Prima delle loro straordinaria impresa, la Sardegna sportiva aveva gioito per un altro epocale evento: lo scudetto conquistato dal meraviglioso Cagliari guidato in panchina da Manlio Scopigno e sul campo da Gigi Riva nel 1970. Quarantacinque anni dopo, la Dinamo Sassari regala al popolo sardo un altro indimenticabile tripudio. Il 26 giugno del 2015, espugnando dopo una entusiasmante Gara 7 il PalaBigi di Reggio Emilia, la compagine allenata da Romeo Sacchetti conquistò il suo primo tricolore. Lo scudetto mise il sigillo ad un’annata indimenticabile, segnata dalle affermazioni in Supercoppa ed in Coppa Italia.
Giacomo Devecchi ha difeso i colori biancoblu’ dal 2006 al 2023. Le fredde cifre parlano di oltre 800 presenze complessive, ma non spiegano appieno l’abnegazione ed il senso d’appartenenza di Jack, che attualmente ricopre la carica di general manager della Dinamo. L’applicazione messa nel difendere gli valsero il titolo di “ministro della difesa”. Nel corso degli anni ha affinato il tiro, riuscendo ad essere molto insidioso dalla media distanza.
La pallacanestro è una questione di famiglia. Come è nato l’amore verso la palla a spicchi?
«Vittorio Gallinari, tra gli uomini di punta di quella Olimpia Milano che negli anni ottanta dominò la scena italiana ed europea, è mio zio. Inoltre anche mio fratello ha giocato a basket. Come vedi gli esempi e le fonti di ispirazione in famiglia non mancavano di certo. Il mio primo sport fu il nuoto, che però non mi entusiasmava. Dal momento che ad otto anni ero già più alto della media, sorse spontaneo avvicinarmi alla pallacanestro. Scelta dalla quale ho tratto notevole gratificazione, che però al contempo mi ha tolto una parte significativa dell’adolescenza. Infatti, mentre i miei coetanei impiegavano il proprio tempo divertendosi, io sgobbavo in palestra. Sia chiaro, sono felicissimo di quello che ho fatto nella vita”.
Dopo la trafila nel settore giovanile dell’Olimpia, seguita qualche apparizione in prima squadra, la carriera decollerà a Montegranaro. Quale il bilancio del biennio alla Sutor?
«Un bilancio eccezionale, non soltanto sotto il profilo dei risultati raccolti. Qui ho conosciuto persone accoglienti, che mi fatto sentire subito a casa. Sono trascorsi vent’anni da quando arrivai in questo bellissimo posto, eppure coltivo ancora molte amicizie legate a quel periodo”. (a cura di Gerardo De Biasio) – Continua a leggere su Basket Story #38
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