosi dove si va quando.

 

https://www.youtube.com/watch?v=JWelUNrJUMM