Penultimo Decalogo della Regular Season della EL 2021/22.
1 – INUTILE. Tanta inutile enfasi sulla difesa, tanta inutile enfasi sul momento in cui, da tre giornate, è arrivata matematica certezza della post-season: alla fine Milano sta mettendo in serio pericolo la sola cosa importante, evitare il quarto posto per non dover affrontare l’Efes nelle Élite 8. L’Olimpia, per arrivare terza, deve confidare nel KO del Real in casa vs Trinchieri, oltre a vincere vs l’ASVEL. Il Pireo è in ogni caso irraggiungibile, 0-2 e meno 30 gli scontri diretti.
2 – 80+. Una gara oltre gli 80 punti non fa primavera, oltretutto messa in opera contro il Trinca la cui squadra è una delle sole due peggiori di Milano a rimbalzo, e infatti sconfitta 28-36 ai rebs. Il tracollo offensivo due giorni dopo vs Montecarlo, generatosi negli ultimi 5 mins del terzo quarto, è molto indicativo della stagione milanese (cfr 1).
3 – PODIO. In stagione ricordo 3 pti in un quarto (un paniere e un libero) del Fener in casa, e un 5 di Kazan, poi una manciata di altre controprestazioni tra 7 e 9 (sicuramente un 7 dell’Efes). I 6 pti di Milano nel terzo periodo contro ASM Monaco conquistano un podio poco gratificante e poco promettente. Creato infatti non da mira scarsa ma da scelte assurde della panchina in primis e dei giocatori in campo poi.
4 – MESSINA, MA CHE…? Tutti danno/daranno addosso a Delaney. Il rapporto è logoro, la partenza a fine anno è un 99,999% e blablabla. MA. Delaney ha consegnato la squadra a metà esatta del terzo quarto sopra di 6 (42-36) e con 5 punti segnati. Prima che Messina panchinasse Hall per un (1, UNO) errore difensivo erano anche +11 e +8, Delaney alla guida. Il pino per Hall non ha portato miglior difesa, quello per Delaney non ha portato né miglior difesa (break di Montecarlo) né miglior attacco: il lavoro di Rodriguez nei suoi 5 mins ha prodotto 1 pto e un parziale di -14 (1-15). Bisogna anche che la stampa e i media comincino a commentare e, perché no, a supportare davvero l’Olimpia NON fomentando i falsi miti per provvedersi copie e like, BENSI’ raccontando la verità.
5 – MITI NO. Oltre al falso mito della santità di Rodriguez e Datome (davvero più spesso neutri o dannosi che produttivi), anche quello di Hines va quantomeno calibrato. Tre attacchi penosi di Milano a inizio terzo periodo sono arrivati da suoi errori o palle perse. Vero, è un giocatore ancora determinante, ma 7 e poi 8 suoi palleggi GIA’ nella metà campo offensiva di Milano, quindi non palleggi per il semplice trasferimento palla, sono troppi e inutili e sono sfociati in tiracci. Così come l’ultimo dei 3 casi, col giocatore a inscatolarsi da solo nell’angolo peggiore del campo, tra riga laterale e riga di metà, con palla persa e contropiede ASM.
6 – MESSINA, MA DAVVERO??? Ancora Tarczewsky??? Anche in questo caso stampa/media hanno gran colpa: sempre pronti a enfatizzare i minimi granelli positivi che si staccano dalla roccia di boiate che il giocatore è. Va per i 30 anni, da quasi 6 è in Italia e fa SEMPRE gli stessi errori. O meglio: il primo anno erano ingenuità, dal secondo sono errori, ora sono le solite cazzate senza senso, con le solite faccione sorprese quando gli arbitri lo beccano, cioè il 90% delle volte perché nemmeno ha imparato a farle di nascosto. Contro Montecarlo è costato più di un punto al minuto: 10:42 di campo, -11 di plus/minus. Il solito calcio alle pubblicità o alla sedia e il solito asciugamano buttato rabbiosamente per terra, quando viene ripanchinato, sono le sue più dinamiche attività sul campo da basket: basta, davvero. Biligha for life. O anche Cambiasso, chi se ne importa; pardon: Baldasso.
7 – DOPING. E sono due. Casi diversissimi nella fattispecie e nella personalità dei coinvolti. Ma sono due, e quel che appare in copertina non è positivo per la squadra e la società. Bene ha fatto Messina a difendere lo staff e isolare Mitoglou, ma una piccola indagine interna per verificare certe catene di controllo, a livello sia tecnico che psicologico verrà certamente condotta. Perché sono due, e non vale la pena di aspettare la prova di Agatha Christie.
8 – TROY. Altra enfasi inopportuna, sempre rifiutata da questa pagina: Troy-Catapulta. Non un giocatore di basket, ma un arnese: se funziona è un prodigio, ma funziona quasi mai. Ha funzionato quasi mai in carriera, quella del 46% da 3 nella NBA in certe stagioni: SE non era infortunato, QUANDO faceva bottino nelle gare gratuite scomparendo in quelle dure, eccecc…si sapeva eh. Dopo Mack (che era una pg nel mondo di Pukka, forse…) il secondo gran brutto pesce pescato da Messina nella NBA: eppure dovrebbe conoscerla.
9 – PIREO O REAL. Madrid ha differenza canestri favorevole negli scontri diretti con l’Olympiacos (+2), però per arrivare seconda deve vincere col Bayern. Altrimenti sarà l’ennesima lectio magistralis del più sottovalutato coach di EL: Giorgino Bartzokas, che forse sconta la somiglianza con Mister Bean. Lui ha Sloukas, vero, e ha potuto godere della (finalmente) esplosione di Vezenkov: ma Papa e Printezis sono al tramonto e, se guardate gli altri uomini fondamentali nel roster, scoprite che è tutta gente scelta con cura e sapienza, non pescata nel mainstream del mercato. Sono giocatori che per altri staff erano il piano-B o anche D.
10 – FENER. Djordjievic e i Turchi fuori dalla post-season: guardando il roster è un enorme fallimento (Vesely, Polonara, Pierre, Henry, DeColo). La tradizione in questi casi può fare poco: tanti infortuni ma anche tanta incertezza nello scegliere un nucleo base da parte del coach, e poi alcune scelte poco comprensibili come il disastroso ma iper-pubblicizzato Shayok. Interessante nel finale aver dato una seconda chance al centro Jehyve Floyd, grezzo e presto accantonato dal Panathinaikos, ma fisicamente di un altro pianeta e se impara un po’ di pallacanestro vera…