L’informazione cestistica non è sempre osservante…

1 – QUALITA’ DELL’INFORMAZIONE. Non sono secondari, nel formare e determinare le carriere di giocatori e allenatori, i giudizi di chi fa informazione: contribuiscono a creare un ambiente, l’ambiente viene “indossato” dagli utenti. Sarebbero importanti quindi equilibrio, fondatezza, adesione alla realtà. La realtà di ASVEL – Olimpia è che negli ultimi 12:07 mins, quando Milano è passata da 3 sotto a W di 9, Bolmaro non ha mai guardato Maledon. Leggete il giudizio sul giocatore e trovate un voto molto alto corredato dall’elogio per la ottima difesa sul talento francese. Sono robe che si spiegano solo in un modo: volontà di portare avanti un concetto a prescindere dalla realtà. In questo caso l’ambiente che si vuole creare è che Bolmaro sia un santo e Dimitrijevic una schifezza imperdonabile. Ovviamente, non è così.

2 – OLIMPIA. La difesa su Maledon è stata senza dubbi fondamentale: lui ha dimostrato di avere ancora un po’ di basket (aka: amarezze e schiaffoni) da mandare giù per arrivare all’empireo che gli pertiene. Nel passaggio decisivo della gara, prima metà del 4’Q, è stato per 3 volte di fila per terra con un bilancio per i suoi di -7 tra canestri subiti e canestri non segnati. Per terra su contatto in attacco pretendendo fallo, per terra in difesa venendo sbilanciato (su rientro un po’ tardivo) dalla finta di Shields, per terra in attacco su situazione di blocco risoltasi in fallo a favore di Milano. L’Olimpia ha concentrato la difesa sulla Stella dell’ASVEL obbligandolo a 7 perse; apparentemente è stato lasciato un po’ di agio a Nandò (22) ma il conto delle perse è 6 (2 negli ultimi 3 mins) anche per lui. Con 21 perse non si vince. L’Olimpia ha giocato molto bene sulle scelte di Poupet, bisogna dare merito a Messina. Per esempio: lunghi minuti di Roberson (guardia, per l’Europa al max SF) da centro, e rara partita in cui Milano ha dominato a rimbalzo (37 – 28). Altro pregio: sapere incidere in poco tempo, o nonostante una serata-no. Diop+Ricci: 10+6 con 2 rec, 1 persa, 4/5 dal campo in 16 mins; Brooks 0/5 da 3 ma 4 rebs e 2 rec senza perse.

3 – SONO ARRIVATI (O INVECE NO). Prima in campo per John Brown e subito 14 mins: 4-6-2 e solita energia+difesa. Stessa gara: esordio di Samanic nel Baskonia, 4+2 in 17 mins. L’ex talentino sembra non sbocciare mai e parecchio arrugginito; l’impressione è che BKN non avesse bisogno di un lungo atipico ma di guardie. Poi c’è / ci sarebbe stato Heurtel. Il Barcellona, mi dicono, non è al primo “vieni a giocare, no non giochi”: è accaduto anche nella branca calcistica. Il giocatore è reo di madridismo dal 2021, la squadra non ha pagato soprattutto perché aveva di fronte PBB. Parigini in crisi (4 KO in fila) e in ogni caso tra le formazioni più adatte, per struttura, ai Catalani. Il Barca ha sfruttato la stazza passando per Willy (gioca meglio quando Veselj è out: 23+10, ben 14 lunette tirate). Impressione da uomo perfido: se i supposti talenti iberici Brizuela e Parra, entrambi nazionali, giocano poco (Parra 0 mins), i blaugrana ne giovano.

4 – FONDAMENTALE. Bolomboy è 7-1 quando gioca. Il concetto è stato ribadito nella W sui Baschi. Il giocatore non è in classifica per le troppo poche partite giocate, ma per media è 1’ di EL in rimbalzi/gara, 6’ nei reboff.

