Le gare in programma erano 7, e non vorreste aver perso nessuna di esse.
I riflettori più lucenti vanno puntati sulla W in triplice OT di WAS vs PHO, all’interno del quale sono emersi o affondati almeno 5 protagonisti. Cominciamo. John Wall: lui non ha giocato, e ricordiamo lo scorso anno, quando con lui infortunato gli Wizards intrapresero la striscia vincente che li portò ai PO, e in sua assenza quest’anno la squadra è 2-1; un abbondante 60% positivo di W-L per Capitol City senza il suo uomo più pagato negli ultimi due anni. Thomas Bryant: 14/14 dal campo, 16 pti nei supplementari, e tutti i 10 pti da 114 a 124. 14 senza sbagliare pareggia alcuni altri giocatori NBA della storia e arriva ad un solo tiro dal migliore, Wilt Chamberlain con 15/15. Sono contento di avervi segnalato questo giocatore nel penultimo recap: uscito due anni fa da Indiana, sta conquistando fiducia da parte di coach Brooks dopo che l’infortunio a Howard gli aveva regalato minuti di campo. Bradley Beal: alla sua miglior stagione in carriera, quello che una volta era il gemello piccolo di Wall sta prendendo il sopravvento. E’ sempre in campo, con minutaggi da indispensabile assoluto che ricordano quelli di LBJ ai Cavs: stanotte, certo complici i 3 OT, 54 mins sulle tavole per la sua prima tripla-doppia in carriera (40-11-15, career high in ass). Kelly Oubre fino a 6 gg fa era un giocatore di WAS, ed ha giocato subito vs la sua ex squadra: buona prestazione ma soprattutto prova da veri sportivi da parte sua, di compagni ed avversari e del pubblico; la giusta dose di agonismo e amicizia, rabbia ed amore, e l’unico con il quale non ha scambiato abbracci è stato proprio l’uomo arrivato al suo posto, Trevor Ariza. Devin Booker: siamo grandi fan di DB e lo riteniamo una delle prime 5 figure della NBA nei prossimi anni, ma forse giocare in una franchigia da 3 anni in ricostruzione sta limitando il suo sviluppo. Stanotte ha fallito per 3 volte il tiro della W (fine regolamentari, supplementari 1 e 2). Con questa W gli Wizards si tengono, miracolosamente, in corsa per i PO, ma saranno da tenere d’occhio soprattutto questa estate. Dall’altra parte degli USA, Golden State riceveva i Dallas Mavs di Luka Doncic. Tutti negli USA ora dicono quello che molti di noi in Europa avevano pronosticato: Mr. Basketball dei prossimi 10 anni, a meno di infortuni. Il colpo della sfortuna (dell’angolo di una poltroncina del parterre occupata da un bimbo: fosse stato un adulto Doncic sarebbe atterrato sulla coscia invece che contro il telaio dell’oggetto) è arrivato nel terzo quarto, costringendo lo Sloveno a sedere nei minuti decisivi. La gara è stata decisa, fondamentalmente, dalla scommessa persa di Carlisle sui propri panchinari: il quintetto Mavs con DirkOne, Kleber e Barea ha preso mazzate dai panchinari degli Warriors sublimati dalla gran partita di Jonas Jerebko. Lo Svedese è ideale, per umiltà-rendimento-energia, nelle rotazioni di Kerr, e a volte esplode in gare da 23-6-3 con 8/8 da 2 e 2/4 da 3. Nel momento in cui Jerebko è stato chiamato in panchina per l’applauso GS era up 18 (108-90 con 6 mins da giocare): parziale di 26-9 per i Mavs che si portavano a -1 prima che una tripla da 8 metri di KD (29-12-8), presa fuori dai giochi con la superbia dei Grandi, mettesse fine a tutto. Gara emozionante anche a Salt Lake City, dove i Jazz non rimontano fino in fondo e OKC vince grazie a 43-14-6 con 5 rec e 1 stoppata di Paul George. Pesa il sesto fallo non fischiato a circa 3 mins dal termine a Westbrook: RW atterra Mitchell, ma non viene sanzionato; alcuni giocatori, come appunto RW o James Harden, godono purtroppo di un manualetto arbitrale fatto per loro, grazie al quale possono fare arresti a 6 tempi o placcaggi in campo aperto. In ogni caso OKC sta avendo un Dicembre meraviglioso grazie soprattutto a PG13 (32 di media con il 53% dal campo), confermando che RW è molto meno importante di quel che si pensi (il suo Dicembre è da 16 pti col 35%): ora i Thunder sono primi ad Ovest in coabitazione con Denver, sconfitta stanotte dai magnifici Clippers 18/19, che hanno avuto il mio idolo Harrell a 20+10 e il Gallo a 21-4-2 con la tipica partita dell’ex. Parlando di benefici arbitrali arriviamo proprio a Houston, dove i Rockets hanno battuto gli Spurs sparando 54 triple (11/31 della coppia Harden+Gordon), e trovando Capela a 21+23: lo Svizzero è una vera croce per i lunghi poco atletici di SA, che ha avuto la prima brutta prova nelle ultime dieci gare da parte del quintetto dei triplisti (si salva solo Bertans con 3/5). Tornando ad Est, battute entrambe le prime della Conference. A Philadelphia cadono i Raptors, che avevano già Ibaka (per poco ancora si dice) e Valanciunas (almeno un mese dopo l’operazione alla spalla) fuori, e hanno dovuto sottostare al canonico riposino di Kawhi; tutto facile per Embiid (27+11) e Ben Supremo Simmons (26-12-8), l’unico giocatore al mondo capace di dominare senza triple; 0 tiri da 3, 11/13 dal campo. Chi non ha tirato per nulla bene è stato invece lo Pterodattilo Greco, autore della peggiore in stagione a 3/12 dal campo (9+13) a Miami. Gli Heat hanno la difesa più appiccicosa della NBA, e oltre a limitare il Greco sono riusciti a costringere i Bucks al 20% da 3 e al 37% dal campo: con questa difesa riescono a supportare un attacco decisamente non atomico ed un giocatore come Hassan Whiteside, centro classico e anzi fuori epoca per molti versi, ma architrave della W nonostante le cifre non raccontino di una gran partita: 11+13 con 5/17 dal campo.