Una W e una L nella settimana delle Italiane in EL.

1 – BELLE L. La settimana delle Italiane è stata accompagnata, pur nei diversi esiti, da qualche positiva sconfitta altrui. Hanno perso Barca e Pana pro V-BO; pro Olimpia, invece, i KO di chi ora è dietro: Zvezda, Bayern, EFES si stanno staccando, forse assottigliando a 5 e non più 8 la rissa per gli ultimi due gradini del Play-In. Dopo tanto affannarsi a discutere, analizzare, criticare (disperarsi, gioire, immaginare): solo 5 sconfitte separano le seconde dalla dodicesima; con questi ritmi appare davvero ragionevole il limite delle 11 sconfitte per essere nelle prime 4, forse ne basteranno… di più.
2 – SECONDE POSSIBILITA’. Non bisogna esagerare nel credere alle seconde possibilità, tuttavia. In particolare la V-BO non è in un bel periodo: nelle ultime 5 gare ha vinto solo vs ASVEL e Alba, ma non è la parte peggiore. Nel periodo: 77 di media (tirati su da un 83 vs Berlino) vs gli oltre 82 precedenti; nei 3 KO subiti 93/gara concedendo alle due squadre turche il 68 e il 62% da 2, al Maccabi il 52% da 3. Questi due dati nascondono l’eterno (mai risolto da 3 coach brillanti) problema di come proteggersi da Zizic, la cui macchinosità / concentrazione apre non piccole questioni difensive. Contro formazioni organizzate il centrone viene messo in mezzo, sempre: e decidere dove coprirsi diventa mossa talmente obbligata e scontata da rendere facili le scelte offensive avversarie; ci era riuscito persino lo ASVEL con Fall, ricordate? E i Francesi non sono talento puro e timoniere esperto.
3 – NON MOTLEY. Il problema-Zizic riguarda un aspetto strutturale di Bologna, ma la sconfitta a Istanbul non deriva dalla prova di Motley. Con i 17 di giovedì sono 38 i punti che ha infilato nei primi tempi vs la Virtus: era accaduto anche all’andata, e alla fine il suo score dice 48 quindi è stato (o si è) limitato. La partita è stata persa in due minuti alla fine del secondo periodo, quando (con Lomasz in campo e in un momento di eccessiva / troppo ottimista rotazione delle guardie da parte di Banchi) la formazione è passata da 1 a 4 palle perse, con le 3 a generare 10 pti (antisportivo, tripla, paniere) del Fener. Lo stesso periodo in cui la follia di Wilbekin ha avuto il suo momento-sì, con un 3/3 (2 triple) a fronte 3/13 nel resto della contesa (quando non è stato marcato da Lomasz). Non odio il Lettone, ma non è superiore a Mascolo e sta diventando certezza che serva altro in guardia alla squadra (ancora: atletismo, e magari un’età lontana dai 30), perché appena non c’è il Beli… e si sapeva che il momento sarebbe arrivato. Dal mio punto di vista il mercato non ha risolto, quindi, un problema strutturale, e ne ha importato uno.
4 – OFFENSE E PSICHE. Ci ha provato, l’Olimpia. Ha provato a perderla. La mancanza di struttura offensiva rende la formazione fragilissima nei finali, e rende labili i vari parziali positivi che sa accumulare. Capita anche in LBA. Milano ha semplicemente dominato il Barca, ma è arrivata a una quasi sconfitta per aver balbettato in due dei momenti chiave: come riprendi dopo the half, come la chiudi. C’è una cosa facilissima e divertente (se avete un certo grado di ossessione per il basket, ovvio) da fare per prevedere i successivi 5 mins di Milano: guardare quanto tiene la palla in mano Shields (o lo scorer designato se SS è infortunato) quando gli arriva per la seconda volta nel possesso. Se sono più di 3 secondi e 5 palleggi sul posto, lui potrà anche infilarla perché ha talento, ma la squadra sta andando a soffrire.
5 – MELLI. Dominare con 5 pti, 7 rebs e 2 rec. Posso ancora restringere il campo: con 1 rimbalzo offensivo e 1 recupero. Messi a referto nei 5 mins finali, quando certa roba costa gli ultimi brandelli di energia, e correre coprendo il contropiede avversario usando anche il cervello per leggerlo è molto difficile, così come toccare-spostarsi-ritoccare-afferrare il pallone tra due avversari e rifornirlo di nuovo agli esterni è composizione atletica di valore assoluto.
6 – NUNN. Certi giocatori arrivano in Europa ma sono sempre in predicato di non rimanere a lungo, la NBA è richiamo fortissimo. Sinistramente, appena si è cominciato a ipotizzare un suo soggiorno esteso in Atene, ha infilato la peggiore dell’anno: 4/14, -18 di plus/minus. Non piccolo contributo al KO vs il Maccabi.
7 – PAPA. Quando si dice losing effort: 25 con 12 tiri (6/8 da 3) più 4 rebs e 1 rec per Papanikolaou. Il Pireo è partito malissimo, solo 30 nel primo tempo e -22, la rimonta è arrivata corta di non molto ma non è leggibile come solo merito dei Greci o problemi di tenuta del Real. Madrid ha giocato al risparmio, infatti, consapevole dei propri attuali limiti e assenze. Anche questa planata controllata è sintomo della confidenza e della effettiva superiorità della squadra.
9 – KAMINSKY. Non ha cifre spettacolari (8-4-1) ma ha buone percentuali (65 e 36%) con un minutaggio non ridicolo (15). Considerando l’allenatore per cui gioca, esigente anzi che il contrario, la sua stagione lascia aperte buone speranze per una carriera europea (se resterà). Vs lo Zalgiris, Obradovic lo ha sguinzagliato anche per un fattore psicologico. Brady Manek non ha toccato la NBA come ha fatto FK, ma quando gli USA trovano certi confronti, è sempre buon consiglio lasciare loro spazio. Infatti Frank ha messo 12+3 con 5/5 da 2.
26 GENNAIO. Niente numero, ma la data. Ieri era quel giorno lì. La notte tra il 13 e il 14 aprile 2016, quando Bryant infilò il punto 32 ai Jazz e si capiva come sarebbe andata a finire quella ultima partita, svegliai la mia compagna e la obbligai a guardare quei momenti. La convinsi dicendo che avrebbe visto un futuro POTUS. Sono ancora non convinto ma certissimo di non averle mentito. Kobe sarebbe diventato Presidente degli USA. E sarebbe stato un grande presidente. Non “meglio” ma “grande”. Non sono mai stato un Lakers fan, non sono guidato dal tifo o dall’adorazione. Era un uomo che eccelleva, punto. Ha fatto un corto, e ha vinto l’Oscar. Ha detto addio, e ha scritto 60 (non 59, non 61…) rimontando e vincendo la gara. Era uno così.