Due giorni di NBA da raccontare. Un attimo di serenità, almeno per me, in questo giorno, ennesimo, terribile, di violenza e vigliaccheria.

Michael Jordan, Karl Malone, Kareem-Abdul Jabbar. I soli 3 giocatori nella storia NBA ad aver segnato 40+ all’età di 37+. Un club di considerevole pregio ed esclusività, di cui Domenica è entrato a far parte Dirkone Nowitzky, con i 40 segnati ai Blazers, per vincere spaccando l’OT conquistato da Portland. Altra gara tirata nella Domenica delle Palme è stata quella tra Toronto e Orlando, in cui i Raptors hanno faticato tantissimo, e sono riusciti ad acciuffare il risultato solo negli ultimi 5 minuti, recuperando da passivi più volte in doppia cifra. Milwaukee era a 5 W in fila, ma è capitolata contro i Jazz affamati di Playoffs e tuttavia tuttora noni nella Western: 7 in doppia cifra (e ben 5 tra 12 e 14) per Utah, e doppie-doppie di Gobert ai rimbalzi (12+14) e di Mack agli assists (13+12). Sloppy Knicks al MSG, subiscono in maniera placida dai Kings in un bel duello tra centri: 24+20 DMC e 23+20 per Gemello Robin. I Celtics interrompono la striscia perdente che era arrivata ormai a 4, e aspettano con ansia il ritorno di Jae Crowder: Philly era proprio il pollo che ci voleva per cucinarsi il provvidenziale brodino. Infine, Clippertown. Oh…Clippertown….Era la prima gara in cui diventava effettivo lo stop per il resto della stagione di Anthony Davis (pluri-infortunato a spalla, ginocchia, schiena, è stato messo a riposo, ormai sfumati i PO, dallo staff dei Pelicans per non causargli nuovi problemi e farlo guarire bene da quelli in corso). Quindi, quale miglior occasione per i Clippers di aggiustare un po’ il record (4-6 nelle ultime 10)? Non quella. Nola vince 109-105 dopo che nell’ultimo minuto i Velieri hanno mancato il pareggio a 106 perché DAJ non ha convertito l’and1, e dopo che coach Rivers e i suoi ragazzi si sono giocati così l’ultima chance: la palla è passata da Paul a Crawford a Rivers jr., in un downgrade kamikaze di competenze cestistiche.
Stanotte, invece…

TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. SA SPURS 88 – CHERLOTTE HORNETS 91
Thomas Davis, outside linebacker dei Carolina Panthers, non credeva ai propri occhi: nemmeno il suo QB Cam Newton sarebbe riuscito a far girare l’attacco degli Hornets nei primi 12 minuti e 11 secondi (per non parlare della difesa): 30-7 Spurs. Il TO chiamato dopo appunto 11 secs di secondo quarto da coach Clifford ha un po’ invertito la tendenza, facendo capire con urlacci (si vedevano anche da lontano pelata e collo diventare arancio, rossi, violacei…) che in quel modo non potevano andare avanti. Il principio del trionfo di Charlotte era quello, e si concretizzava nel contributo di The L-Trio: entrati o rientrati dal pino per vedere di rimediare e portare a casa almeno la dignità, Lin-Lee-Lamb imprimevano grinta e spremevano qualche punto, portando il -23 a -11. Gli Spurs sembravano riprendere il totale possesso della gara, ritornando a +17, ma a quel punto ricompariva il vero Batum (15-6-3), e da quel momento in poi, quando finalmente dopo 23 minuti anche Kemba segnava il suo primo canestro e dopo 29’ lo stesso faceva Gregarione Williams con 2 triple, gli Hornets avrebbero rimontato passo passo, per superare la prima volta 75-74 a inizio quarto periodo con una bomba di J-Lin (29-7-2 con 4/4 da 3…lo scout ESPN è poi a mio avviso –ho visto la gara- ingeneroso perché non gli concede stoppate, mentre ne ha mollata una a su Ginobili). Il cervellone da Harvard si esalta, fin dai tempi mitici della sua epifania ai NY Knicks rimasti senza pg, quando intorno c’è clima di hero-effort: allora arriva lui e salva la baracca. Il secondo maggior contributo lo ha offerto Lee , con punti e difesa, e per terzo mettiamo il Principe degli Arruffoni, J-Lamb (4-7-2, 1rec, 2 stoppate), che non sarà mai la stella che pensa di essere, che non è nemmeno un quarto del giocatore che pensa di essere, eppure stanotte è stato utile con la sua energia…dispersiva, ma pur sempre energia. Negli Spurs, progressivamente, si spegnevano tutti, lasciando solo Tim e Tony a cercare di salvare una W che pareva scontata. Duncan, che al ginocchio porta una cosa che definire tutore è ormai del tutto improprio, avendo lo spessore della corazza di un tank e la flessibilità di un tubo Innocenti, ha giocato 31’ e non accadeva da tempo, con 16+10 e 4 stoppate, illuminando il parquet a nido d’ape della casa degli Hornets. Nonostante l’inerzia completamente persa, gli Spurs hanno mollato del tutto solo a 4 decimi di secondo dalla fine, quando Green (peggiore in campo) ha messo nelle mani di Lee la rimessa del tiro dell’Ave Maria.

