Il pubblico Virtus, si sa, è abituato decisamente bene quantomeno a partire dagli ormai lontani anni ’80. Schiere di grandi campioni sono infatti passate dalla Bologna bianconera portando spesso in dono trofei e comunque sempre una bella dose di spettacolo. Se a questo aggiungiamo la frenesia del volersi rilanciare dopo qualche anno “buio”, il grande slancio emotivo e finanziario della nuova proprietà ed il tipico vizio del tifoso italiano del “tutto e subito”, è facile capire come dopo la firma di Milos Teodosic un’ampia fetta di pubblico si aspettasse di leggere altri nomi di primissimo piano europeo. Nonostante il ricco mercato di queste settimane si leggono infatti sui social molti commenti non del tutto positivi, se non addirittura critici in alcuni casi. Al di la dell’ovvia considerazione per cui giocatori di primissima fascia non intendono sacrificare l’Eurolega per la sorellina minore EuroCup, è utile capire che nel basket i numeri contano ma non sono tutto e che fare mercato solo sulle statistiche può portare a madornali cantonate. Non solo, riempire una rosa di tantissime “prime donne” o di giocatori solo perché “eccellenze” nel loro ruolo, il più delle volte porta a disastri tecnici. Il Basket è, se vogliamo, equiparabile ad una partita a scacchi, seppur con molte più variabili “impazzite”, che si gioca su tanti fronti strategici e di volta in volta sarà più utile avere un “pedone” od un “cavallo” al posto e momento giusto che non una bellissima ma poco utile “Regina”.
Esempio eclatante la Milano della scorsa stagione: tanti, tantissimi fuoriclasse: tituli (per dirla alla Mou) 0. Tornando indietro nel tempo si possono additare gli esempi del Limoges o dello Zalgiris campioni d’Europa: meccanismi perfettamente oliati e capaci con organizzazione e tattica di affondare team pieni di campioni affermati. La Segafredo lo ha capito, ha investito su un allenatore e la sua idea di Basket, non per forza vincente, ma chiara e percorribile. Su questa falsariga ha inserito un fenomeno assoluto (non a caso in cabina di regia) come Teodosic ed ha poi completato il roster non con nomi o statistiche, ma con caratteristiche, ben precise ed affini alla logica del coach Serbo. Scorrendo i nomi le prime cose che saltano all’occhio, oltre all’esperienza europea, sono la fisicità e la duttilità dei giocatori: Gamble (208 cm, 113 kg) e Hunter (203 cm, 98 kg) rocciosi difensori e discreti rimbalzisti, ma allo stesso tempo veloci ed educati attaccanti nel colorato, soprattutto se serviti in pick ‘n’ roll dalle mani sapienti di un certo Teodosic. Da non sottovalutare poi Ricci, in fase di forte crescita e capace di adattarsi come pochi alle diverse situazioni di gioco, magari non eccellendo in nessuna voce statistica particolare ma portando mattoni importanti in tutte. Arrivano poi Weems (198 cm, 100 kg) e Gaines: altri due giocatori “di sistema” come a molti piace dire. Il primo con punti nelle mani, presenza a rimbalzo e grande abilità difensiva, il secondo specialista d’attacco in uscita, presumibilmente, dalla panchina in attesa del secondo Nikolic (Aleksej). Nelle idee della società c’è poi spazio per un ultimo innesto, non certo meno importante: piace molto Prepelic in uscita dal Real Madrid ma le sirene d’Eurolega per lui non mancano.
Insomma, gli ingredienti per avere una Virtus bella ed al contempo operaia, cioè in grado di soffrire e costruire gioco in ogni situazione ci sono; i conti si faranno come sempre alla fine, ma sognare si può, anche senza pretendere di avere un roster da NBA.