Alla fine della scorsa settimana, i Memphis Grizzlies hanno operato il sorpasso sui Golden State Warriors, diventando la seconda forza della Western Conference.
Inutile negare che non poco del sorpasso sia colpa della prolungata assenza del fondamentale Draymond Green nelle fila di GS, ma lo stesso MEM sta compiendo una stagione memorabile e addirittura, in alcune categorie del Gioco, una stagione da prima della classe nella NBA.
Si inizia con un dato addirittura stordente, che certifica la solidità della formazione allenata da Taylor Jenkins. A inizio stagione avevo detto che Ja Morant sarebbe stato lo MVP dell’anno ma che uomo-chiave dei Grizzlies era Dillon Brooks. Bene, SENZA Ja la squadra ha bilancio 12-2, e SENZA (potrei dire senzissimo, visto che ha mancato 45 gare su 66 finora) Brooks è 33-12; totale di 45-14, più del 75% di W, senza gli uomini più importanti. Questo fatto ha una motivazione profonda, che fa riferimento alla caratteristica più spesso accompagnata alla franchigia del Tennessee: grit, grinta, garra. MEM infatti è prima nella NBA per punti da rimbalzo offensivo e prima per punti da palla recuperata. Ha anche una difesa per nulla banale, che emerge come la settima nella NBA per defensive efficiency, ovvero punti incassati per possesso avversario. In questa classifica la prima (GS) e l’ultima (HOU) sono divise da un decimo di punto (1,027 vs 1,130): sembra impossibile che la quasi eccellenza degli Warriors possa essere così vicina alla pena dei Rockets: pensate, però, che nell’arco di una regular season le formazioni NBA giocano mediamente 8/9000 possessi offensivi. GS è anche l’unica squadra che, in un dato difensivo, è al di sotto del punto per possesso: si tratta del 0.993 che concede in casa, mentre in trasferta i migliori sono i Celtics (1.029). Memphis si colloca al settimo posto totale (1.052, in casa 1.034, in trasferta 1.070), con una tendenza molto più favorevole in casa che fuori quindi. Ecco perché, in funzione Playoffs, diventa importante il secondo posto di Conference appena conquistato: significa fattore campo fino quasi alla fine.
In conclusione, torno brevemente dal “mio” MVP. La statistica sulle tante gare vinte dalla squadra senza di lui potrebbe andare a detrimento delle sue chances finali di ottenere il riconoscimento, ma spero non peserà troppo. Vedremo in un prossimo post, infatti, come Morant stia costruendo, forse e in collaborazione con Antetokounmpo, una nuova svolta del gioco dopo quella tripleggiante impressa da Steph. In ogni caso, nel corso dell’anno, sono emersi competitori vecchi e nuovi: Jokic e Giannis, Embiid, la favolosa stagione di DeRozan… vedremo, io punto ancora su Ja.