Il 5 ottobre inizia la EuroLega 23/24. La guida per la stagione, con l’analisi delle squadre e dei loro mutamenti, è quello che vi serve.

Di 18 formazioni, solo 3 (e una purtroppo è Bologna) partono con speranze quasi zero di fare i PO. Le altre, comprese le due meno complete al momento: Valencia e Baskonia, avranno modo di partecipare a una sorta di carnage sportivo con 15 formazioni per 8 posti; anche se forse sarebbe più esatto dire 9 per 2 posti, il 5′ e il 6′. Sì, perché da quest’anno esiste il Play-In, modello NBA, che permette ai posti 9 e 10 di avere una chance.
ASVEL. Vedremo che Valencia e Baskonia hanno ancora molti spot da riempire nel roster, quindi immaginando per le due spagnole un livello medio di nuovi arrivi, è mia previsione che i più deboli della EL 23/24 si riveleranno i ragazzi della famiglia Parker. L’arrivo che li mette sulla pagina delle news rilevanti è Mike Scott: il superveterano NBA, con tanto tiro ma anche tanti problemi di disciplina e sostanze, è la classica mossa 50/50 con poche conseguenze se le cose vanno a sud. La storia di indisciplina del giocatore protegge in molti modi la dirigenza: se invece Scott farà valere il suo tiro e la sua stazza, allora sembreranno dei geni. Il roster è composto di molti giocatori esperti, di parecchi infortunati storici, di qualche buon elemento con brutta stagione alle spalle. Scott ha 35 anni, Lighty 31 come Edwin Jackson (terzo ritorno a Lione), DeColo e Lauvergne fanno 35 + 30 in anni e un’inifinità di infortuni sparsi, Luwawu-Cabarrot fa due passi indietro dopo il brutto anno (non tanto per sue colpe) a Milano. Paris Lee, che dovrebbe essere la pg titolare, è un buon giocatore, ma quando è lui nello starting5, immediatamente sai che non si tratta di una formazione di grandi pretese: destino ingrato per un back-up ideale in una formazione di vertice. Interessante vedere come se la caverà al livello EL John Egbunu, centro molto muscolare capace di 12+7 in Turchia lo scorso anno.
ALBA BERLINO. La squadra berlinese ha fatto molto per l’Italia negli ultimi anni, più di tante formazione italiane di vertice. Dopo averci regalato i progressi di Fontecchio, quindi di Procida, ora tocca al decollo di Spagnolo. Un altro giovane di molto futuro è la guardia slovena Samar. Avere sempre tanto talento da sviluppare è il motivo storico della presenza dell’Alba in EL (oltre alla governance tedesco-centrica sia di FIBA che di ECA), ma anche il limite, quest’anno associato ad altri due fattori. Il primo è la partenza di Luke Sikma, storico leader della formazione, finito al Pireo in cerca di vittorie e non solo di apprezzamenti e stats; il secondo è più strutturale, dipende dal coach: Israel Rodriguez è discepolo di Aito, ama il gioco libero e non ha come primo dogma la difesa. In EL nessuno davvero trascura la D, ma l’Alba fa parte di quelle squadre che non hanno il fisico, il talento, il coach e la costante applicazione per mettere in opera una cortina di primo livello. A livello di roster, interessante l’approdo europeo di Sterling Brown. Si tratta di una guardia potente, 196 x 98, fratello minore di Shannon (Anelli 2009 e 10 coi Lakers): era nei Bucks che iniziarono lo sciopero in the Bubble in conseguenza dell’onda di Black Lives Matter. Dato che è omonimo di uno degli attivisti più importanti delle Pantere Nere, fu lui a leggere il comunicato della squadra insieme a George Hill. Insieme a lui e Spagnolo, il terzo nuovo arrivo tra le guardie è quello di Matt Thomas, sharpshooter anche ai Raptors: da 3, in carriera, ha il 40% NCAA, il 40% NBA, il 43.5% in due stagioni ECA. Tiro e ottimi numeri anche per Justin Bean (pf/sf), Stellina NCAA di Utah State con una buonissima stagione 22/23 nella G-League dei Grizzlies: sono ottime credenziali, ma la EL sarà un banco estremamente probante per lui. Sikma non è stato rimpiazzato, il reparto lunghi è attualmente esiguo con i soli Thiemann e Koumadje, probabilmente arriverà almeno un acquisto. La fine è nota: l’Alba rimarrà nel fondo classifica, darà lustro a più di un giovane / nuovo arrivo, lo farà tirando da 3 all’impazzata.