5 – CALATHES. La rotazione delle guardie dello ASM ora è completa. L’impegno non era eccessivo (Alba), ma Montecarlo aveva i giocatori contati (solo 10 a referto). A rimpiazzare le assenze ha pensato James (23-4-7), ma Calathes si è presentato nella maniera migliore, facendo capire di conoscere il proprio ruolo. Un solo tiro, 0 pti, ma 7 ass con 2 perse e 2 rec e pg ratio a 3.5, quasi 19 mins per certificare feeling e fiducia tra lui e la pg che lo allena.

6 – PICCOLA BUGIA. Trinchieri ha rimpolpato il faldone di proteste vs il Pireo, dicendo una piccola bugia, almeno riferita alla gara persa dallo ZAL. Vero, “senza liberi non si può vincere”, ma ancora di più non si può quando perdi 19 palloni e ne recuperi solo 4. Il dato condanna la capacità dei Lituani di mettere in difficoltà l’OLY. Tra le favorite di inizio anno è quella che comincia a delinearsi come più costante. Quindi è iniziata la crociata contro: fa parte del gioco.

7 – ANNI ’80 AL PIREO. La classifica ufficiale non esiste, ma senza dubbio anche di ritorno in EL Vezenkov è leader di: più punti con minor numero di palleggi. Bartzokas unisce le tipicità del gioco moderno a meccanismi e movimenti che facevano parte del basket degli ‘80s. Non solo in attacco: la difesa è smanacciante e cerca spesso il bump contro l’avversario; lo fa quando “si può” fare, ovvero durante i tagli e non all’inizio o alla fine di essi (quando l’attenzione dei refs è maggiore). Inoltre i loro lunghi (per caratteristiche fisiche e per paura: sei hai Milutinov lo implori di muoversi meno possibile, data la frequenza con cui si fa male) si spostano molto poco rispetto la media EL, motivo per cui i metri interni all’arco delle triple del Pireo sono sempre presidiati. Quindi i tiri da 2 “di sfogo”, quelli che secondo Trinchieri sono stati negati allo ZAL dall’arbitraggio, sono SEMPRE più difficili contro i biancorossi.

8 – LIVELLO. A Oaka la Virtus è arrivata corta: Toko e Zizic out. La soluzione di tanto post-basso degli esterni (soprattutto Clyburn) ha funzionato finchè, da un lato, è durato il fiato; dall’altro, finché Yurtseven ha smesso di giocare da bamboccio. Appena il lungo Turco si è messo in riga è esploso in 27+7 con 3 stoppate, e buonanotte. Stavolta, la V-BO non è stata quasi mai a contatto, ma la gara è stata molto utile, a mio parere, per fornire un chiaro esempio del livello che servirà. Il livello è quello del migliore Clyburn, progressivamente sfiatato perché non è mai stato un supereroe (anche se gli piace lo hero-ball): 12 nel 1’Q, 7 nel 2’, 6 in tutto il resto ma migliore in campo per distacco mettendo 25-4-5 con 1 rec e 0 perse. Il livello è tale da non concedere essere sotto 16-8 nel primo half a rimbalzo e 30-19 alla fine: sono dati che arrivano anche con Zizic e Shengelia. Sono invece al livello giusto (anzi: sorprendentemente alti, alla Celtics di Brad Stevens) i 26 ass su 42 panieri: il 62% di canestri assistiti è eccellente.

