Il Panathinaikos torna sul trono al primo tentativo.
1 – SEMI 1. Fener distratto e incostante, emotivamente non pronto al palcoscenico. 4 palle perse nei primi 6 possessi: 3 da chi in teoria dovrebbe essere il nocchiero, Calathes. Jasi non ha commesso errori gravi, ma è stato tradito da chi lo aveva portato fino al momento decisivo. Calathes insufficiente nonostante 9 rimbalzi, Biberovic immaturo e Guduric impreciso e con più perse che assist. Forse il coach lituano si è mostrato cocciuto solo nel perseverare nella non eccessiva “simpatia” per Dorsey, che ha avuto solo 9 mins. Grande handicap dovere constatare che Motley, pur provato in quintetto, non era ancora guarito dal problema al polpaccio. Ataman si è aggrappato al quintetto (80% dei pti, 67% dei rimbalzi, 55% degli assists), non ha trovato Sloukas (1/5 dal campo, 2 perse) e ha deciso di risparmiarlo dandogli solo 17 mins. Decisione che costruirà la W in Finale.
2 – SEMI 2. Pireo non pervenuto, il Real chiude la gara nel primo quarto ma, in realtà, è OLY stesso a dargli le chiavi. Quando già erano sotto 16-8, ma c’erano ancora 35 minuti da giocare, i ragazzi di Bartzokas hanno lanciato il Real con due sciocchezze identiche in attacco, simbolo di quel che era e sarebbe continuata a essere la gara. Da rimessa dal fondo, 14 secs pieni nel possesso, tiro da 3 alla prima ricezione, ferro: suicidio di una squadra che trova il meglio quando rumina i possessi. L’azione ancora seguente avrebbe visto Papanikolaou mettersi nelle fauci di Tavares con un tentativo morbidissimo di floater. E nonostante gli anni, quando il Papa è fuori centro, OLY non viaggia. Nel resto della gara Williams-Goss e McKissick proveranno delle pezze, Peters giocherà una gara ammirevole (23+10, 5/6 da 3), ma il Real non perderà mai il controllo. Una sicurezza che, forse, contribuirà a generare la confusione alla prima difficoltà, rivelatasi fatale in Finale.
3 – SCOSSA. In Finale, e in negativo per il Real, la scossa è arrivata dalle guardie. I cambi di Campazzo, Chacho e Llull, sono sempre stati il maggiore e più evidente punto debole del Real: confermati dal -33 di plus/minus messo insieme dai due super (troppo) veterani spagnoli, mentre l’Argentino è andato in pareggio. Certo complice qualche immondizia arbitrale, Mateo è però andato in totale confusione nel gestire i precoci problemi di falli, iniziati con Tavares e proseguiti con Poirier e Campazzo. I 48 mins tra Llull, Rodiriguez e l’ultimo Rudy della carriera sono eccessivi: non solo per il fatturato relativo ma anche per l’impatto fisico irrilevante e per il tempo cui quei minutaggi hanno condannato Hezonja a giocare da 4. Nell’arco di due periodi (il 1’ e il 3’) il Real ha registrato il meglio e il peggio dello score in singolo quarto nella stagione: 36 e 7, il peggio arrivato dopo a condannare i Blancos.
4 – SONNO. Il grande sonno di Mateo si è espresso negli zero minuti di Abalde in una giornata di problemi dei falli dei lunghi e nei 4 mins soltanto concessi a Causer in giornata di problemi di falli/rendimento delle pg. A parte il quintetto a Ndiaye (già successo in semifinale e in passato) non ha saputo uscire dai binari più consueti, mentre dall’altra parte…
5 – ATAMAN. Il livello di gradimento (anche reciproco) di Ataman verso Vildoza è del tipo: preferisco infilarmi aghi nelle pupille. Eppure, in problemi di falli con Nunn e quindi di rotazione delle guardie, non ha esitato a mettere dentro il reprobo (che ha messo anche 1/1 da 3), né a concedere solo 6 mins a uno dei suoi preferiti, Grigonis. Altri indici della sua superiorità? L’uso di Mitouglu da 5 quando Mateo non riusciva a contemplare di usare Abalde nemmeno un minuto, la gestione dei cambi attacco/difesa fin dai minuti centrali del secondo quarto con gli ingressi del blitzer Kalaitzakis, e soprattutto il TO chiamato a 4 mins dalla fine quando il Real era tornato a -3. Si era 79-76, da quel momento sarà 16-4 Pana e il cappellino CHAMPION sulla testa del coach turco sembra null’altro che ovvio.
