Ultimo capitolo della trilogia introduttiva alle Finals: esamineremo alcuni dettagli statistici degli uomini il cui rendimento deciderà l’esito del confronto.

Il concetto “too many bodies, too many points” a favore di Golden State, già esaminato, porta a individuare in Poole e Wiggins i giocatori-chiave per i Californiani, dando per scontato sia il rendimento degli Splash che le attenzioni della difesa di BOS su di loro; per i Celtics, invece, saranno i Jays, le due Stelle.

Per prima cosa dovranno invertire la rotta riguardo le palle perse. Brown è passato dalle 10 della serie vs BKN (in parità il saldo per/rec) a 23 contro MIA a fronte di 5 recuperi: non solo le perse sono state il quintuplo dei rec, ma anche 2 più degli assists, scesi a 3/gara dopo essere stati oltre i 4 sia vs BKN che vs MIL. Tatum è passato da 20 a 33 perse lungo le serie di PO: il combinato dei Jays è aumentato fino a raggiungere contro gli Heat le 8 perse di coppia, ritmo inaccettabile contro una formazione come GS che sa infilare parziali di 20-0 in 4 minuti. Per rendere concreto il flusso dei numeri è opportuno tradurre il dato in questo modo: 8 perse/gara sono una palla persa ogni 7 possessi oppure una ogni 5 tiri, al ritmo di possessi (tiri + assists + perse) di Brown e Tatum. Uno dei punti di forza di Boston è sapere distribuire efficacemente e in corso d’opera i tiri tra triple e 2pti: non seguono un copione prefissato (esempio: i Rockets di coach D’Antoni), ma riescono ad adeguarsi a seconda dell’andamento delle percentuali. I Jays sono un po’ diversi in questo. Tatum ha trovato maggiore continuità nell’imbucarla resistendo ai contatti, e una notevole capacità nell’usare le attenzioni speciali dei difensori per regalare panieri ai compagni: 6 ass/gara nei PO sono un grande dato per un realizzatore del suo calibro, meno buone le % da 2; sono ancora ondivaghe, passando dal 47% della serie contro i Bucks al quasi 55 vs gli Heat. Il totale dal campo nei PO di Tatum segna 44.6%: la differenza che separa questo numero dal 48% (o meglio) è la distanza che l’ex Duke deve colmare per entrare davvero nell’empireo NBA. Discorso opposto per Jaylen, che ha progressivamente ridotto (come detto sopra) la produzione di assists, ma non è mai sceso sotto al 50% da 2 (picco di quasi 60% vs BKN, 51% vs MIA): la produttività di Brown è sempre snobbata, ma al momento la vera architrave dei Celtics è lui; immaginavate per esempio che nelle ECF ha tirato più lui di Tatum (121 vs 117), infilandola un pochino di più (59 vs 54)? Le stats di squadra come def/off rating sono meno affidabili nei PO: non solo per il numero di partite molto inferiore considerate, ma anche per la qualità degli avversari: il miglior def rating, per esempio è dei Bucks che non solo sono stati eliminati, ma prima di BOS avevano giocato in polleggio totale vs i Bulls. Preferisco quindi, per valutare l’ostacolo di fronte ai Celtics, altri due dati: il primo è il bilancio assolutamente favorevole, dalla Brad Stevens Era a oggi di BOS su GS di coach Kerr, 9-5; il secondo è la semplice osservazione che contro i Grizzlies, unica squadra incontrata dai Califoniani nei PO capace sia di difendere che di efficacia offensiva, GS ha fatto abbastanza fatica e MEM è uscita anche per inesperienza e perché imprigionatasi da sola nella propria idea di sé stessa.

Venendo dunque agli Warriors, Jordan Poole e Andrew Wiggins hanno provveduto in maniera mirabile a trascinare la franchigia alle seste Finals in 8 anni. Anche nel loro caso, uno rimane forse un po’ più in ombra dell’altro pur svolgendo un lavoro fondamentale. Wiggins, infatti, su una base di talento ovviamente differente, svolge per GS il lavoro per cui era stato preso Durant: un esterno capace di colpire da 3 ma amante dei mid-range e aggressivo a rimbalzo (7 di media nei PO, con 4 punte in doppia cifra, quasi 3 reboff/gara). Quello che lascia sbalorditi è il rendimento da 2 di entrambi: 57% per Poole (contro Dallas 20/24) e 54.5% per Wiggins; considerando che tutta GS tira da 2 nei PO col 49% si vede bene come l’apporto di due casseforti del genere sia importante. Giocando insieme a Steph e Dray-G è quasi ovvio che i numeri al capitolo “creazione del gioco” non siano stellari, eppure anche qui troviamo qualche sorpresa, come i 4.5 ass di Poole (uno ogni 6 minuti e mezzo che sta in campo) e le sole 19 perse in 16 gare di Wiggins (una ogni 28 mins per uno che ne sta in campo 33/gara). Il comportamento in campo dei due è quasi opposto: Poole ha spessissimo la palla in mano, Wiggins quasi mai a parte quando conclude l’azione; per questo motivo, considerando il tipo di difesa dei Celtics, potrebbe essere Poole l’uomo destinato a uccidere BOS. Infatti, se saprà liberarsi in fretta (o più in fretta) del pallone o decidere velocemente (o più velocemente) cosa farne, diventerebbe difficile da gestire anche perché, tornando al conto dei giocatori, Boston è corta di una guardia rispetto a Golden State. Possono “retrocedere” i ruoli usando Grant Williams da sf, ma rimane aperta la questione che, prima o poi e chissà per quanti minuti, gli Warriors giocheranno con un loro esterno controllato da Pritchard: momento molto delicato per i biancoverdi. Rimane, come sempre, il momento di non sottrarsi al pronostico: il pronostico tecnico dice 4-2 Golden State con vittoria corsara; confesso però che nelle scommesse di chat con gli amici ho puntato 4-1 Celtics.

P.S. Ricky Rubio (se sano) l’anno prossimo ai Celtics? Sarebbe quasi perfetto per loro.