Sempre più separate le stagioni EL di Milano e Bologna.
1 – ROVINA A (SE METTI). Se metti in campo un quintetto di professionisti a caso, e gli dici di tirare da 3 appena varcata la metà campo, segneranno in 10 mins più dei 7 pti messi insieme dall’Armani nella inopinata sconfitta di Belgrado. Se metti insieme 5 cestofili da TV, bolsi e assonnati con le mani unte di popcorn, faranno il fallo che i giocatori di Milano non hanno fatto nella inopinata sconfitta in Baviera. Non si tratta di preparazione, scelta dei giocatori, motivazioni: questo è basket in-game, che va allenato, gestito, pensato. Non esiste automatismo che tenga, serve la comprensione dal vivo; non si tratta di migliorare o creare uomini e strutture societarie, ma soltanto di vincere partite. Che poi, in questo caso, è la ragione sociale sia degli uomini che della struttura. Nella settimana in cui è arrivata la inspiegabile notizia di una conferma allenatore+pres+GM fino al 2026, settimana che poteva essere fondamentale in positivo (6-7 con altre 3 formazioni e altre 5 a portata di 1 gara, invece che 4-9), è diventato chiaro che Ettore Messina non è capacissimo di vincere partite. Quando parla di “inspiegabili variazioni nei comportamenti” o della ormai insopportabile metafora mucca-secchio-latte-calcio, mette sempre in mezzo prima i giocatori. Che erano lì, ma non contano: coi 5 a caso o i 5 da divano l’Olimpia avrebbe vinto; quindi è altrove che bisogna cercare il vero problema.
2 – ROVINA B (SE TOGLI). Se togli giocatori da un quintetto che sta giocando in maniera molto efficace e finalmente armonica, dominando una squadra tostissima su un campo difficilissimo, senza considerare che in questo momento (o anche per sempre, non fa differenza) hai in mano un roster fragilissimo, le domande post-partita dovrebbero centrarsi su: Perché hai messo Tonut e Voigtmann quando il quintetto aveva raggiunto il +15? La colpa non è degli errori (5 in fila, non solo difesa) dei giocatori, ma di chi li ha messi in nome della gestione dei minuti, o di qualche visione tattica incomprensibile, invece che allenare in nome del vincere gare. I 5 in campo in quel momento dovevano morire sul parquet, e poi dal minuto 5 del quarto periodo si sarebbe pensato a come gestire un +20.
3 – ROVINA C (SE FONDI). Se fondi squadre su giocatori che, da protagonisti, hanno vinto poco o niente, e giocato quasi mai avendo le redini in mano, ti ritrovi a circa metà stagione con un gruppetto di leader più stremati e una serie di figure che non è certo sapranno fare un passo avanti. Pangos era quel tipo di giocatore, oltre agli altri difetti: una sola stagione da leader, buona ma non eccezionale (Zenit ottavo in RS: il resto roba facile da giocare, back-up al Barca e Zalgiris). Flaccadori sta progredendo, Tonut lo ha fatto da 1 anno, ora si sta immolando e, se la società saprà capirlo, sarà il prossimo Melli per capacità di tenere alta la tensione del gruppo. Ma, per esempio: perché Biligha veniva genericamente ignorato e Poythress ha quasi 13 mins di media in EL? Che differenza c’è, sul serio, tra Biligha e Poythress? A favore di chi, nel caso? Milano è ogni round di più un viaggio nell’assurdo cestistico. Peccato, perché i soldi ci sono.
4 – OPPOSTI. Tutto quello che Milano (non) è / (non) ha, la Virtus possiede e vive. Un allenatore che allena e alla fine, in aggiunta, si ritrova anche con “uomini migliori” o giocatori che non abbassano gli occhi (e non per timidezza) e soldi in più nelle casse societarie (la ripresa di Lungberg è anche questo). Una vera squadra, che al di là del rapporto tra singolo e singolo, quando è in campo agisce come unità, con righe precise entro cui scrivere. Imporre un capovolgimento di 17 pti al Barcellona non è operazione semplice: è stata ottenuta anche grazie alla superiorità di Banchi su Grimau. Il Catalano è forse la migliore nuova entrata degli ultimi anni sulle panchine di EL, ma ha ancora da imparare. Non si è accorto che il tracollo dei suoi è iniziato quando ha tolto Veselj per mettere Willy: cifre migliori, non l’efficacia. E Banchi, durante la parte di rimonta del 3’Q non ha ruotato molto, non ha gestito per il campionato, non ha dato lezioni agli uomini: ha allenato, e, in fondo a questo umile ma difficile processo, ha trovato uno che rideva in campo pazzo di gioia per il primo canestro (anche importante) in EL. Mascolo RIDEVA tornando in difesa a rimonta ancora non compiuta e Lundberg sorrideva: OK, ricordati chi ti ha fatto l’assist però. Guardate la faccia di Kamagate a inizio anno e guardatela ora (Rovina D).
