
Nel punto 10 trovate il mio pronostico fino alla Finale.
1 – ANTIAWARDS. A-CoY: il nome si elegge da sé, le ragioni sono note ma verranno riepilogate. A-MVP: una sola parola, Willy. A-RoY: una lista di progetti andati male, naufragati anche alcuni miei tips di inizio anno: Admiral Schofield, Stanley Johnson, Korkmaz, Rayjon Tucker. A-MIP: Birutis è il contrario del concetto di miglioramento, nonostante qualche illusione; questo premio ha un nome: Trofeo Caleb Tarczewsky, di lui potevo indovinare anche il minuto e il secondo in cui commetteva il solito fallo nel solito modo con la solita faccia sorpresa. MUP (giocatore più sottovalutato…me lo ero dimenticato tra i premi positivi): Jaron Blossomgame, con menzione per Jabari Parker. MOP (più sopravalutato): Chima Moneke, che fa gran numeri, ma non sempre a favore della squadra o della W.
2 – 17 e 17. Nel 2020/21 Valencia e Baskonia rimasero fuori con (!!!) 19-15 e 18-16: fu l’anno in cui apparve chiarissima l’esigenza del Play-In e proprio Messina fu il primo, e di conseguenza uno dei più convinti, sostenitori della formula. Ci fu da aspettare, ma facciamo finta sia stato introdotto subito: 17-17 solo 3 volte su 6 ha/avrebbe garantito l’accesso a una forma di post-season. Lo scorso anno (V-BO e Efes) e nel 22/23: Zvezda e Efes ebbero identico bilancio, i Turchi finirono undicesimi. Il piolo su cui alla fine si è accasata l’Olimpia non è stato nemmeno gli scorsi anni una gran garanzia di non finire la stagione ai primi di aprile, e non può essere visto come un miglioramento.
3 – ULTIME TRE. Nelle ultime 3 stagioni, Milano ha terminato 15-19, 15-19, 17-17 (47-55, 46%), piazzamento 12, 12, 11. Flat, piatta, piccoloborghese. Nello stesso tempo, per esempio, Bayern e StellaRossa hanno terminato 13-21 e 11-23, ma poi sono arrivate al P-In dopo essere state a lungo 5’ e 6’: sviluppo, lotta, lampi. Il tracciato piatto di Milano è stato, a peggiorare le cose, ottenuto tramite costanti ricostruzioni. Rispetto al 20/21 la squadra dell’anno successivo aveva 8 nuovi su 15. L’anno dopo 9/17, poi 8/16 fino al 8/15 di quest’anno (ho tenuto sempre fuori dai conti i Suigo ed equivalenti). Ribaltoni conditi di scelte assurde: Shelvin Mack ritenuto un costruttore di gioco, insistere su Tarczewsky, Aaron White, pensare di obbligare Troy Daniels a difendere o a non infortunarsi, prendere controfigure di Biligha invece di tenerselo caro, Deshawn Thomas, Pangos (divinità celesti e marine…Pangos!!!) and counting. Increscioso anche inseguire assetti o scarti altrui: immaginare Billy Baron “il nostro Jaycee Carroll”, Brandon Davies diventato troppo loose e mandato via dal Barca… and counting. Oltre a ciò, altrettanto costante, il deprezzamento o maltrattamento di singoli poveracci, da Moretti a Dimitrijevic passando per Grant, Napier, Alviti, TLC, senza contare l’involuzione di Mannion. Il deprezzamento del patrimonio-giocatori è un problema: non sono pochi coloro che non vengono a giocare a Milano per via dell’allenatore. Anche se Milano sta diventando il parco giochi degli ingaggi.
