L’esordio dei Mavs alle Finals è durato pochissimo.
FINITA. La gara era finita al doppiaggio operato dai Celtics: 58-29 e mancavano 28:08 alla fine. Il trentello o quasi, non meno, è la misura della tranquillità nella NBA odierna, ma era anche l’osservazione del comportamento delle due squadre a dire che la partita non esisteva, se mai lo era. I Celtics hanno preso il largo in 50 secs (1:40 – 0:50) a fine primo quarto, con tre triple e due difese che hanno portato il loro vantaggio da 8 a 17. La prima di queste triple, spero ricordiate la foto del precedente articolo sullo schieramento 5-fuori di BOS, ricavata dal cambio ideale per i Celtics: blocco centrale che porta il centro avversario (Gafford) su Tatum. Quel canestro da 3 è uno dei simboli della tattica biancoverde, che, per quanto mobili siano i centri dei Mavs, rende davvero pesante la distanza a cui i big-men devono difendere o quella che devono recuperare per tornare al ferro. In termini di rischi corsi da Boston, non tragga in inganno il recupero in singola cifra di svantaggio operato dai Mavs.
POLONARA. Credo che la cifra sia stata 0/22: durante l’ultimo campionato mondiale i tiri da 3 di Polonara, capitato in uno slump come probabilmente mai in vita sua. Nella stessa situazione (1/18 dal 13 maggio) era finito Sam Hauser, uno dei migliori tiratori da 3 percentualmente nella RS 23/24. Il tappo si è tolto per chiudere la triade di tiri da 3 che hanno fatto decollare i Celtics. Il tempo di gioco di Hauser dipende ovviamente dall’apporto offensivo, ma non è importante solo per quello. Se riesce a tenerlo in campo, Mazzulla può avere benefici anche dall’atletismo non indifferente e, a primo occhio, inaspettato: Hauser non è, insomma, come Korver o, nella NBA di oggi, Sam Merrill.
PORZINGIS. 20 pti in 21’, ma in realtà si devono dipingere con più enfasi i 18 in 13’, con 3 stoppate nei primi 11’. 2/4 da 3 e le due imbucate da metri 9.20 (30 piedi). Il dato non è elemento circense, ma fondamentale nelle spaziature sulle quali i Celtics costruiscono le loro impressionanti stat offensive. In stagione (RS+PO) 48 gare vinte di 20+, di queste 19 vinte per 25+, il +17 at the half in questa #1 delle Finals è il divario maggiore all’intervallo nella Storia. Non era indifferente, ma anzi era pesante, come detto da tempo su queste colonne, l’assenza del Lettone per i Celtics: Off e Def. Bene ha fatto Mazzulla a farlo partire dal pino e tenerlo in panchina non appena la gara era stata messa al sicuro.
JAYLEN vs PJ. Non che i due siano avversari “diretti”, ma la loro comparazione fisica apre lo scenario di un paio delle difficoltà incontrate da Jason Kidd e i suoi Mavs. Brown è 199 x 102, è una sg che nella organizzazione di BOS gioca da 3; PJ è 201 (ufficiali, ma gli stanno facendo un favore) x 103 e nei Mavs gioca da pf anche se è un 3 senza grande mobilità offensiva, fondamentalmente un 3-and-D che attende soprattutto gli scarichi. Queste differenze dipingono due squadre a trazione completamente opposta: per BOS ogni giocatore dei 7 più impiegati (inserendo anche Pritchard) è un creatore di gioco; DAL è sottodimensionata SENZA che la minore taglia porti, come spesso altrove accade, una maggiore mobilità e creatività. Questo nodo, solitamente molto ben gestito dai Mavs, è emerso in maniera “tragica” in #1 delle Finals. NB: Brown ha terminato con 3 stoppate, sarebbero state 4 ma una è stata contata come deviazione di un lob (in realtà era già nelle mani di Jones Jr che provava a schiacciare).
LUKA & KYRIE. Doncic è stato derubato del pallone due volte in meno di 8 mins di gioco tra fine primo e inizio secondo quarto, sempre da Jaylen: non credo gli sia mai accaduto in carriera, nello stesso span di tempo. Ha servito un solo assist. Ha protestato pochissimo (rispetto la media). Nonostante la enorme esperienza, di chi ha giocato nel Real a 16 anni e vinto come elemento alfa un Europeo a 19 anni, ha sentito l’impegno, e, ovviamente, anche la difesa di BOS. Un modo di difendere che Luka non ha mai incontrato in questi PO: 5 uomini (soprattutto con Horford in campo) in grado di inseguirlo almeno per due palleggi, annullando sia il suo 1 vs 1 che la possibilità del lob per le schiacciate di Gafford e Lively. Bisogna ripeterlo: un – solo – assist. Kyrie, che è un superbo N.2, è piano piano naufragato mentre capiva che il suo N.1 era off. Dopo un buon inizio anche a livello di %, Irving ha marciato progressivamente verso i margini della gara, terminando con 2-12 dopo il buon inizio.
GAFFORD & LIVELY. Il rookie-maravilla non ha mai avuto una chance: troppo campo da coprire, è stato punito in maniera evidente su un possesso di Porzingis che lo ha aggirato dal palleggio; 5 falli a fine 3’Q con soli 14 mins di gioco. Annullato, non ha potuto sprigionare nulla dell’energia che ha portato in ogni gara dei Mavs nei PO. Gafford, meno deficitario per numeri, è stato tuttavia, anche lui, riportato indietro di sei mesi, quando non faceva nulla sulla panchina di Washington. Preso di peso dal gioco dei Celtics e trasportato sul perimetro, dove la sua rapidità di piedi non è sufficiente a inseguire blocchi e triple.
42, 82, 9, 23. Boston ha tirato più da tre (42 sugli 82 totali) che da 2, ricavando una % di canestri assistiti superiore al 50% (39 panieri, 23 ass). Gioco perimetrale? Sì. MA: gioco di squadra; 16 canestri da 3 e 13 da 2 a indicare che le assistenze arrivano sul perimetro anche da … chiamiamole “penetrazioni di sacrificio”, come nel baseball esistono le “volate di sacrificio”. I primi 3 ass di Boston nella gara, tutti di Tatum, sono arrivati proprio da scarichi di JT da penetrazioni che erano destinate ad aiuto + tripla copertura. Al contrario, solo 9 canestri da assist sui 35 totali per DAL: una % del 26% che non può essere confermata, se i Texani vogliono avere possibilità fin da #2. Sarà molto diversa, la seconda: troppo perfetti i Celtics, troppo spaesati i Mavs nella prima.