5 – PREPARAZIONE. Si dovrebbe dare uno sguardo anche alla preparazione dell’Olimpia. Tutte le formazioni sono colpite da infortuni, ma Milano è molto colpita, e spesso per problemi che da lievi diventano medi, da medi seri. Baldwin del Maccabi doveva tornare adesso, è tornato da un mese: a Milano non capita mai. Siamo in argomento, quindi parlerei della preparazione e cura di sé di due giocatori che, in fine di carriera, dimostrano la loro grandezza attraverso la durabilità ad alto livello: Belinelli e Hackett. Uno dei motivi per cui il Barcellona ha perso è stato che il centrocampo catalano (non solo gli ondivaghi Sato e Jaku, anche Laprovittola) si è infranto contro la potenza difensiva di Daniel (oltre che di Lundberg, ma ci torneremo) che ha aggiunto 12-4-6; sono stati 14-4-8 nella W vs MAC. Belinelli si è preso la regola di 8 poi 20+: nelle ultime 6 gare a ogni ottello sono seguiti 20-22-22 e ora è 18’ tra gli scorer alla pari con… Laprovittola, che nell’immaginario di EL occupa un posto molto più avanti del Beli. Invece.
6 – DAUM. Settimana positiva per l’EFES, ha vinto entrambe le gare e spiegato perché ha voluto prendersi dall’Italia Mike Daum. Pratiche accelerate dall’infortunio di Clyburn, in ogni caso 11.5 di media per il nuovo arrivato nelle 3 finora disputate, in totale 5/6 da 2, 7/14 da 3.
7 – JONES. Sempre EFES per dire che Tyrique Jones sta imparando. Pesce fuor d’acqua nelle prime gare, nelle ultime 4 il centro ha avuto 13+7, con due in doppia-doppia e ha vinto (21+13) il duello con Lessort nella W in casa Pana.
8 – POKER. A proposito di “furti” all’Italia, Caboclo, come visto vs Milano, continua a fare poche cose ma benissimo: triple, schiacciate, reboff. Col suo arrivo, il ritorno di Punter, i progressi di Dozier e la presenza sempre discreta ma sensibile di LeDay, il Partizan ha un poker di atleti che, escludendo le doti tecniche, è in grado di coprire e correre il campo come pochi rivali possono fare. Il Real può, ma non vedo altri con 4-dico-4 così, per velocità + atletismo + fisico (per esempio l’apertura alare).
9 – BERLINESE. Singolare. Non i nostri due dell’Alba, ma Johannes Thiemann. In Nazionale o in formazioni migliori, agisce soprattutto da equilibratore, lavoro sporco, difesa: se fosse il Real di 10 anni fa, sarebbe Felipe Reyes non Mirotic. Però sta giocando, da solo, una grande stagione in cui mostra di sapere fare anche le cose più leggiadre, tipo segnare 15 di media (18 nelle ultime 5, 31 l’ultima). Aggiunge 6 rebs, 2 ass, quasi 2 stoppate, 1.2 recuperi.
10– IVANOVIC. Gara importante e W per coach Ivanovic, contro la StellaRossa che lo ha esonerato (esonero tra i più consensuali della storia). Tornato al SUO posto, sta guidando la squadra a bilancio 7-1 con scalpi notevoli (Grimau, Zeke, Itoudis, Bartzokas). Ha un potenziale MVP (Moneke), uno quasi (Sedekerskis, capo dei rimbalzi EL che segna in doppia cifra), il leader dei 3 pti fatti e secondo marcatore EL (Howard). Coach è un profeta della difesa, Howard non è disciplinatissimo e difende come mia nonna. Però coach non ci litiga, non lo manda aff, non vuole insegnargli a vivere; lo valorizza, ne trae l’utile. Nosferatu sì, ma il limite dell’autolesionismo Ivanovic lo conosce.