Nove giugno 2024: è una data speciale per Trapani e per la Sicilia. È la serata in cui al PalaDozza di Bologna la formazione granata allenata da Andrea Diana vince gara4 di finale e ottiene la promozione in LBA, rimettendo l’isola all’interno della mappa geografica del massimo campionato nazionale maschile. Sarà la seconda volta per la città delle torri, già apparsa all’inizio degli anni ’90: all’epoca la formazione granata militò in A1 per una sola stagione, per tornare subito al piano di sotto e poi avviare una spirale negativa composta da indebitamenti, sparizioni, rifondazioni, retrocessioni d’ufficio e risalite.
Una storia tormentata, dunque. Un po’ come quella della Sicilia con la pallacanestro. Che nell’isola la passione bruci più del solleone nelle giornate agostane, è palese. Così come il fatto che, rispecchiando un tradizione tutta italiana, il basket abbia messo profonde radici in provincia – Trapani, Capo d’Orlando, Ragusa, Barcellona Pozzo di Gotto, Agrigento – mentre nelle grandi città il movimento abbia sempre faticato. A Palermo le rovine del Fondo Patti sono anche il simbolo del fallimento di un territorio che non riesce a difendere lo sport oltre alle strutture: quel magnifico palasport durato il tempo di una tempesta (o poco più) è, da anni, l’emblema della italica inadeguatezza a valorizzare ciò che la passione coltiva e che richiederebbe managerialità oltre ad investimenti. E dire che basterebbe così poco, a volte, per dare sostanza ai progetti partiti dal basso… ma a volte i sogni più belli si spengono in fretta anche in quell’isola così bella, soleggiata, dove il profumo delle zagare si mescola con il vento salmastro che arriva dal mare, dove i segni delle dominazioni del passato (cartaginese, greca, romana, normanna, araba, spagnola) hanno formato un lascito culturale incredibile ed imponente (a cura di Federico Bettuzzi). Continua a leggere su Basket Story #37
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