
La Regular Season ha emesso il verdetto principale: chi è dentro, chi no.
1 – DIVISIONE 10/8. Avevamo immaginato che i conti per separare i 10 dagli 8 sarebbero stati possibili solo dopo l’ultima giornata, invece sono arrivati con un round di anticipo. La classifica avulsa separerà gli ultimi 3 per i PO diretti dai 4 del Play-In. Ci sono 4 squadre a 19-14, ma nemmeno lo ASM a 20-13 è tranquillo. Surreale la sua situazione anche per il calendario che nelle ultime 4 gli ha fatto incontrare le prime 3 della classifica (2 vinte). Ha un ultimo turno apparentemente morbido con l’ASVEL, ma abbiamo visto come un derby possa essere insidioso, soprattutto fuoricasa contro formazione reduce da una spazzolata (meno 36 a Vitoria). Dovesse perdere, Montecarlo ha confronti sfavorevoli con Barca e Real, entrambe più W che L all’ultima giornata. Le 19-14 sono dominate dall’Efes: ha lo ZAL al Rd 34 e lo possiamo considerare 5’ almeno come probabilità per una scommessa. Il Play-In meno rocambolesco potrebbe vedere emergere qualificate Barcellona come 8’ e Baviera come 7’, generando un tabellone di PO severissimo per le migliori. Se Fener-Bayern può essere considerato normale, che dire di un 1-8 come Pireo-Barca, per giungere a Pana-Real e ASM-Efes (Monegaschi forse favoriti ma a 50,01%, vedi pto 3).
2 – AWARDS “+”. MVP: non so decidermi. TJ Shorts ha la mia simpatia, un pizzico di affetto per seguirlo da tempi non sospetti, e ha dimostrato la sua manhood provando di appartenere al livello EL: anzi, di guidarlo. Nunn, tecnica dei premi stagionali alla mano, ha il posizionamento di squadra a favore. CoY: con una formazione decapitata dei 4 migliori, poi con giocatori che vedeva solo a Belgrado il giorno della gara, più defezioni e infortuni vari, Oded Kattash merita secondo me il premio. Per la seconda volta consecutiva: qualche grande potrebbe pensare a lui, ma il punto è che il Maccabi è già una grande, solo frenata dalla peggiore situazione logistica e ambientale della storia. DPoY: non sta molto in campo, tra infortuni e minutaggio gestito, ma vado con le sensazioni e dico Milutinov (oltre al fatto che mi sono stancato di Tavares). RoY: penso non sia possibile ignorare Theo Maledon, e che meriti una menzione d’onore Jaylen Hoard, talento scovato in EC dal Maccabi. MiP: il salto compiuto da Carsen Edwards, pur con i difetti di cui spesso abbiamo parlato, merita gli venga riconosciuto il titolo di giocatore più migliorato. 6th Man: con i minutaggi distribuiti, gli infortuni, gli esperimenti/ripensamenti degli allenatori, è difficile individuare un vero Sesto Uomo: un giocatore che non entra davvero mai in quintetto ma sposta gli equilibri è Shaquielle McKissick e gioca in una superpotenza, quindi è ancora più meritorio emergere. Nel prossimo Decalogo arriveranno gli Awards “-“, le delusioni dell’anno… preparate la gremolada.
3 – UNO SOLO …dei tre allenatori italiani procede dunque verso la post-season, il meno cantato. Non sono un fan appassionato di Banchi, ma dei tre è l’unico ad avere una qualità fondamentale nel gioco moderno: ha capito che la chiave è nella metà offensiva e opera di conseguenza. Gli altri due dicono di avere capito che il Gioco e i giocatori sono cambiati… però non agiscono concordemente alle parole. L’Efes aveva tenuto fede alla sua parte del patto non scritto di onorare ogni gara, favorendo Milano: è l’Olimpia a essere caduta. A proposito di offense: è vero che ci sono stati 5 mins in più, ma è difficile non notare come, in gara tirata, siano stati ben 6 i giocatori Efes in doppia cifra, col solito Bryant a comandare con 17 e, elemento positivo, nessuno dei 6 è Larkin o Beaubois. Sono 7 W in fila per i Turchi (attenzione: 3 di esse con scarto di 5 pti o meno) a 95 media. Viene forse trascurato il loro pacchetto di lunghi (Smits, Osmani, Poirier, Oturu): non luccicano, poco ma sicuro, però il Francese viaggia sostanzialmente in doppia cifra e nessuno di loro segna meno di 6.8 con ottime percentuali. Contro la Zvezda, per esempio, sono stati capaci di attirare ben 15 dei 23 liberi della squadra: il doppio delle guardie, quindi. Che destino pensare per Banchi ora? Le F4 non sono poi così remote. Una chiave è PJ Dozier, che ha medie 8-3-2, ma nelle 4 migliori gare (Pireo, Real, Partizan, Zvezda) ha 12-4-3: serve quella versione.