VIRTUS. Parole d’ordine: ridimensionamento, assenza di tempismo. L’esonero di Scariolo interrompe il rapporto in maniera più traumatica di quel che sarebbe stato a Giugno. Il taglio al budget era noto dalla fine del campionato italiano; le sirene NBA erano e sono e saranno sempre presenti, vanno ad aggiungersi al doppio impegno di don Sergio come coach della Spagna; le cose dette a metà settembre da Scariolo sono solo leggermente più dettagliate di quelle che il coach disse alla conferenza stampa di fine stagione 22/23, rendendo evidente il ritardo della società nel prendere decisioni. In una generale aura di serio professionista, Luca Baraldi ha sempre generato scontento non irrilevante nei suoi lavori a Bo, sia con il Bologna FC che con la Virtus. Questo, nonostante l’arrivo di Banchi, sarà un anno di stallo per le ambizioni EL della Virtus, dotata di un roster nettamente inferiore a quello dello scorso anno. I centri sono il reparto meno cambiato, almeno quanto a potenziale: Dunston pro Jaiteh è perdita di potenza offensiva e guadagno in difesa, con l’aggiunta di non pochi anni in più e una storia infortunistica peggiore per l’ex EFES. Dobric è un ottimo giocatore, tiro da 3 con qualche pausa: ha iniziato i Mondiali con 0/11 prima di rimettersi in linea di galleggiamento, ma copre i tre ruoli del perimetro anche in difesa, settore in cui è un buon elemento per cambiare anche sui lunghi. Polonara sarà ago della bilancia della stagione virtussina: il suo rendimento offensivo potrà fare acquistare o perdere più di un posto in classifica alla V-Bo. Cacok è una discreta incognita: centro-bonsai (201 cm, forse) ma solide cifre in Russia al CSKA (9+6), potrebbe rivelarsi un’utile arma tattica, perché, per i suoi brevi video di quando era ai Lakers in the Bubble, può giocare sia come primo lungo che insieme a un altro centro.
BASKONIA. Come spesso accade loro, sono ancora abbastanza indietro quanto a costituzione del roster. Tuttavia, è innegabile abbiano perso, passati a un livello superiore, due gran giocatori. Darius Thompson e Giedraitis sono in piena ascesa, del Lituano si parla molto, e io concordo, per essere molto meno celebre e costoso di Mirotic ma non molto meno redditizio. Con due partenze del genere, i Baschi non partono al vertice di un ranking: saranno comunque parte della lotta affollata per accedere ai PO. La stella rimasta è Marcus Howard, i nuovi fanno un quintetto anche se non tutti saranno starters: Nico Mannion, Codi Miller-McIntyre, Chuma Okeke, Rogkavopoulos, Diop. Nico sarà molto importante per un motivo che stupirà: è la guardia più adatta al control-game di tutto il roster. Il che non è precisamente la caratteristica per cui Mannion è famoso, ma proprio per questo sono certo sarà una stagione di grande frutto e miglioramento per lui (fermo restando che la grande ca…ta la fece abbandonando lo M.I.T. del basket ovvero GoldenState). Roster ancora incompleto in quasi ogni reparto, soprattutto lunghi e guardie.
VALENCIA. Impressionante restyling degli arancioni tra i lunghi. Tre centri nuovi, tutti differenti per tipologia: Brandon Davies, Baba Touré, Inglis. Il primo è stranoto, chissà se arresterà la parabola discendente. Inglis è un abbonato alla W in ECA, essendo stato l’ancora nel pitturato delle ultime due campagne di Gran Canaria. Molto interessante l’arrivo di Touré, che ha mosso l’interesse per il 12+8 dell’ultima stagione in Turchia, ma soprattutto per essere esploso in due uscite da 23.5 + 9.5 di media nella serie (persa) contro il Fener nei PO turchi. Troveranno Pradilla per un reparto profondo e duttile. Centimetri e stazza anche per altri due arrivi: Ojeleye (difensore lussurioso per l’Europa) e poi, da Reggio Emilia, Nate Reuvers, pf “à la” Voigtmann, gran tiro e gran stoppatore. Decisamente competitivi i lunghi valenciani, ma i dolori iniziano nel back-court. Reparto di non enorme talento e decisamente undersize in 3 componenti: Jared Harper (178 cm), Chris Jones (188), Cassius Robertson (190). Compatti in ogni senso, ma privi di scintille: Valencia appare squadra molto votata alla difesa, ma con davvero moltissime incognite nella metà campo offensiva.