9 – PROTESTE. Trinchieri è stato più tecnico, Messina ha toccato apertis verbis la sostenibilità dal punto di vista manageriale: le proteste consecutive (Rd 18+19) dei due allenatori italiani vs il trattamento arbitrale sofferto vs OLY hanno sfiorato temi più ampi. Quando si sente criticare la EL da parte di allenatori e dirigenti si pensa siano critiche rivolte contro EL ma anche a favore di altra entità. Non è così: per 13 compagini su 18 vorrebbe dire favorire la concorrenza, abbandonare sé stessi, e così declinando. Mentre si avvicina l’arrivo della NBA, che sarà in ogni caso un post-quem-non, emerge anche una sottile insinuazione: 34 gare non ci bastano. Non per svolgere il lavoro tecnico e tattico sulle nostre squadre né per quello manageriale e di programmazione. Non vogliamo più che un trittico di arbitraggi sventurati (in un panorama in cui quelli sufficienti sono pochi e quelli eccellenti rarissimi) ci porti senza nostre colpe dalla prospettiva di un 18-16 alla realtà di un 15-19 senza post-season. I campionati nazionali sono sempre più marginali nelle teste di tutti, e “tutti” nel caso di ECA sono persone che già ora hanno interesse zero per i destini di Murcia, Cremona, LaRochelle. Il vero dilemma di ECA è che l’asse di potere si sta spostando dalla Spagna alla Germania e questo genera ulteriore separazione anche all’interno dei 13: non erano compattissimi prima, ora a ogni summit l’exit-poll sulle decisioni da prendere è sempre 6-7 o 7-6. Con ripensamenti, riposizionamenti, egoismi sempre più spinti. Difficile governarsi così.

10 – DERBY TURCO. Partita più bella del Rd 19. L’Efes, che non è un cattivo roster e non è mal guidato, ha rivelato che, se riesce a giocare per 40 mins, il Fener ha una quota di talento e profondità insostenibile per quasi tutti. Le difficoltà del Fener sono a centrocampo perché lì sono concentrati gli infortuni (Wilbekin, Zagars, Baldwin) che tolgono regia, esecuzione, contropiede. Usato Mays (non inutile: 9-2-1 con 1 rec, nessuna persa) in quintetto, la vera pg del Fener è di nuovo stata Guduric. Ha dato molto, nello stesso ruolo anche per lui non canonico, Devon Hall (11-5-6). Melli ha un plus/minus meno brillante di altri (+3), ma era in campo nei momenti in cui la squadra è stata capace di un basket sensato e non solo ispirato dal talento. Infine Biberovic: Jasi si incazza tantissimo con lui per gli errori difensivi perché ha bisogno del giocatore in attacco. Se Tariq è molle dietro, non può rimanere in campo per lunghi spezzoni. Venerdì è stato decente = sono arrivati 27 mins per 17+5. L’asse balcan-anatolico con Guduric ha generato 54 degli 84 finali della squadra; il resto lo ha portato Hall. Per quasi tutto il 4’Q nell’Efes ha segnato solo Bryant. Larkin continua a sembrare molto più vecchio e stanco dei 32 che ha, ed è stato escluso da esiti efficaci nel dirigere l’orchestra (solo 1 ass); sia per merito della difesa Fener, sia perché sta prendendo piede in Mijatovic l’idea di usurarlo meno se affiancato a Darius Thompson. Ha ragione solo in parte: ma il bersaglio Efes è la post-season, non il primo posto o per forza i PO diretti, quindi ha senso tarparsi un po’ le ali adesso per avere migliore potenza in aprile.

BONUS TRACK. Per celebrare la W fondamentale della Reyer in EC: battuta con una certa autorità Valencia. L’Esfuerzo è squadra di EL parcheggiata nella coppetta dal commercialista, ma Venezia ha costruito un +22 at the half, poi gestito. Un insolito Moretti (15, il doppio della sua media pti) e il solito Kabengele, che a 15.5 + 9.5 è primo nei rimbalzi, secondo per valutazione e decimo realizzatore del torneo. In piena corsa per MVP, teoricamente: mannaggia a Jared Harper…  La Reyer ora è in post-season ma non tranquilla. Trento ha perso di nuovo ed è quasi fuori; la più grande differenza col rendimento in Italia è data dall’uomo migliore: Quinn Ellis in Europa mostra i suoi 21 anni (37% da 2, 18% da 3, quasi 3 perse/gara), ma arriverà molto in alto.