4 – NUNN & JAMES. Una W vs il Pana poteva significare, per lo ASM, terzo posto sicuro invece di qualche patema sul rimanere quarti. Purtroppo sono incappati in alcuni fattori negativi. Una serata iniziata con troppe palle perse (alla fine 10, meno del Pana, ma tutte all’inizio); una certa leggerezza nei momenti importanti: Okobo che va in iso per sbagliare un runner abbastanza improvvisato per il +1 dopo la rimonta da -17 a -1; il Nunn più letale della stagione (dettagli fra poco); il James meno efficace della stagione: 6 ass ma 2/14 dal campo. La differenza di giovedì tra Nunn e James segna, un po’ romanticamente, il passaggio di consegne tra un’epoca e un’altra della EL. Nunn: il Pana va a +17 su un suo canestro, lui smette di segnare e la squadra anche, per quasi 7 minuti tra 1’ e 2’ periodo; il Pana scivola da +17 a +1 finché non si rimette in moto Nunn. Che aveva avuto brani di gare con il 100% da 3, anche contro Milano per esempio, ma non aveva mai finito senza sbagliare triple: 5/5, più 9/12 da 2, più 5 ass e 37 pti con valutazione superiore allo score (43). I giocatori USA lo fanno: mostrare di meritare i soldi nella gara dopo la firma di un contratto, però se resta così per altre 6/8 partite…
5 – SACCHEGGIO? Bonzie Colson, Zo Brown, Wade Baldwin, Josh Nebo: il saccheggio del Maccabi manda 3 uomini ai PO (con ampie finestre sulle F4) e uno, sfortunatissimo, alla prossima stagione. Dal presente roster forse le altre franchigie pescheranno meno. Hoard, se vogliamo considerarla una fortuna, ha trovato meno titoli nella seconda parte di stagione per via di problemi fisici; Sorkin è emerso in maniera più decisa che nei 2 o 3 anni passati: giocatore solidissimo, infinita intelligenza; Blatt attira ma, alla fine, una “grande” trova sempre uno simile a lui con più fisico; il Lituano è andato bene ma pesa ancora il fallimento a Barcellona, quindi non ha molti clienti nonostante 12.5 con il 60% da 2 e il 36 da 3; Jimmy Clark III, pescato nelle retrovie israeliane, è, con le dovute proporzioni, un Errick McCollum: solo 7 gare ma subito 9.9 con 4 ass, 1 rec e un numero ragionevole di perse. Se tengono questi, se Kattash rimane, se il momento storico migliora, se riescono ad attirare qualche nome per innalzare il talento globale del roster… Sono molti “se”, ma l’orgoglio, la tenacia, il rispetto dimostrati dai Maccabei fanno intuire che, fuori dalla presente situazione, diventeranno più pericolosi ancora.
6 – THE ROTTER’S CLUB. In Italia: La Banda dei Brocchi (J.Coe). Contiene una delle più lunghe ininterrotte frasi della letteratura conosciuta: 13995 parole. Per rendere l’idea: un monologo simile a quello partorito da un altro Brit e reso celebre nella scena iniziale del film (omonimo) Trainspotting. Lo sfanculaggio gratuito e irrispettoso è inalienabile in Messina. Gesticolando e abbaiando nella solita maniera, mette in campo prima 4 Italiani e LeDay, poi 5 Italiani. Una cosa mai fatta nemmeno in campionato, probabilmente nemmeno in pre-stagione: e invece chiede ai 5 meno impiegati e più sfanculati (insieme a Dimitrjievic) di reggere l’immagine dell’Olimpia nel momento del naufragio, al terzo fallimento consecutivo su tre gare che erano da vincere. Per 6 minuti tra fine 3’Q e inizio 4’Q: meno 21, e lui zitto… meno 22, meno 25, e lui zitto; trattati come una vera banda di brocchi solo che, a differenza del romanzo, le parole sono state 0. Nemmeno uno straccio di TO per fargli pensare che, per illuderli che, li considera giocatori di basket. Non ha senso leggere le dichiarazioni pompose fatte a modo di manifesto programmatico: quelle sono sempre improntate al massimo rispetto, massima tensione eccecc, da parte di un allenatore. Mi piace riportare, corredate del vero effetto che fanno, le dichiarazioni post-gara del Trino, che sono meno “editate” e dunque più sincere. “…abbiamo perso Shields e a quel punto (cioè quello de: ormai non conta un c…) abbiamo fatto giocare (insinuando con il plurale che i suoi asst non siano al livello di don Abbondio e rag. Filini) i ragazzi (non i giocatori dell’Olimpia, i ragazzi della parrocchia in fondo alla strada) che rimanevano (se ne avessi avuti altri migliori, non avrei messo i ragazzi) come Bortolani, Diop eccetera (…eccetera….?!?!)”. Sono dichiarazioni che rivelano una totale mancanza di rispetto, peraltro già palesata da come li aveva mandati in campo e non considerati mentre giocavano.
