Sì, manca tanto e molte squadre sono incomplete; il Baskonia ha 9 giocatori in tutto, il Pireo ha un solo centro: almeno 9 squadre presentano un reparto palesemente scoperto o inadeguato.

Non sarà un Decalogo di EL: quelli inizieranno insieme alla competizione, ma è meglio cominciare a guardare come si presenta la prima EL di guerra, de-russizzata, ed è meglio dire subito come la penso riguardo alcuni argomenti (ricordando che lo scorso anno mi sono sbagliato davvero poche volte).

Le 18 squadre si possono raggruppare in 3 fasce: chi non farà i PO, chi potrà lottare per entrarvi, chi dovrebbe accedervi. Esaminiamo ora i gruppi, avremo tempo per considerare ogni squadra singolarmente.

CHI NON. Dal posto 18 al 14: Baskonia, a meno dell’arrivo di improbabili Stelle il roster rimarrà debole anche una volta completato; ASVEL, persi Wenbanyama e Strazel per ora ha abdicato alla vocazione giovanilista (a parte Risacher, miglior Francese U20) e fatto una squadra di esperienza (DeColo, Lighty, Diot, Lauvergne) ma con pochi punti nelle mani e poca difesa; Alba, continua a presentarsi come il team con meno appeal di tutta la EL, ma ogni anno non finisce ultima e per il nostro Procida ci sono a disposizione tanti minuti e lo stesso trampolino di Fontecchio 3 anni fa; Zalgiris, meglio dello scorso anno, Keenan Evans e Kevarrius Hayes (sottratti a Maccabi e Bursaspor) sono grandi prese, ma manca il ricambio di giovani indigeni: non una gran fase per il basket lituano; Valencia, reparto guardie impressionante per le 7 unità tutte di buon valore (con il picco del geniale ma incostante Prepelic), però ali e centri sono scheletrici per numero (7 in tutto) e talento (Claver e Dublijevic ok, la F USA Webb è un’incognita).

CHI LOTTA. Dal 13 al 9: Stella Rossa, le guardie non sono giovani ma sono solide, gli arrivi di Bentil, Hassan Martin e di Petrusev (non può più fallire) fanno pensare a una stagione di no-postseason ma tanta lotta; Pana, squadra ancora incompleta, col reparto guardie a posto, ma le ali sono le peggiori della EL (solo il pacco D-Will e tanta Grecia di secondo livello), e i centri sono forti ma solo 2, dei quali uno abbonato all’infermeria (Gudaitis); Partizan, il fallimento di EuroCup forse me li fa retrocedere di un paio di posti, ma non mi paiono migliorati: Papapetrou e Nunnally non sono decisivi come nuovi arrivi; Bayern, la squadra che sono più curioso di vedere all’opera con il ritorno di tutti i mezzi-protagonisti resi interi (più o meno…Obst, Jaramaz, Sisko) dal Trinca, che si avvarrà di un interessante newcomer in pg come Cassius Winston, e di un reparto lunghi decisamente atletico, col ritorno sia di Rubit che di Othello Hunter; Monaco, paga la presenza di James, che non ti fa affondare mai ma nemmeno ti fa vincere quando serve: al momento sono in 11 ma hanno messo dentro Okobo e Loyd per formare un back-court da primi posti, più Moerman dall’EFES e John Brown ex Kuban nel pitturato, una bella squadra con in panca Obradovic Minore, che tanto minore non è.

PLAYOFFS. Da 8 a 1: Fener, tanti cambi di giocatori e allenatore, una stella ingombrante come Wilbekin (stile Mike James) e struttura di squadra da rifare; Maccabi, partenza di mercato a giugno fenomenale, ma poi hanno perso Keenan Evans mantenendo però il timone verso un deciso miglioramento del roster, in cui spicca la migliore pg dello scorso anno, Zo Brown, e un tipo che mi incuriosisce molto: Bonzie Colson, MVP di Champions 2021 e top Scorer BCL 2021; Pireo, loro sono quelli dell’unico centro in questo momento (M. Fall) e rispetto ad altre big hanno ceduto più che comprato, per ora sono forti ma non da F4; Olimpia, lo dico subito: Pangos non va bene, lo avevo scritto già a Maggio e confermo, mentre la presa di Davies è appesa ai frequenti infortuni del giocatore e quella di Deshaun Thomas è una chicca che compensa in parte il fatto che Naz M-L e Tonut non sono testati a livello EL, e Billy Baron aiuta ma non sposta; Virtus, grande roster di grande impronta difensiva incoronata dall’arrivo di Semi Ojeleye (nei PO NBA 2019 ha lucchettato Giannis), le guardie (Hackett, Lundberg, Pajola) saranno l’incubo peggiore di ogni attacco EL, si nota una profonda idea-guida e di solito in questi casi i risultati arrivano; Real, anziani al potere con il riassemblaggio di LLull, Chacho, Rudy ma anche potenza di fuoco notevole, in cui i nuovi Musa e Cornelie vanno a fissare qualche difetto nel pitturato: i non tanti rimbalzi e i tanti falli di Tavares (soprattutto) e Poirier; EFES, alla fine siamo di nuovo lì, Ataman c’è sempre, con una formazione che pare aver evitato l’addio di Micic e Larkin (non prendete per definitivo nulla a questo capitolo) e ha ribaltato il reparto ali con il miglior acquisto dell’anno (Clyburn) più Polonara e M’Baye; Barcellona, come lo scorso anno il roster è fantascienza, si sono assicurati forse il miglior giovane della scorsa EL (DaSilva), hanno innestato Kalinic, Vesely, Tobey, mentre l’arrivo di Satoransky offre l’angolo giusto per individuare il maggiore problema dello scorso anno: lo scarsissimo feeling Calathes-Jasikevicius.