6 – SLOUKAS. Solo Jasikevicius ha vinto con tre squadre, ora si aggiunge lui. Pireo, Fener, Pana. Il mago d’oriente ha colpito con una performance che sembra emanare direttamente dal suo mentore Spanoulis: 2/2 da 2, 4/4 da 3, 8/9 ai liberi e MVP delle F4 nonostante una semi negativa. Proprio lo 0/3 vs il Fener rendeva altamente probabile il 100% della Finale.
7 – 5 MINUTI (BILL MURRAY). I primi 5 minuti della Finale sono stati i più gradevoli dell’ultimo atto degli ultimi 10 anni: “merito” anche di due semis non tiratissime. Nelle edizioni precedenti, infatti, le gare del venerdì avevano prosciugato le squadre vincitrici, rendendo le varie finali una gara di sopravvivenza a chi centellinava più e meglio le energie. Il dato della relativa difficoltà delle semifinali non era sfuggito a un grande, occulto, esperto di basket: Bill Murray. L’attore del Giorno della Marmotta e Lost in Translation è un grande tifoso Celtics, amico di Vic Groubeck e non inascoltato quando dice “occhio a quel giocatore”. Si porterà qualche consiglio dietro?
8 – SALESMAN. Chi da Llull viene ferito, su e alla Llull si rifarà. Lo scorso anno il Partizan fu eliminato dal Real per una magata attoriale e di pubbliche relazioni messa in opera dallo Spagnolo, che iniziò la rissa con Punter ma non ne venne punito, anzi. Lessort era in quel Partizan e ha imparato la lezione. Ha venduto alla grande ogni contatto: riguardate la partita e contate quante volte lo vedete per terra, con i capolavori del quinto fallo sia di Poirier che di Campazzo. Andato parecchie volte in lunetta vittima di un tentativo di Hack-a-Matthias, ha risposto con 7/10.
9 – PROFONDO. Quanto profondo può essere il regno di questo Pana? Una competizione in cui sono passati 9 anni tra gli ultimi due repeat (Pireo poi Efes) sembra sconsigliare il concetto di dinastia, ma il Pana presenta un caso particolare. Non sono tanti i “progetti” che arrivano a bersaglio al primo anno: questa stessa stagione ci offre anche l’esempio del fallimento, con la Zvezda. A Oaxa hanno il coach perfetto, soldi abbondanti (con la tara da fare ai bilanci di Greci e Turchi…), potenza politica, e una struttura di squadra ideale con 3 pg di altissimo valore (più quello che arriverà al posto di Vildoza), un centro dominante e un 4 che sa sparare da 3. Ritoccare i difetti o i vuoti non è mai semplice ma, in simile scenario, è meno complicato che altrove.
10 – ORECCHIE. Lo scorso anno (Partizan) Punter e LeDay arrivarono a un soffio dalle F4 e se ci fossero arrivati… Quest’anno Grant e Mitouglu sono Campioni. Sono 4 giocatori e 3 situazioni di addio differenti, ma addio sempre allo stesso luogo, e sempre per andare a stare meglio. Fischiano le orecchie?
BONUS TRACK. I tifosi di Madrid erano nettamente inferiori di numero alla Uber Arena, superati anche dagli ex cestisti lituani contati alle F4. Maciulis, Karnisovas, Kaukenas, Javtokas, Jankunas… oltre alla ovvia presenza del CEO Motiejunas. Meglio pochi che violenti: scontri a Berlino tra i tifosi del Pana e quelli sia del Pireo che del Fener. A parte le (ovviamente inutili, sarà sempre così) parole di disdoro verso certa gente e certi comportamenti, resta un brutto fallimento organizzativo della ECA, e anche del modo in cui ECA si è preoccupata di mettersi in relazione con le autorità di pubblica sicurezza della città tedesca.