Mettiamola così. E’ finita di 2 possessi dopo un supplementare e il premio va a chi lo scorso anno aveva fallito a sorpresa.
Inutile negare che una sottile vena di diabolico piacere ci sia, quando un superteam viene eliminato, ma con Kyrie integro sappiamo tutti come sarebbe finita: testimoni le prime due gare, con lui in campo è sempre stato puro dominio Nets; nemmeno ci sarebbe stato bisogno di far giocare la controfigura di Harden. Viene premiata una squadra capace di perdere solo 7 palloni in 53 mins: i 13 di BKN non sono orribili (contando il supplementare sono in linea con la Regola Aurea Peterson per vincere le gare), ma nasce principalmente da quella differenza il vantaggio di 98 possessi finali a 84 per i Bucks. Sono 14 possessi necessarissimi quando i giocatori numero 2 e 3 del roster tirano insieme 14/49: JRue in particolare porta a 31/73 da 2 e 12/46 da 3 il suo slump al tiro nelle Conference Semis. Il passaggio alle Conference Finals è anche il premio al giocatore più costante e appassionato di questi NBA Playoffs. Stava facendo schifo da 3 e dalla lunetta, Giannis: nelle due W fondamentali si è rimesso in riga, prendendo prima 0 e poi 6 tiri da 3 e tirando 14/24 i liberi, non geniale ma almeno più vicino al 60% che al 30 come era prima di #6 e #7. E da due, ovviamente, ha trascinato i suoi: il 13/18 di stanotte porta la sua serie a 85/113 da 2 (75.2%). E’ molto più dispendioso giocare come si è “rassegnato” a fare Antetokounmpo, considerando anche la sua applicazione difensiva: ha funzionato, anche se gli ha richiesto un supplemento di concentrazione perché una buona metà dei suoi falli sono fischiati in attacco, aggredendo il canestro. Al netto di arbitraggi bruttissimi (vorrei dire: stupidissimi) ma equanimi, e contando che anche l’altra semifinale è alla settima, il volume la qualità l’intensità di gioco prodotti da questa serie rendono la vincente immediatamente favorita per accedere alle NBA Finals. Escludendo Divincenzo out per tutti i PO, i Bucks sono anche la formazione meno acciaccata dell’Est: la prova di maturità e solidità che, protetti dal loro Pterodattilo Greco, i Cerbiatti hanno saputo dare, li mette in condizione di non inferiorità rispetto alle due dell’Ovest. Fosse LAC vs MIL, sarebbero le Finals che aspettavamo la scorsa stagione, con un anno di ritardo. Parlando di solidità bisogna riconoscere i meriti di coach Bud, che pre-game è molto migliore di quanto non sia in-game, e ha saputo preparare benissimo Gara7. Entrambi i coach hanno ristretto al massimo le rotazioni: 8 ma in realtà 6 giocatori impiegati da entrambi. Qui nascono le domande a proposito di Steve Nash: sia Shamet che soprattutto Jeff Green (7/8 da 3 nella gara-miracolo di Durant) sono giocatori da non restringere a così pochi minuti; i soli 13 di Green gridano “perche???” (e non sono disponibili notizie su un eventuale peggioramento del precedente infortunio plantare), di là Connaughton ne ha avuti 23. Lo zero ai tiri tentati di Green (ma anche di Shamet) dice chiaro che una così decisa decurtazione dell’impiego era del tutto inaspettata: Nash in un modo assai perverso è fortunato, a questo punto, che Kyrie fosse infortunato, gli offre una scusa per mantenere il posto. Il suo staff probabilmente esploderà invece: Udoka e Vaughn sono molto seguiti come head, e D’Antoni è esplicitamente nel mirino dei Pacers. Eastern Finals? Milwaukee in 5 qualunque avversario arrivi.