ZALGIRIS. Le basi sono migliori di quelle della passata stagione, grazie alle scommesse vinte su Keenan Evans (fino a che è durato) e Brazdeikis. Evans torna guarito dall’infortunio, Iggy nel frattempo è diventato giocatore alla soglia del top-level. Sono stati quasi tutti confermati i giocatori dell’anno scorso e ne sono arrivati tre, uno per ruolo, molto interessanti. Comincio con Brady Manek, stretch-4 con tiro e grande grinta, uno che sa farsi valere a rimbalzo e con qualche capacità di intimidazione (più gomiti che stoppate): ex giocatore iconico, anche per il look anni ’60, a North Carolina. Naz Mitrou-Long ha avuto un anno di impasse a Milano, ma aveva iniziato bene prima di essere travolto dall’errore-Pangos e dall’impatto che coach Nosferatu ha sui giocatori più “umani”: fino a che i lacci messiniani non gli hanno tolto qualsiasi serenità / gioia nel gioco, NML non aveva disputato un brutto inizio di EL, anzi. Infine, ala da pitturato, Danielius Lavrinovicius, una 24enne stellina perduta: dopo una fase quasi onirica tra 15 e 17 anni, è rimasto un po’ sepolto tra Germania e Lituania di secondo rango, ora è alla occasione della vita. Ulanovas, Lekavicius, Dimsa, Smits, Kevarrius Hayes sono tutti di ritorno: forniscono una piattaforma solida, non colma di talento come altri roster. Per questo motivo la formazione lituana finisce nelle ultime sei, ma abbiamo già chiarito come, a parte due squadre, la lotta per i posti bassi dei PO sarà affollata e spietata.
BAYERN. Coach nuovo: Pablo Laso, colui che avrei visto magnificamente sul pino di Milano. Quasi abbonato, con il Real, alle F4 del torneo e vincitore 2015+18. Visto che nel reparto lunghi è arrivato l’acquisto sensazionale dell’ultimo minuto, cominciamo da lì: con Serge Ibaka i Tedeschi aggiungono tiro, rimbalzi, intimidazione di eccezionale livello, con unico punto interrogativo nell’età e nella ruggine. Ibaka dal 20/21 ha giocato solo 111 gare, solo 16 l’anno scorso, sia per problemi fisici che per scarsa sintonia con coach Budenholzer ai Bucks. Il reparto continua con: Freddie Gillespie, il lungo migliore per minuti su rendimento dell’anno passato; Devin Booker, solido ed espertissimo in EL; un giramondo dai Lakers al Giappone come Elias Harris; il giovane slavo Darko Brankovic (leader delle stoppate in Croazia nel 21/22); si registra il ritiro dal basket dello highlander Othello Hunter, che dopo 8000 anni e 18000 gare di EL ha deciso di fare basta. Si tratta di un reparto profondo e di livello assoluto. Gli esterni sono tanti, quasi tutti già testati in EL: ci sono i reduci dalla WC (Obst, Weiler-Babb, Francisco, Giffey), più Bolmaro che rappresenta una bella mina vagante: per ora under-achiever rispetto al talento che tutti gli riconoscono, incarna una tipologia che ha molto successo in EL, l’esterno ben fisicato (198 cm). Dovrà certo fare più dei 6-2-1 dell’ultima stagione in Spagna. Presenti anche uomini di collegamento di grande valore come Lucic e Bonga, per formare un roster capace in potenza di posizionarsi davvero vicino al vertice.
