Stanotte c’era uno scontro di vertice nella Eastern Conference: se non si fosse infortunato in nazionale, avrebbe giocato anche il Gallo.

ATLANTA, GEORGIA, USA. Stanotte confronto di alto livello tra N.1 della EC (e della NBA) e N.3 dell’Est. Città di incroci avvenuti e mancati: ATL è la città natale del Celtic Jaylen Brown, e l’ultima franchigia prima dei Celtics per Danilo Gallinari attualmente infortunato. BOS ha vinto agevolmente una gara che potrebbe risultare significativa nel futuro della loro stagione. Vincere di senza avere la prima e la seconda opzione in pg (Smart e Brogdon) contro una formazione che ha nel back-court due AllStar (Trae e Murray) non è banale. Per chi ha l’età sufficiente a ricordare (chi non l’ha può sempre studiare, non è vietato…), questi Celtics stanno diventando sempre più simili alle versioni di metà anni ’80 (diciamo 1984-1988). Un allenatore di cui si parla ma poco ingombrante e molto efficace (à la KC Jones), una dotazione di stelle ma soprattutto un roster profondissimo in cui emergono somiglianze da notare; per esempio tra Sam Hauser e Scott Wedman, o Payton Pritchard e Jerry Sichting. MiniPP in particolare era stato il principale sacrificato dall’arrivo di Brogdon: i suoi minuti erano crollati, ma ha saputo rendere non appena necessario (10.25 di media e 43% da 3 nelle ultime 4 gare, le uniche con minutaggi superiori ai 15). Un’altra analogia arriva con il 2008, roster in cui il numero 11 delle rotazioni era PJ Brown, mentre in quello attuale è Blake Griffin: glassa sul donut. Stanotte la panchina dei Celtics ha fruttato 45 pti (Kornet e Hauser 15, Pritchard 14), mentre il back-court titolare di ATL è stato, nonostante le assenze biancoverdi, livellato a un plus/minus di -34. Marcus Smart (fuori almeno una settimana) è al career-high in ass/gara con 7: al suo posto D-White ne ha dati 10. Profondità e difesa, triple (21/46, 46%) e aggressività: nonostante il pasticcio-Udoka questi Celtics hanno trovato una via.

GEORGIA, EUROPA. Secondi dietro la Spagna in un girone con Islanda, Ucraina, Olanda e Georgia. Vittoria di 1 pto facendosi rimontare l’impossibile (assenza di gestione dal pino, drammaticamente) + venendo graziati da una no-call su scivolata-passi di Pajola, che ha poi buttato nel wc due liberi + contro la Georgia il cui top-player è appena tornato a giocare dopo infortunio e aveva giocato 36 ore prima in EL. Tutto questo viene definito “eroico”. Io non lo definisco tale, e definisco patetici i media italiani, e tutti quelli che concordano con: la definizione + il comportamento della squadra e dello staff dopo la scampato pericolo (rotolamenti imbarazzanti per uomini adulti) + i ringraziamenti a Petrucci.

BANCHERO. Il ragazzo dallo stato di Washington sta conducendo una delle migliori rookie season del nuovo millennio. 23.5 + 8.5 + 3.5 i suoi numeri. Ovviamente è ri-cominciata la manfrina sulla sua adesione ai destini di Azzurra. Solo una cosa da tenere a mente: ogni minuto che dedicherà alla nazionale italiana sarà un minuto rubato alla carriera, quindi, dovesse giocare, nasi bassi e ringraziare e stop.