QUICKEN LOANS ARENA, CLEVELAND. DENVER NUGGETS 91 – CLEVELAND CAVS 124
Con la gara ancora giovane e in equilibrio, Jusuf Nurkic (11-7-3 e 3 stoppate) stoppa LBJ e lo tonta guardandolo a lungo e intensamente mentre Il Prescelto è a terra. Denver avrebbe perso molto probabilmente lo stesso la gara, ma questo atto di palese lesa maestà, per quanto gustoso, segna l’inizio della mattanza, che si chiuderà con un passivo di 33 per i Nuggets, la tripla-doppia per James (33-11-11) e la W che consegna ai Cavs il Titolo Divisionale, che conta poco, ma è pur sempre un pennant per il soffitto dell’Arena. Barton 27 per Denver.

BANKERS FIELDHOUSE ARENA, INDIANAPOLIS. PHILADELPHIA 76ERS 75 – INDIANA PACERS 91
Saltando allegramente e a piedi uniti da una sconfitta all’altra, i Sixers perdono anche a Indianapolis, in una nottataccia di George (4/16 al tiro) coincisa, però, con una doppia-doppia di Mahinmi (12+10).

TD GARDEN, BOSTON. ORLANDO MAGIC 96 – BOSTON CELTICS 107
Dopo il brodino, un pasto più consistente per i Celtics, che, oltretutto, ultimamente non hanno un gran pedigree vs i Magic, soprattutto a Boston. W di una certa autorevolezza, che segna il ritorno ufficiale alla piena efficienza di Olynyk 22+5 con 4/6 da 3), mentre IT4 (28-5-7), constatato che non era serata da triple (0/2) dava spettacolo in penetrazione, disegnando fregi di pregio altissimo nell’aria attorno ai ferri del TD Garden. Oladipo 25-8-1 con 5rec, ma anche 5 perse.

THA PALACE, AUBURN HILLS. MILWAUKEE BUCKS 91 – DETROIT PISTONS 92
I Bucks l’hanno persa 2 volte. 1- In vantaggio 91-90 hanno sbagliato due liberi con Bayless a 7sec e 8 decimi dalla fine. 2- Sull’ultimo tiro da 3 di Detroit, hanno lasciato Antetokounmpo da solo sottocanestro vs Bimbone, che ha tagliato fuori, preso il rimbalzo, segnato e vinto la gara. In realtà, Bimbone, due secondi prima dell’azione decisiva, aveva falleggiato lo Pterodattilo, spingendolo fuori dal campo, ma non è stato notato dagli arbitri. E nemmeno dai compagni, in realtà, perché in quel momento era libero, solo, sottocanestro…e invece i suoi amichetti han mollato la tripla. In ogni caso, Detroit vince e si mantiene in piena corsa PO. Purtroppo per loro, vincono anche tutte le dirette concorrenti, e restano noni.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. WAHINGTON WIZARDS 117 – ATLANTA HAWKS 102
W di orgoglio e fame da parte Wizards, e sconfitta da pancia un po’ piena per Atlanta che perde una gara dopo 9 vittorie nelle 10 precedenti. Wall (e chi altri?) guida i compagni con 27-3-14, aiutato dal suo gemello del gol, Beal (25 con 10/15) e da un insolito Porter in doppia-doppia (16+10). Per Atlanta, secondo squillo consecutivo di Tim jr: il rampollo di Tim Hardaway a 16+4 con 6/8 globale, comprensivo di 4/5 da 3.