PARTIZAN. Persi Exum (ahi) e Lessort (ahiahiahi), lasciato andare Yam Madar, i Belgradesi hanno accolto giocatori scelti con molta cura per adattarsi alle esigenze della star della squadra: coach Obradovic. Sono arrivati una combo-guard fisicatissima come PJ Dozier (198 x 95, nel 20/21, migliore stagione NBA, 7-4-2); un’ala-guardia à la Iggy-B (anzi: il progenitore delle specie), cioè Ponitka, che dopo l’infortunio non ha più la vecchia luce offensiva ma in D sa farsi valere e cambia da 1-5; un lungo stretch che potrebbe, se pienamente efficace, letteralmente stravolgere il torneo: Frank Kaminsky; e Jaramaz, gemello di Obst al Bayern, reduce da stagione di miglioramento definitivo (grazie al Trinca). La conferma di Punter rappresenta uno degli investimenti più ingenti degli ultimi anni per la società: lecito e giustificato, dato il livello del giocatrore. Il punto più debole del roster è tra i lunghi: non ci sono rimbalzisti di vaglia, e probabilmente LeDay dovrà riportare il suo ruolo più vicino ai pitturati, sia O che D. Nunnally (g/f), Smaigalic (f/c), Andjusic (sg/pg) sono uomini esperti che garantiscono sprazzi offensivi e capacità di difendere più posizioni; infine ritornerà la positiva follia di Avramovic, e regna curiosità per vedere quanto del talento e della sfrontatezza del padre ha davvero Tristan Vukcevic (209 cm di agio sul perimetro), che per ora è 10 cm più alto e 100 km/h più veloce.
EFES. Ambizioni un po’ ristrette per i Turchi, che hanno perso Ataman e Micic, ma hanno tenuto Clyburn, Larkin, Bryant. Molti nuovi arrivi ma quasi tutti da campionato, ovvero di nazionalità turca: rispondono ai nomi non troppo celebri di Yildizli (pf), Osmani (c), Yilmaz (g/f), Ozdemiroglu (g) e vanno a unirsi al confermato Gazi (pg). Ottimo, ovviamente, l’acquisto di Darius Thompson, la migliore pg dell’anno scorso a parte l’inarrivabile Sloukas; anche un recente campione del mondo si unisce al roster, Hollatz (quasi mai in campo), e arrivano infine due giocatori belli grossi come Ty Jones (c, 13+7 in EuroCup) recente MVP del campionato turco, e Derek Willis dalla Reyer (12+5 ma soprattutto il 47% da 3 tra campionato e EuroCup: 66/140). Le ambizioni sono di PO più che di vittoria finale, dettate dalla inferiore qualità della panchina dell’EFES rispetto a quasi tutte le rivali e dalle incognite sulla prima esperienza da head coach di Erdem Can, svolta autarchica non si sa quanto dettata da convinzione o da budget.
MACCABI. Pochi uomini ancora nel roster israeliano: 11. Però sono tutti competitivi, nel senso che ognuno di essi potrebbe garantire 20 minuti di campo senza che la formazione perda nei cambi. La stessa cosa, pre WC, era quello che mi colpiva del roster della Germania. Il più nuovo è Antonius Cleveland, arrivato dall’Hapoel Eilat: i Maccabei sanno scegliere i migliori dal loro campionato, Keenan Evans fu prelevato da Haifa. Cleveland è guardia esplosiva, slam-dunk Champion israeliano 22/23, 52% dal campo e 41% da 3 l’anno scorso; un paragone tipologico potrebbe essere McKissick del Piero. I ritorni di Colson, Zo Brown e Wade Baldwin stabiliscono che la formazione tenderà a un basket molto offensivo, ma ogni cambio presenta invece spiccate qualità difensive: Blatt, Di Bartolomeo e i lunghi parlano di difesa e di lotta. Due nuovi arrivano da Valencia: Webb (sf/pf) e Rivero (pf/c), uomini squadra a supportare le tre indiscusse stelle e il jolly Cleveland. Il Maccabi negli ultimi anni ha avuto un anno buono e uno brutto: sarebbe il turno del buono, questa squadra potrà sorprendere.