4 – NON PER I SOLDI. Il denaro c’è, questa scusa deve cadere. Ci sono franchigie dai conti fumosi, nazioni con tasse meno gravose: vero, ma la proprietà fornisce un gruzzolo di sostanza. Però se si danno 750mila/anno su un quadriennale a Bolmaro (3MM, 6 con le tasse), è evidente che non sono spesi con senno. L’Olimpia deve rendersi conto di ciò che ha / è. Una squadra di medio/bassa classifica, con proprietà di fascia alta, monte-ingaggi di fascia medio-alta, facile preda di agenti e abbagli, con uno scouting mediocre, alto tasso di volatilità del patrimonio-giocatori, un allenatore vecchio e troppo impegnato a essere Trino. Squadre del genere non devono dare quadriennali perché, se Bolmaro diventasse Ginobili, non farebbe in Lombardia né il terzo né il quarto anno del contratto. In altri termini: meno Bolmaro progredirà, più si farà i suoi annetti comodicomodi piccoloborghesi. “Assicurarsi” un giocatore, partendo dalla situazione milanese, è un modo di pensare datato, esattamente come il Gioco e il Modo messiniani. Così, si scivola sempre di più. Nel 20/21 la squadra era pazzesca: in pg (il nodo di tutto: se hai 10, spendine anche 7 per una coppia di pg stellare, il resto arriva) governava Delaney che aveva alle spalle Rodriguez e quello scarso, in simile panorama, era Cinciarini. Questo declino non viene dal denaro a disposizione o dagli infortuni e nemmeno da un down del talento italico. Davvero pensabile che Alviti sia più scarso di Larentzakis? NO. Tutto questo nasce e procede dalle scelte di mercato e di gestione anche umana dei giocatori: avere affidato a Messina mansioni totali, complesse, esigenti in termini di tempo e impegno e conoscenza, è stato un errore. La proprietà non è esente da colpe, ma posso togliere il plurale perché il problema è uno solo. Enorme, evidente, ma sempre lì.
5 – PARIS BASKETBALL. Squadre migliori: sì; meglio piazzate: sì; con più tradizione: sì. Ma è l’oggetto prezioso di questa stagione. Una apertura di frontiere in ogni direzione. Non aveva senso che la nazione dominante in Europa fosse in sostanza senza la propria capitale negli alti livelli continentali, che dovesse ancora dipendere dalla campagna lionese e dal Principato (che in Ligue tutti odiano). In controtendenza con la parabola della città, che sta perdendo vitalità e abitanti (anche lì spinge, moltissimo, la gentrificazione di stampo turistico e la non sosteniblità dei prezzi di affitti e servizi), PBB ha portato un nuovo gioco, due nuovi allenatori, una nuova Stella, quasi due, e un gruppo che potrebbe anche disperdersi a breve. Due ghigliottine sulla testa dei Parigini. 1) Potrebbero non essere loro a ereditare lo spot per la nascente EU-NBA: Kahn ha zero a che fare con il fondo che governa il PSG. 2) Rapaci di mercato sorvolano giocatori e coach. TJ ha un gancio difficile da rifiutare in Catalogna dove vogliono anche Splitter, ma Malaga si è inserita, sempre per lui + coach: Malaga è FIBA, FIBA al momento è più NBA di EL, mai sottovalutare il richiamo del brand su un USA. Tyson Ward è merce finissima, non tra i primi nomi sul taccuino di Milano, ma dovrebbe esserlo: uno che sta zitto, migliora, lavora… SE posto nelle condizioni di farlo. Jantunen ha svegliato le coscienze di molti uomini-mercato: utile e duttile, ma voi aficionados lo sapete da tempo. Hifi? Qui ha meno mercato dei suoi compagni, anche perché è abbastanza noto il suo “prurito” NBA: ora che Iisalo potrebbe ereditare MEM a lungo termine…
6 – IL TRINCA. Ha avuto molti problemi, cominciando con il forfeit di Tyrone (secondo nome Tyrin, giuro) Wallace, episodio fumoso: tra 20 e 25 ottobre torna in USA, ventilando propositi di ritiro; a metà gennaio firma col Galatasaray. Wallace era la spalla ideale di Francisco: grosso (196 x 90), difensore, uomo tattico. Però anche Trinchieri appartiene a una tipologia di allenatori che non va più tanto in accordo col mondo. Sarebbe insieme gradevole e sorprendente vederlo restare a Kaunas: ha fallito non tanto nel risultato, ma nell’approccio all’elemento lituano. Ci sono giocatori difficili da collocare perché danno molto da un lato ma quasi nulla da un altro (Butkevicius), o capaci di fare infuriare i santi (Birutis): però il coach non ha saputo fare progredire Syrvydis, ha sfruttato poco Ulanovas (del cui talento non è possibile dubitare), e ha toppato clamorosamente con Iggy, basta guardare date, minutaggi e cifre. Brazdeikis è stato, oltre a Francisco, l’uomo-produzione dell’ultimo terzo di stagione (dal rd 24 in poi), …ma dopo essere stato ignorato per i due terzi prima.
