I Nomi è uno splendido romanzo del grande Don De Lillo, questi sono i nomi di #4.
MONTY. Il Coach of the Year è andato a Thibs, ma il miglior allenatore di questa fase della NBA è lui. Sia nel preparare le gare che nel dirigerle e reagire alle varie situazioni. Capolavoro, stanotte, nel togliere Booker al quarto fallo per rimetterlo appena 2 minuti dopo: era solo in parte per risparmiare e far raffreddare il suo giocatore, era principalmente per far raffreddare i refs nei cfr di D-Book; infatti lo hanno lasciato in campo fino alla fine… Persino troppo bravo coach Williams se si osserva come i suoi più giovani giocatori non sappiano uscire dai binari che traccia per loro: stanotte, con i problemi di falli di Booker e la serata pessima di CP3, Bridges, Johnson e Payne non sono emersi e, soprattutto, non hanno nemmeno provato a inventarsi qualcosa.
MIKE. L’altro coach, che tutti chiamano Bud, è un po’ sottovalutato. Ha creato un monolite dal talento non iperuranio ma difficilissimo da battere. La difesa non sorprende più, ma in attacco pur essendo faticosi (anche da guardare) sanno picchiare. Le cifre non dicono tutto ma di certo non mentono: il più alto punteggio delle Finals è dei Bucks (120, mai meno di 105), i due più bassi punteggi sono dei Suns (100, 103).
GIANNIS. Stanotte 26-14-8, 3 rec, 2 stoppate, 43’ di campo col 65% da 2, 1 sola persa: una gara fantasticamente normale. Insomma non è stato obbligato a fare cose mai viste prima (unico a segnare per 2 gare di Finals in fila più punti che minuti) o quasi mai viste prima (segnare 40+ in due gare di Finals consecutive è solo di Shaq e Iverson negli ultimi 30 anni; un 40+ nelle Finals è solo di altri 12 giocatori nella Storia, e solo altri 5 ne hanno più di uno). Però ha messo a referto una delle prove difensive più rimarchevoli: raddoppiando sempre, chiudendo il pitturato, mollando la stoppata che di fatto ha chiuso la gara sull’alzata per la schiacciata di Ayton. Non pervenuta.
CHRIS. Echi di Clippers per lui. Di quando perdeva la brocca e nei PO non riusciva, da favorito, a portare LAC oltre i Blazers di Dame o i neonati Warriors di Steph. Escludendo #1, nelle Finals sta perdendo 5 bocce a gara, ritmi da Westbrook.
KRIS. Che sia giocatore di valore non era in dubbio. Quel che è sempre da (ri)considerare, davvero di gara in gara, sono i suoi picchi. Fin dove è capace di arrivare Middleton? Saprà liberare il suo talento, elevarsi? O cadrà, come non di rado gli accade, preda della sindrome di MedioMan? Finora, in particolare nelle ultime 2 partite, il bilancio delle sue Finals è in pari…come, appunto, quello della serie. Stanotte ha messo gli ultimi 6 dei Bucks, litania dei liberi finali a parte: è quello che serve a MIL per dare respiro al Greco e trovare qualche possibilità di vincere l’Anello. 33 tiri sono ritmo da scorer di primo livello (Booker con qualche minuto rubato dai problemi di falli ne ha sparati 28): non sarà necessario sempre questo tipo di sforzo, ma 25 pti con 20 tiri sono quel che dovrà garantire.
DEVIN. Il modo in cui è rimasto in campo venendo per due volte perdonato del sesto fallo è qualcosa che entra subito nell’Ade dello schifo e del ridicolo arbitrale, roba per cui sarebbe il caso di rispolverare i miei vecchi Reatto-Zancanella Award e/o Premio Cerebuch-Taurino. Detto questo, il modo in cui tra fine primo quarto e metà del terzo è decollato passando da 8 a 26 punti è stato da consegnare alle scuole. Nel terzo periodo, pur distratto dai problemi di falli, non ha mai sbagliato (7/7). E’ stato tradito dai suoi compagni, stanotte.
PAT. Questo qui pare sempre un imbucato. Allo SlamDunk Contest in cui di certo non è stato il peggiore come alle Finals. In cui sta tirando a filo dal 50% da 3 (11/24) con un plus/minus totale di +10. Stanotte ha messo due triple significative per due sorpassi: il 73-71 e il 99-97 sono stati suoi, dall’arco, su assist di Giannis. 5 punti nel quarto periodo, e ormai la quarta bocca da fuoco di MIL è lui.