STELLA ROSSA. Nel derby perenne col Partizan, quest’anno parte in vantaggio. Secondo miglior mercato, squadra costruita per aderire perfettamente alle necessità del basket moderno, cominciando con 4 pg quasi equivalenti e in grado di giocare insieme 2 a 2: (dos) Santos, Napier, Teodosic, Nedovic. Insieme a loro, ma con funzione più da sg, Lazic e Topic. In generale la SR ha meno talento assoluto dell’altra regina del mercato, il Pana, ma a Belgrado hanno curato di più la panchina, imbottendo lo spot di ala di indigeni affidabili dietro Hanga e Giedraitis. Anche il reparto del pitturato è stato riedificato pensando al basket che si gioca oggi: probabile che il titolare sarà Tobey, triplista e stoppatore, con Bolomboy a fare da cambio, il giovane Simonovic (dalla G-League dei Bulls) e l’esperto Kuzmic a completare e gestire i problemi di falli dei titolari, sempre ricordando che Tobey stoppa ma non difende. L’ambiente di Belgrado è anche più acceso di Atene e ha passioni molto più ruvide, tra le situazioni sportive si insinua anche l’augurio che quella ruvidezza resti in potenza: due squadre mai così vicine per potenziale recentemente, già nel 2022 alla finale del campionato hanno dato luogo a disordini che non saranno perdonati dalla ECA.
PANATHINAIKOS. Il quintetto dice: Sloukas, Vildoza, Grigonis/Papapetrou, Juancho, Lessort. La panchina lascia dubbi tra le ali: i gemelli Kalaitzakis sono all’ultima chiamata per l’alto livello, e Samontourov manca ancora di esperienza; aggiungo che, vedendolo ai Mondiali, Juancho Hernangomez ha perso valore più che acquistarlo. La presenza di Lessort rende il reparto lunghi blindato e non corto: Antetokounmpo Minore e Balcerowsky non sono pochi pensando al fatto che 28-30 mins saranno divorati dal Francese; presentano anche caratteristiche complementari. In breve: il miglioramento dei Greci è evidente, l’ingaggio di Ataman in panchina completa il dominio del mercato. Hanno speso tutto quello che potevano (e probabilmente di più) prima dell’implementazione, anche per loro, del salary-cap; la panchina non eccezionale è una conseguenza logica, anche se le perplessità non riguardano il reparto guardie: numero tre e quattro sono Guy e Grant. Sarei sorpreso di non trovarli ai PO, che sono un obiettivo minimo all’interno del quale si posiziona il primo passo del ritorno dei biancoverdi ateniesi al vertice della EL.
OLIMPIA. Roster di grande qualità anche se con un enorme buco. Proprio un buco, non un punto interrogativo: Kevin Pangos. Lo scheggiatore di parquet tramite palleggio è ancora a roster, e il difetto guarito con Napier si ripresenta, a inizio 23/24, quasi identico al 22/23. Pangos + una pg al primo anno a Milano: la differenza è che Maodo Lo è molto più collaudato e difensore di Mitrou-Long. Questo è un indice di speranza, così come si spera che per Shields non valga il proverbio del due e del tre, così da averlo sano tutta la stagione per la prima volta in un triennio. Di Mirotic si è detto tutto, l’entusiasmo è a 1000: il mio, per dare una proporzione, arriva a 915. Grande acquisto Ismael Kamagate: 9+8 in EuroCup con quasi 2 stoppate, grande fisico, giovanissimo per un lungo, carattere non esattamente aderente a quello di coach Messina (ma quale lo è?). Confrontando grossi e piccoletti, i grossi sono senza dubbio la punta di diamante dei milanesi; Mirotic, Kamagate, Caruso, Poythress (e sono tutti nuovi), Hines, Melli, Voigtmann (coach Hebert, campione del mondo, ha insegnato come usarlo), Ricci: 8 uomini che garantiscono difesa, punti, rimbalzi, una decente dose di intimidazione. Peccato che il pallone finirà in mano a una sola pg vera, cioè Lo: un’altra è Pangos, e poi ci sono due pg inventate / riadattate come Hall e Baron. Baron è già da adesso medio/lungo degente, e Hall in pg non fa che perpetuare un equivoco: pensare che l’ex Virgina U. sia meglio di Tonut. Molto, purtroppo, rimane nelle mani della sorte e della salute di Shields: è vero che Mirotic garantisce i punti che l’anno scorso, semplicemente, non esistevano, però tenere bassi i minuti di Tonut a causa dell’equivoco-pg continua a essere una notevole pietra al collo.