7 – I LEGGERI. Questo Decalogo ha virato decisamente verso il tema: allenatori. Il sergentone e il sacrestano della D-Fence non vanno proprio più. Detto in termini banali, ora serve essere preparati e “carini”, come se il bastone fosse carota e pure caramellata. In Italia abbiamo tre esempi: Galbiati, Poeta, Vertemati. Conosco il terzo, quindi non parlerò di lui. Ma ho visto Galbiati partecipare a più puntate di podcast, una addirittura dai mercatini di Natale di non so dove, si era portato dietro Niang perché “così fa un giro e si distrae un po’…”. Immaginate Messina fare una cosa del genere, o definire “idolo” TJ Shorts, o fare velata ammissione di tifare Pireo? Al ritorno in palestra, però, non viene sopraffatto dai giocatori, anzi. Tutto questo non è solo derivante dalla diversa età, dall’essere cresciuti in un certo mondo invece che in quello precedente: è anche questione di studio delle relazioni, di talento relazionale, di lavoro su sé stessi. In EL sta per tornare Itoudis, che leggero non è, ma Kattash e Splitter, Calles, forse Lakovic, e prima o poi penso anche Galbiati stanno percorrendo una strada che porterà I Leggeri a essere maggioranza. Leggero per naturale mitezza è Sfairopoulos: ha raggiunto l’obiettivo anche lui.
8 – BOLOGNA. Ci sarà da mettere mano alla borsa, per ricostruire il roster, ma la V-BO ha ricevuto l’offerta per le future 3 EL. La situazione è decisamente meno pericolante di quel che sembri, e torno a un grande problema della Virtus: la incapacità nel comunicare, rivelata anche nei dettagli più banali e superficiali. Zanetti, a prescindere da percentuali di ownership eccecc, non è rassicurante né per eloquio né per aspetto quando parla: serve una faccia. Non un genio, una faccia. In ogni caso il senso della annunciata volontà di “trattare” sui 5 MM necessari per 3 iscrizioni è quello di spalmare il pagamento oppure di strappare un anno. Come? In una lega privata i modi sono mille, banalmente suggerisco: 2 bienni al prezzo di 3 anni, con il rischio di impresa di venire messi da parte dopo due stagioni, ma anche uno stimolo per attrezzarsi al meglio e portare a termine un investimento che diventerebbe estremamente positivo. Non sottovaluterei nemmeno l’aderire alle condizioni di ECA, però con una NBA-escape dopo ogni anno se il progetto silveriano dovesse rivelarsi oltremodo remunerativo. Nel futuro della V-BO c’è Niang, c’è una nuova falla dietro Toko (a fine stagione Polonara out, Grazulis lo è già e Akele non basta) e Belinelli ha avuto 0 mins vs il Barca per dare una dimensione al vuoto che esiste da Natale 2023: una combo con punti e fisico, non solo per “finire la stagione” ma anche in vista della partenza di Cordinier; serve un terzo (o primo…) lungo e una pg classica per sia rilevare che affiancare Morgan e Pajola. Sono in tutto 5 uomini, non la luna. Venerdì al Palau c’erano Lorbek e Fucka, mancava il terzo sloveno-bolognese del ruolo, Smodis. La lacrima è consentita.
9 – NUOVO MARKETING. Grecia, Slavonia, Israele, Turchia saranno quasi totalmente fuori dalla prima EU-NBA? La EL ha immediatamente adeguato il proprio messaggio: siamo noi che preserviamo le radici della europeità dei cesti. L’attesa è l’atteggiamento più diffuso tra i membri, fondatori e non, di ECA rispetto alla questione NBA (il Decalogo dedicato bis è in lavorazione), ma l’entusiasmo è in calo. Solo il Real è schierato a favore della nascitura, il che implica anche il Barca lo sia o lo diventi, perché il cassiere non accetta di rinunciare a uno o cinque altri Clàsicos (ma la noia…?). La fascia orientale è con ECA. Ma in realtà poco importa: la NBA nel 1980 aveva 22 squadre, Chicago era nel West e Houston nell’Est; il panorama cambia, si evolve: chi siano stati i primi verrà ricordato a malapena quando ci saranno 34 squadre nella EU-NBA.
10 – E ADESSO… (Dico tutto così avete almeno tre Decaloghi per prendermi in giro). La più alta tradizione e la più feconda novità: nemmeno nella finale vedo un confronto più bello di Real vs PBB, 10 gg fa vinse Madrid di 1. Non riesco a immaginare la Zvezda uscire dal SAP Garden vincente. Il Pireo spera che il Real vinca subito, in modo che sia 7’ e diventi affare del Fener; nel caso, Bayern divorato dall’OLY e Jasi fuori dalle F4. Pana-Efes è roba passionale, viscerale, romantica compreso lo scontro tra passato e presente di Ataman: rileggete gli aggettivi e saprete come Banchi non abbia speranze. Incredibile, assurdo, ingiusto, deprimente: Penarroya alle F4. Ma non in finale: quella sarà solo Grecia, e Galbiati sarà felice.