Dove eravate quella sera di fine estate del 2004? Non raccontate fandonie, sappiamo tutti che eravate inchiodati alla poltrona, guardando la finale olimpica di pallacanestro tra l’Italia di Recalcati e l’Argentina della Gerenación Dorada, vicecampione del mondo in carica e ricca di giocatori visti ed apprezzati proprio dalle nostre parti.
Una partita senza storia, l’Albiceleste subito padrona delle operazioni contro una Azzurra troppo stanca dopo aver speso tutte le sue energie in una epica semifinale contro la Lituania. Eppure quella sera di fine estate ad Atene nessuno percepì quella medaglia d’argento come una sorta di occasione mancata o come una sconfitta bruciante. La medaglia al collo dei nostri ragazzi, al contrario, era fonte di giustificato orgoglio. L’argento olimpico pareggiava idealmente i conti con Mosca 1980, con la sostanziale differenza di aver giocato però un’Olimpiade con tutte le migliori Nazionali presenti – nei Giochi moscoviti mancò la rappresentativa statunitense che aveva boicottato la kermesse in segno di protesta per l’invasione sovietica dell’Afghanistan.
Ad Atene invece gli americani c’erano, e non certo in versione collegiale: LeBron James, Tim Duncan, Allen Iverson, Dwayne Wade, Carmelo Anthony, Amar’e Stoudemire, Stephon Marbury erano le stelle di una formazione che non era più il Dream Team ma che, a parte la defezione di Kobe Bryant dovuta soprattutto agli strascichi legali della vicenda del presunto stupro in Colorado, presentava il meglio che la NBA potesse schierare… (a cura di Federico Bettuzzi) Continua a leggere su Basket Story #39
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