Il ragazzo bianco che rimane un po’ nascosto.
Togliete “bianco” che è elemento distintivo soprattutto nella NBA, e in ogni caso avrete il destino di Nemanja Bjelica da quando gioca a basket. In ogni squadra lui era da rispettare, ma non il più pericoloso o il primo di cui occuparsi. Fin da subito: cresciuto nelle palestre del Partizan, non è passato mai alla prima squadra trovando il primo contratto pro in Austria. E’ poi accaduto alla Stella Rossa, al Fenerbahce, infine nella NBA. Però poi ti voltavi, guardavi alla stagione nel suo complesso e dovevi ammettere: vero che nella Zvezda c’era Keselj, che del Fener si doveva marcare Goudelock, ma alla fine l’unico dei suoi a finire nel Primo Quintetto del campionato (Serbia 2010) o quello che vinceva lo MVP stagionale (EuroLega 2015) era lui. Il silenzioso e discreto Nemanja.
Ben aiutato anche dalla sorte nel trovare grandi maestri, Pesic alla Stella Rossa e Obradovic a Istanbul, non aveva avuto la stessa fortuna nella NBA. Finora. E’ arrivato all’attuale sede dell’Università Globale del Gioco, sia per come (piaccia o no) ha cambiato il basket almeno fino alla contro-rivoluzione (forse) iniziata da Giannis a Milwaukee, sia per come sanno storicamente annusare e sviluppare i singoli. Sembra non vincano da decenni, i Golden State Warriors. Colpa di quel che è successo nel mondo (non so per voi, ma gli ultimi 20 mesi mi sembrano esser stati 50), e della somma incredibile di sfortune (aka: infortuni) che hanno dovuto fronteggiare. In realtà nel 2018 vincevano un Anello 4-0 e nel 2019 ne perdevano uno solo per, appunto, gli infortuni a Durant e Klay. Alcune figure rappresentano meglio di altre ciò che vale lo stare nella Baia giocando a basket per gli Warriors. Ci sono i giocatori portati ad un altro livello: lampante e attuale l’esempio di Jordan Poole. Ci sono quelli miracolati per il periodo di permanenza: dato che lo abbiamo visto anche in Italia, potete tutti ricordare/ripassare come James Michael McAdoo non sembrasse l’esatto opposto del padre quando era a GS. E poi ci sono le costanti della rivoluzione operata, giocatori e allenatore ma anche caratteristiche. Steph, Klay e coach Kerr sono ancora attivi; Shaun Livingston e Leandrinho Barbosa no, ma sono entrati a far parte dello staff. Nelle ultime grandi edizioni degli Warriors c’erano altre due componenti che sono tornate quest’anno. Il vecchio Iggy, che dagli ozii di Miami è ridiventato NBA player (12 dal pino nella W vs i Lakers), e il ragazzo bianco che parte nascosto, ma. 2017/18: Omri Casspi, 2018/19: Jonas Jerebko, 2021/22: Nemanja Bjelica. In una squadra che non farà mai molta fatica a segnare, lui è il tiratore ideale per la circolazione Warriors, il finto-cinque ideale per non perdere pressione difensiva sul perimetro, passatore sottovalutato ed elemento di collegamento che può prendere 3 o 15 tiri senza soffrire. Non sottovalutate gli Warriors, non sottovalutate Bielica. Che poi…tranquillo e discreto, certo, ma nella beef con uno di un posto per nulla semplice come Compton (Afflalo), il gestore è stato chiaramente il nuovo Warrior.