Quattordicesimo appuntamento con la nostra rassegna del meglio e del peggio della NBA. 

Non è stata volutamente inserita, per rispetto, la vicenda di Craig Sager, al quale vanno i migliori auguri ed i più sentiti complimenti per la forza dimostrata.

TOP

3. Potrebbe essere troppo tardi, ma meglio tardi che mai. Sul gradino più basso del podio, appunto per il ritardo, troviamo gli Washington Wizards. I maghetti della capitale, avendo vinto le ultime 5, si sono portati a poco più di una gara di distanza dalla zona playoff. Potremmo parlare di che esiti avrebbe incontrare Cavs o Raptors al primo turno, ma per il momento preferiamo premiare un’apparente inversione di tendenza. Dell’ultima striscia vincente fanno parte anche due W contro Chicago e Detroit – dirette avversarie nella lotta per la post-season – sulle ali del solito Wall e di un ritrovato orgoglio di squadra. Non possiamo sapere se questo durerà o quali risultati porterà, ma dato che non abbiamo mai lesinato col bastone sui poveri Wizards, è giusto premiarli quando mostrano qualcosa di buono. Giusta anche una gioia per i tifosi di Washington… Se mentre aspetti Durant rischi di ricevere Donald Trump meriti una squadra vincente e della solidarietà!

2. Seconda posizione perchè il premiato ha a disposizione ancora undici gare per migliorare il suo record. Nella notte Russel Westbrook ha eguagliato il record di Michael Jordan di triple doppie stagionali, ed ha ancora la possibilità di battere Magic in testa. Già il fatto di aver scomodato tali nomi rende l’idea di quanto straordinario sia tale record, ma vanno fatte delle precisazioni. LeBron, RW, Draymond e pterodattili greci vari ne hanno messe insieme parecchie quest’anno, tutti giocatori altamente versatili, capaci di spaziare su più ruoli, esempi ed esemplari del gioco moderno. In questo senso diamo il giusto merito a chi giocava venti o trent’anni fa e già si dilettava con la specialità, ma non minimizziamo chi ha appena raggiunto gli stessi risultati.

1. Parlando di vecchie glorie, MJ è stato raggiunto in un altro suo record questa settimana, stavolta a tenergli compagnia c’erano “solo” Karl Malone e Kareem Abdul-Jabbar. Ad aggiungere un posto a tavola è un tedesco, trentasettenne, che domenica ne ha segnati 40 contro i Blazers. Wunder Dirk Nowitzki oltre ad essere il sesto miglior marcatore NBA, il miglior realizzatore europeo ed uno dei più poetici attaccanti della storia, è ora il quarto ad averne fatti almeno 40 ad almeno 37 anni. È ovvio che i suoi Mavericks e la sua carriera siano in fase discendente, ma regalare colpi del genere ancora emoziona tutti, specie se ci si ricorda della poca considerazione di cui godeva all’inizio, e di quanto abbia portato l’Europa nella lega. Un pioniere, al pari di Drazen ed Arvydas, che questi Yankees è davvero riuscito a dominarli, anche a fine carriera.

FLOP

1. Non esistono parole migliori della faccia di Paul Millsap per descrivere la situazione, nel momento in cui l’arbitro gli passa il pallone in lunetta, Millsap lo rispedisce al mittente lamentandosi di qualcosa di appiccicoso e spiacevole sullo Spalding. Prima del direttore di gara l’arancia era stata toccata da Dwight Howard, con le mani sporche di Stickum (uno spray che migliora la presa, il cosiddetto grip, sul pallone). A Dwight è stato intimato di non servirsi più del mastice, che pare avesse sempre utilizzato. Chissà che con meno colla sulle mani non possa tirare meglio…

2. Non ne abbiamo ancora istituito uno, ma se ci fosse un premio per maggiori apparizioni nella parte peggiore della rassegna settimanale certamente premieremmo loro: gli sgangherati Houston Rockets. Stavolta degni di nota per le ultime due sconfitte, non assurdo come risultato, ma per quello che comportano: dando un’occchiata alla classifica, i Rockets si trovano ora con pressochè lo stesso record di Utah, Portland e Dallas. Tutte e 3 le altre franchigie non hanno giocato le finali di Conference l’anno scorso, e non sembravano attrezzate per giocarsela con i razzi. Tuttavia tra cambi di allenatore, leader che non sembrano esserlo fino in fondo, e gestione discutibile di qualunque situazione potenzialmente spinosa, sono lì. Non dovessero andare ai playoff, Harden si unirebbe agli altri esclusi eccellenti dell’Ovest. La prossima cosa da gestire sarà l’opzione giocatore del centro con le mani incollate, che dovesse scegliere di rimanere a Houston, darebbe poche possibilità per una prossima rivoluzione, già annunciata ed assolutamente necessaria.

3. Offendere sessualmente un’attivista per i diritti delle donne e sua madre è una pessima scelta se giochi nella lega cestistica più prestigiosa del mondo. I Lakers non hanno preso provvedimenti ai danni di Jordan Clarkson e Nick Young, forti del fatto che la loro versione dei fatti non coincida in nessun modo con quella di Alexis Jones (la suddetta attivista). Notizie del genere tendono ad essere spesso ben coperte, specialmente da squadre di grande bacino d’utenza come i Lakers, dunque la faccenda rimane poco chiara. In attesa di far luce, che a meno di risvolti gravi o grotteschi interessa il giusto, l’episodio merita senza dubbio di essere menzionato tra i peggiori della nostra classifica. Viene il dubbio che una donna impegnata in certe battaglie possa aver preso la palla al balzo per farsi della pubblicità, o viceversa che magari due ragazzotti (milionari) in giro in macchina per LA possano aver esagerato con la goliardia. Coach Scott, discutibile sul campo ma inattaccabile per serietà e disciplina, ammette di aver già “parlato” coi due ragazzi, ci auguriamo che le urla di Birone siano sufficienti come sanzione per questa storia.