Solo apparentemente, oggi, si parlerà di soldi. In realtà si tratta di bandiere e della NBA che cambia e cambierà; anche grazie a Paolo Banchero.
Damian Lillard ha firmato un’estensione biennale al suo contratto, rendendo sempre più solido il legame con Portland: nel 25/26 prenderà $58.5M, nel 26-27 $63.3M. Inoltre: una delle clausole prevede che l’ammontare complessivo dell’estensione possa aumentare in una percentuale legata all’eventuale (potrei dire quasi certo) aumento del Salary Cap nei prossimi 5 anni. Si firma, con questo contratto, la cifra più alta in single-season mai percepita da un giocatore e si celebra una bandiera.
La nuova NBA pare fatta di BAND-iere, più che di BAND-vagonieri. In tanti aspetti l’Associazione sta cambiando e si sta depurando. Pare davvero finita l’era del cambiare posto per trovare amichetti con cui puntare al titolo, pare davvero finita (come conseguenza) l’era di chi decideva di guadagnare il minimo salariale pur di vincere un Titolo. La nuova via potrebbe dire che, se le si vuole, le bandiere vanno pagate, tanto. Chi non conosce Dame potrebbe non sapere che è un ragazzo sempre partito da underdog. Emerso dal peggiore quartiere di Greater Oakland (nei 90’s una delle peggiori aree degli USA), è riuscito a strappare una borsa di studio solo alla piccolissima Weber State U. (nello Utah…) e nel momento migliore della sua carriera NCAA si è polverizzato un ginocchio, ma è risorto fino a diventare 6’ scelta 2013 e RoY 2013. Ha guidato ogni versione di POR da quel momento: le vincenti con Batum, Aldridge eccecc, le perdenti private anche del fido compagno CJ McCollum. Lillard negli anni è stato corteggiato da tutte le franchigie per fargli lasciare i Blazers: spesso erano lidi e contratti davvero eccitanti, ma lui è sempre rimasto. Uno dei motivi, a parte il carattere davvero speciale della persona, è che viene da Oakland. Una specie di Pittsburgh o Baltimora della costa ovest: gente tosta, che si riconosce nella città e nel fatto di appartenere a un luogo. Un posto che forse non per numero, ma per qualità di pg partorite, fa concorrenza a NY: oltre a Lillard, Jason Kidd / Gary Payton Sr / Brian Shaw. Le bandiere si pagano: oltre i 50 o 60 MM/stagione sono anche andati, negli ultimi due anni, Steph e Beal, Towns e Giannis, Booker e Jokic hanno firmato estensioni supermax rispettivamente 36 e 12 ore fa. Sono contratti agevolati dalla recente regola sul designated player, ma appunto quella parola (designato) indica che la fiducia viene riposta e viene anche ripagata in termini di fedeltà e dedizione alla causa. Questo tipo di contratto è, per sua stessa struttura, non convenzionale, ma definisce un nuovo tipo di approccio alla carriera da parte delle Stelle: motivo per cui il vecchio modo di comportarsi sta causando problemi e rinunce. KD non trova una casa, Kyrie nemmeno, Westbrook non ne parliamo, Davis avrà difficoltà a essere piazzato nel caso i Lakers decidano di privarsene, Harden si è decurtato lo stipendio di 15MM totali: sono ormai la vecchia NBA.
Giudicare dal primo match di SL non è il massimo, ma la lega estiva viene giocata proprio per farsi qualche idea in più sui prospetti appena scelti al Draft. La nuova NBA rischia seriamente di avere Paolo Banchero tra i proprietari. Il debutto della Prima Assoluta è avvenuto così: prime due azioni, due assists. Terza, quarta e quinta: un post-up con fade-away imbucato, una tripla piazzata su scarico, una in step-back fulminante. Primo drive al ferro quando mancavano 78 secs all’intervallo, prima boiata quando mancavano 5:18 a fine terzo periodo. Chris Webber era più frizzante, più enfatico nel mostrare il proprio talento, più eccitante in genere…ma PB non è per nulla distante: su questo cito un tizio famoso, “Don’t laugh”.