OLYMPIACOS. Prima di ogni analisi, stabiliamo un principio: una squadra, una sola, al mondo potrebbe perdere nello stesso mercato Sloukas e Vezenkov e arrivare lo stesso in Finale. Sono quelli del Pireo allenati da Bartzokas. Al posto di Vezenkov è arrivato Luke Sikma, che non è tanto diverso dal nativo bulgaro come potrebbe apparire, nemmeno a livello di mobilità. Al posto di Sloukas è arrivato Williams-Goss, ma non è quello il nodo cruciale: ci sarà molto più posto per Isaiah Canaan, giocatore con ego pronunciato che mal soffriva i pochi minuti che, col Greco presente, poteva avere. Con questi presupposti, appare chiaro che molto della stagione dell’OLY dipenderà da Canaan e dalla capacità di Walkup di ripetere la fenomenale passata stagione; si tratta di un rischio calcolato, la dirigenza lo ha preso una volta parso chiaro che Sloukas non si accontentava del denaro propostogli per il rinnovo. Ancora acquisti: ai Mondiali abbiamo visto un ottimo Milutinov: basta che resti sano, è uno dei centri top della EL, dietro di lui il gigante Fall e il giovane appena arrivato da Patrasso, Tanoulis (210 cm, 20 anni, puro prospetto). Se anche tutti ripetessero la grande scorsa stagione, una cosa mancherebbe ai biancorossi: punti. Il roster ha parecchia gente “non ferma” a livello realizzativo, ma nessun vero scorer purosangue: le valanghe di ventelli personali non sono il pane quotidiano in EL, ma il realizzatore con più pedigree è Sikma, e tra giocare a Berlino e al Pireo passa molta differenza.
MONACO. Se mi concedessero un miracolo, questa è la squadra di EL che quest’anno vorrei allenare, per come è costruita. Ci sono 4 pg di livello quasi pari, ciò che serve per numero e qualità nel basket moderno: Mike James, Kemba, Okobo, Jordan Loyd. Gli aficionados che hanno seguito questa pagina nella passata temporada sanno che il mio preferito dei 4 è Loyd e che considero James un problema più che una risorsa, ma lo ASM è una formazione che può arrivare fino in fondo. Inoltre Mike James non è praticamente mai rimasto così a lungo nello stesso posto, quindi se hanno imparato a gestirlo / sopportarlo… Si consideri che a loro dovete sommare Tarpey e Strazel, non eccellenti ma utili (soprattutto il primo). Anche i lunghi sono puro spettacolo: Hall, Brown, Motieunas e i nuovi Jaiteh e Cornelie offrono tutto quel che si può desiderare, oltre al fatto che tutti stanno bene sia con 40 che con 4 tiri a partita. Sapersi accontentare, con un parco guardie del genere. È una qualità. Le sole vere ali del roster sono Blossomgame e Diallo, ma basteranno, avendo davanti il Monaco un percorso di 3 piccoli spesso in campo. L’anello debole, più per ambiente che per capacità, è coach Obradovic: molte chiacchiere sul suo possibile abbandono a fine scorsa stagione, rumors provenienti anche da fuoco amico. La sua permanenza non ha fatto felice ogni membro del board, posizione mai comoda per un allenatore.
BARCELLONA. Partiti Mirotic, Kuric, Dorsey: non indolore l’addio di Jasi, perchè dei suoi peggiori nemici nel locker, quelli che si lamentavano anche per la marca delle cialdine del caffè, è rimasto Veselj, che però, da solo, starà nei ranghi. Il Barca ha annunciato prima di altri una riduzione dell’impegno economico, cosa che, come sempre, dipende più dalle casse della sezione calcio che dal bilancio del basket: in ogni caso, essendo membri permanenti, anche i Catalani hanno un biennio in più per portarsi alla regola del salary cap. Da capire, come per l’EFES, se il coach catalano Grimau sia più convinzione o più budget. Parleremo in futuro dello questo strano meccanismo distributivo e dilazionato ideato da ECA per il salary cap: strano ma non stupido, adatto a un cambiamento dei giochi in corso d’opera. Chi deve fare click, oltre al coach, sono le sue emanazioni in campo: le due pg Jokubaitis e Satoransky, che devono rendere leggero il lavoro costantemente di alto livello di Laprovittola. I nuovi sono 4: Willy H è ottimo acquisto, forse un po’ troppo classico come centro ma molto meglio di Vesely per andare contro Tavares; Jabari Parker è la scommessa gratuita (non per stipendio): se va male pazienza, se funziona tutti geni; Brizuela non ha certo fatto una gran figura nel centrocampo spagnolo alla WC, ma in EL deve solo fare minuti sparsi da cambio; Joel Parra (pf/sf) è relativamente giovane (23) e l’anno scorso è stato nella Joventut che ha raggiunto le semis sempre, Copa + ACB + EC, anche grazie alla sua stagione da 10+4 e il 38% da 3 (ma raggiunto col 50% in EC e il 28% in ACB). Occhio alla evoluzione del centro James Nnaji, potrebbe essere una delle rivelazioni assolute dell’anno. Una vera Stella non c’è, nemmeno in panchina, situazione ideale dopo l’ingombro di Jasikevicius.