UNITED CENTER, CHICAGO. SACRAMENTO KINGS 102 – CHICAGO BULLS 109
Belinelli a Chicago ha giocato gare migliori di questa: il Beli continua a faticare da oltre l’arco, mettendone solo una delle 5 tentate. 9-2-4 e 1rec per lui in 22’, mentre DMC continua nel suo rendimento mostruoso, al netto del nervosismo (19+18 e un paio di contropiede guidati dalla corsia centrale). Chicago, prima buona notizia, continua a vincere e, seconda buona notizia, resta al posto 8 della Eastern. Terza buona notizia? L’abbiamo: non si è fatto male nessuno. Gasol 14+14, D-Rose 18-5-4, Jimmy-B sparacchia (3/10) ma sta in campo 35’ senza problemi.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS. GS WARRIORS 109 – MINNESOTA T’WOLVES 104
Periodo di forma cosìcosì dovuto a un richiamo di preparazione per entrare alla grande nei PO? Probabile, ma dopo il KO ad Alamo, GS fatica tantissimo vs Minnesota, e fatica tanto anche Steph, che effettivamente, ora, viene picchiato abbastanza, nel già ricordato modo: non colpi terminali o evidenti, ma un pochino ogni volta. La corsa al record stagionale migliore di sempre tuttavia continua, e GS può anche trarre fiducia dal modo in cui la W è arrivata. Gli Splash Bros (11/31 combinato) faticano? La mutua assistenza funziona: Dray-G sale sul palco e con 23-9-6, 3rec, 3 stoppate e un paio di rimbalzi offensivi di capitale importanza, fa capire che non sono solo le cose in vetrina a far grande GS. I T’Wolves? Bravi, belli, sconfitti. La prossima stagione sarà cruciale per vedere se questo insieme fantastico di talenti potrà mai tradurre in pratica il potenziale, oppure se pianopiano le sconfitte divideranno, per condurli verso lidi diversi e sperabilmente vincenti, Wiggins-LaVine-Towns.

TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX. MEMPHIS GRIZZLIES 103 – PHOENIX SUNS 97
Con un filo di gas, perchè sono sempre 6 gli assenti, i Grizzlies vincono a Phoenix, guidati da Zach Randolph (14+16) e da Lance, non più pazzo, ma disciplinato (16 con 6/8 al tiro): ennesimo miracolo di coach Joerger? Anche guidare al 5’ posto della Western i suoi Grizziles privi da più di due mesi di Gasol e da un mese di Conley, ossia centro e pg titolari (entrambi All-Star), non è male come risultato. L’ingaggio di Jordan Farmar (12-3-1) spinge fuori dal roster Briante Weber, che tuttavia, nelle 5 gare di NBA concessegli, ha ben figurato, confermando le qualità di difesa e intangibles che gli si attribuivano: 4 rimbalzi, 4 assists, quasi due recuperi a fronte di meno di un pallone e mezzo perso ogni partita. Essendo giovane magari costa poco, e insomma, chi vuole sa che può controllare il pedigree di Baskettiamo nel segnalare quali sono i giocatori buoni e sconosciuti nella NBA e nei suoi dintorni. Nei Suns 13+13 per Jon Leuer, a proposito..