Il viaggio di Nola continua. E fa bene alla città.

Chi di voi ha guardato le NCAA Final4 a inizio aprile, si sarà forse accorto della desolazione che i campi lunghi di ritorno dalle strisce di pubblicità mostravano attorno al Ceasar’s Dome, lo stesso in cui giocano i Pels. In parte perché i docks sono vicini, ma in parte perché ci sono ancora i cantieri della fase (solo parziale) di ricostruzione dopo l’uragano Katrina. Gli effetti del disastro sono ancora sensibili: a fine 2021, nella classifica  di Forbes delle 10 città più pericolose degli USA (link: https://www.forbes.com/sites/laurabegleybloom/2022/02/23/crime-in-america-study-reveals-the-10-most-dangerous-cities-its-not-where-you-think/?sh=209c00b97710) New Orleans è 4’, ma ben 5 città su 10 sono collocate tra Missouri e Louisiana, gli Stati più colpiti da Katrina. New Orleans è piccola per i canoni USA, non arriva a 400000 abitanti quindi è più o meno grande come Bologna: per questo è molto sentito l’impatto dello sport in città, e i Pels stanno regalando gioia.

Stanotte Nola ha pareggiato la serie vs PHO, distruggendo i Suns in maniera spietata, ponendo le basi (anche psicologiche) per un ritorno in Arizona frizzantino. I lunghi dei Pels dovevano svegliarsi: Valanciunas ha risposto alla grande, 26-15-4 con 9 pti partendo e 11 finendo (compresa una tripla). Nel mezzo, oltre al solito immenso Ingram e a un composto McCollum, hanno brillato due rookies, uno dei quali rischia di passare alla storia come lo Steal dell’ultimo Draft. Herb Jones (omonimo del giocatore di Varese, Avellino, Trieste a cavallo del 2K e scomparso lo scorso dicembre) è stato scelto al 35, ma da rookie è entrato nei primi 10 All-NBA in due categorie difensive e stanotte ha messo insieme 2 rubate e 3 stoppate dando grossi problemi a CP3 (come spesso capita sparito nelle partite davvero calde, 2/8 dal campo e 3 perse ufficiali, ma molte altre scelte errate: facciamo “quasi-point-almost-God”). Jones ha anche 11 di media nella serie e le 3 stoppate sono avvenute su altrettante triple (Mikal, Payne, Shamet). L’altro rookie decisivo è stato il microbo Alvarado: fastidiosissimo e non tanto simpatico, ma anche lui fautore della perdita di controllo del match da parte di PHO nel secondo half. Ingram ha discusso con Paul e Crowder, Valanciunas con Crowder, Alvarado con Paul, Jones ha rifiutato la mano di Paul per rialzarsi aspettando quella di McCollum: gli ingredienti per Gara5 sono questi, sapendo che, se Booker non si fosse infortunato, nulla di tutto ciò sarebbe probabilmente accaduto. Il punto è proprio questo: anche de-Bookerizzati, i Suns sono superiori, ma la loro forza è anche il loro principale difetto; puliti, bellissimi da vedere giocare, precisi: raramente riescono a reagire prontamente ai sassi nei loro splendidi ingranaggi. Accadde anche nelle scorse Finals: sopra 2-0, quando la serie divenne non solo tecnica ma anche gomiti e sudore rovinarono 0-4.

Nelle altre serie di nottata, Denver ha evitato il cappotto (Jokic a terra, minirissa tra Dray-G e altri Nuggets: tutto dopo 40 secs di gioco), MIL e MIA hanno posto le basi per chiudere alla quinta tornando a casa, come del resto GS.