FENERBAHCE. Oggi sono 18 i giocatori a disposizione di Itoudis. Non deve sorprendere perché in Turchia sono necessari parecchi indigeni per le regole del campionato, ma in EL non giocano quasi mai. Quindi i ragazzi di casa che vedranno campo sono solo 3: i soliti Hazer e Mahmutoglu in guardia e il “nuovo” Senli sottocanestro (coi suoi modi da triplista). Con Motley e Senli + l’altro nuovo Papagiannis il reparto ha mani dolcissime, ma non è al top per cattiveria agonistica. Fuori rosa Calathes, gli esterni danno molta energia ma relativo fosforo: Neto, Madar (nuovi) si sommano a Wilbekin e Dorsey, più i due Turchi. Vedremo spesso Guduric portare palla. Dal Serbo comincia la rassegna del settore in cui il Fener è forse la squadra più dotata del torneo, Real a parte, per talento e completezza: le ali, gli uomini di collegamento. Guduric, Hayes-Davis, Sestina (nuovo), Pierre; a loro si aggiungono Biberovic e Birsen che non sono di primo livello ma sono sufficientemente talentuosi da potere farsi valere in caso di impiego. Si delinea una formazione non stellare in difesa, cosa che farà penare coach Itoudis (e gli farà spendere molti dei suoi famosi gestacci), però un ipotetico quintetto con Hazer, Guduric, Hayes-Davis e Pierre (+ un lungo a caso) sarebbe un bel rebus da sciogliere per gli attacchi avversari. Attenzione all’esordio EL di Sestina, 206 cm lo scorso anno al Turk Telekom: 11+5 con 40% da 3 in EuroCup.
REAL MADRID. Lo scorso anno hanno meritato l’EuroLega, ma non dovevano vincere. MVP, premier, vicerè e imperatore è stato Sergio Llull, che scatenando la rissa con Punter ha ribaltato uno 0-3 ormai sicuro nel trampolino per la W. Quindi, essendo tecnicamente vincitori ma anche un po’ non vincitori, non affronteranno la difficoltà del back-to-back, e si presentano come miei favoriti 2024. Questo nonostante l’unico arrivo estivo, Campazzo. L’Argentino ha vinto solo quando è stato timonato, mentre essendo al comando ha collezionato solo bocciature: l’ultima nelle qualificazioni mondiali con l’Albiceleste. Troverà il solito, ormai consunto ma sempre valido centrocampo: Llull, Chacho, Rudy; poi il non più tanto giovane Alocen, che, libero da infortuni, forse si sbloccherà: per ora ha reso un decimo rispetto le attese. Il cambio principale del Real, insomma, è Campazzo pro Hanga, con Causeur pronto a molti minuti più del solito da pg: non è esattamente la stessa cosa, ma il roster è talmente profondo e talentuoso che Madrid mi pare favorita non di una sola lunghezza. Yabusele, Musa, Hezonja hanno punti nelle mani e vantaggio di stazza o di velocità contro ogni avversario in EL. I lunghi avranno un uomo in più, il canterano 18enne Ndiaye, che in emergenza lo scorso anno è stato buttato in campo nelle F4 e ha risposto alla grande: Tavares e Poirier avevano come peggiore difetto l’essere solo due, il difetto è stato eliminato. Vi serve durezza, tecnica, punti, rimbalzi? Ecco Gabriel Deck. Vi serve gioco sporco, fisico, gomiti nelle costole di un avversario in notte di grazia? Ecco Abalde. Già, ci sono anche loro due. Real: grandi, grossi, tecnici, fisici, talentuosi. Giusto un po’ vecchiotti in qualche reparto: ma sono tanti, quindi…