7 – CONFERME & CAP. Sono arrivati i rinnovi: Punter e Nunn restano. Nunn con contratto faraonico, certifica di essere sulla stessa nuvola di Vezenkov; Punter con contratto migliorativo e decisamente alto anche se non fino a quella nuvola. Il valore dei giocatori non è l’unico motivo per questi rinnovi: sono le mosse di società attente nei confronti del CBS prossimo venturo. Come detto, più che un cap è un sistema di multe/tassazioni: quindi presenta una serie di condizioni per avere agevolazioni (aka scappatoie). Una è la possibilità di tenere fuori dal conto certi contratti: quelli per canterani giovani, quelli per giocatori da almeno 3 anni nella stessa società. Il terzo anno di Punter e Nunn sarà quello della piena entrata in vigore del regolamento. Due implicazioni. Una positiva: si privilegia la permanenza, dunque la programmazione invece del continuo ribaltare tutto. Una con risvolti negativi: meglio confermare Punter e Nunn (porteranno benefici fiscali), sconsigliabile provare a vedere se Edwards o Maledon possono essere meglio. Questo regolamento è una mutazione tipicamente europea di una norma NBA volta a facilitare le conferme di giocatori-franchigia (uno, non a numero libero…) e sconsigliare il tanking. La formula UE è negativa perché limita il mercato, già non infuocato essendo soprattutto un continuo riciclo di giocatori (in NBA per il ricambio c’è il Draft dalla NCAA, sempre più piena di Europei: L’Impero di Adam).
8 – CATAPULTA. Procida in versione catapulta vs OLY. Solo tiri (e un po’ di difesa), per il resto 0 di tutto, dai rimbalzi alle perse. Una interpretazione un po’ troppo letterale del ruolo di 3andD.
9 – MORGAN. Nel futuro della V-BO lui sarebbe meglio ci fosse. Non sono tutti TJ Shorts o Hifi, e l’adattamento dalla Eurocup non è stato facile. Però sta mostrando le sue qualità, che non sono poche. Con maggiore fiducia nel cuore anche il tiro da 3 migliorerà, perché sotto al 28%, come quest’anno, non è il suo indice di qualità. Nelle ultime 5 gare (tra cui anche il disastro di Belgrado CZ) ha 4.8 ass su 0.6 perse (pg ratio a 8) con 1.6 recuperi.
10 – EUROCUP. Ovvero: il miracolo di Jaka. In un certo senso potevo pensarci, mea culpa: riuscire a gestire le Semis e conquistare lo 1-1 avendo in pratica assente (se non dannoso) il primo realizzatore era un buon segnale in fondo. Infatti, appena Homesley si è acceso (19 pti), Gran Canaria ha assunto il peso specifico necessario per rimanere prevalentemente al comando nella decisiva trasferta a Istanbul. GC ancora in finale, dunque. Evento che non sarà tutto spagnolo: Valencia le ha prese, male e in casa, da Itoudis. Le cui guardie USA, Brown (22) e Blakeney (32), hanno imbucato 54 dei 94 dello Hapoel TelAviv; senza quasi assists (solo 2 da Brown) e con ben 7 perse combinate. Valencia è nella strana posizione di avere perso ma essere l’unica delle 4 semifinaliste certa di partecipare alla prossima EL. Magari con un coach diverso da Pedro Martinez. Per la finale, ormai il senso di colpa mi fa votare Lakovic.