Non il detergente, ma un posto che ho conosciuto durante i mondiali del 2014 e che avrei voluto ri-conoscere (nel senso di un’altra volta) anche per le Olimpiadi, ma si vede che per un motivo o per l’altro io e le Olimpiadi, lavorativamente, non andiamo d’accordo. E’ successo nelle due precedenti e in quelle invernali… Pazienza. Così me le sono guardate per benino in tv, grazie anche ad un piede gottoso che non mi ha dato alternative.
Da tifoso italiano: bene ma non benissimo. Troppi quarti posti con tanto di punto interrogativo da giurie “oriented” (o disoriented…). Da tifoso televisivo: meglio la App Rai che i collegamenti: poco coordinati, spesso scollegati, si vedeva la disabitudine a gestire un evento con tanti contenuti differenti e soprattutto si percepiva una fatica esagerata nel gestirne i tempi. Inoltre poche informazioni su chi faceva che cosa e quando lo avrebbe fatto. Scelte di sport a volte discutibili, tanto da generare idee ed ipotesi sui motivi delle scelte. La scelta di uno studio in “realtà aumentata” poco condivisibile, quello con la scrivania/occhiali giallissima, brutto come tutti quelli che usano questa tecnologia, quale che sia la rete che li manda in onda… Poi le conduzioni: qui si può scrivere un libro. La Rai ha una gamma completissima di giornalisti che va da dei grandi professionisti a faccioni riempi video (o audio). Tutti rigorosamente lasciati a se stessi. La sensazione è quella che non ci sia stata, da parte delle varie direzioni, una linea comune al di là del “tu fai questo e lui commenta quello…” Ripeto, è una sensazione, magari è frutto della gotta, chi lo sa, però la vecchia citazione Andreottiana ti mette sempre il tarlo.
Da regista spettatore: a parte un abuso di spidercam o similari, non si sono viste magate particolari, anzi. Spesso c’erano scelte discutibili, vedi l’uso nel volley del braccio al posto della tradizionale 90°. Tra l’altro se fosse stato usato correttamente non ci sarebbe stato nulla di male. Ma usato al contrario forse si! Spiego: il volley, a parte la ripresa tradizionale laterale, ne ha un’altra funzionale al gioco live, quella, per semplificare che richiama quella del tennis, sull’asse ortogonale del campo. La conditio sine qua non è che sia sufficientemente alta da leggere tutte le linee del campo e che il net della rete non si sovrapponga a queste. Se usi il braccio partendo dall’alto per scendere a terra, ci sono ottime chances di non vedere dove va a finire la palla. E se lo fai spesso ti attiri le maledizioni di chi guarda… Poi sono anche stato solidale con i miei colleghi che lavoravano sugli sport acquatici (che prevedevano riprese subacquee): prima l’acqua opaca e verde, poi azzurra e non trasparente, poi poco alla volta sempre meno opaca, fino agli ultimi giorni quando le gare volgevano al termine e quindi…
Adesso abbiamo quattro anni sino alla prossima Olimpiade: Giappone, tecnologia a manetta… Vedremo