Un giocatore che esplode, uno che si conferma, uno che si ferma: la notte NBA porta male al MVP serbo.
Giocatore della Settimana, la prima del 21/22, per la Western Conference è stato nominato Steph Curry: da un lato numeri da sogno (31-9-7) che hanno dato a GS 3 W su 3, dall’altro nulla di nuovo dato l’eccezionale valore del giocatore. Nell Eastern, invece, il riconoscimento è andato a una new entry: Miles Bridges, (CHA), il fratello finora in tutti i sensi minore di Mikal dei Suns. Miles, intendiamoci, non era uno qualunque: già lo scorso anno si era rivelato strumentale alla bella stagione degli Hornets, ma quest’anno si è presentato miglioratissimo.
Mikal infatti era quello dei fondamentali, delle triple, della sapienza difensiva e non: giocatore efficace e allo stesso tempo setoso, uno di quelli che appena ventenni sembrano già veterani di 35 anni. Miles era quello superatletico, un po’ grezzo, spettacolare ma a volte fuori giri e non efficace, poco pericoloso con il jumper, triple comprese. Invece deve aver studiato tiro e palleggio tutta estate: crossover, partenze brucianti, mira da 3. Nelle 3 gare della settimana (3 W di CHA) ha messo insieme il 60% da 2, il 45% da 3, 25-8-2 con quasi 3 rec /gara. I numeri contano, ma meno dei miglioramenti mostrati: mettendo tecnica e soprattutto continuità in quei mezzi atletici si ottiene un giocatore degno dei primi 10/15 nel ruolo all-NBA.
Con la settimana nuova Bridges (25+10 ma 2/10 da 3 e KO di CHA) che Curry (23-6-4 e W numero 4 in fila per GS) hanno continuato sulla strada iniziata. Le notti NBA, poi, a seguirle attentamente e per intero, portano buffi incroci. Per chi crede nella scaramanzia spicciola (io per es. penso che solo i veri grandi campioni/tiratori sappiano mettere un tiro libero dopo che in TV appare la stat sulle loro % dalla lunetta), l’infortunio di Jokic era stato chiamato da Stan Van Gundy un paio d’ore prima. Il Serbo causa uno scontro vs Gobert ha saltato il secondo tempo della sfida vs Utah che i Nuggets hanno appena perso crollando appunto nel secondo half. SVG, commentando la W di NY su PHI, aveva rimarcato come una grossa differenza tra Embiid e Jokic, due centri dominanti lo scorso anno rivali per lo MVP, è che in carriera il Camerunense ha saltato 130+ partite, il collega solo 20. Ecco fatto.