Partendo dalla natia Sant’Antimo Francesco Ponticiello, per il mondo del basket «Ciccio», ne ha fatta di strada… seppur seduto (si fa per dire!) in panchina. Il coach campano può vantare un’esperienza di oltre 20 anni alla guida di compagini di B e A2, con risultati soddisfacenti ma che con un pizzico in più di fortuna avrebbero potuto portarlo ad allenare anche nella massima serie. Ma Ciccio va per la sua strada senza recriminazioni, anche se, pensando al recente passato, c’è di che dolersi di come la pandemia abbia impedito alla sua Palestrina di concludere la stagione con la meritata promozione in A2. Nel corso della carriera ha allenato tante piazze importanti quali Caserta, Reggio Calabria e Napoli. Proprio con la compagine partenopea mise a segno nel 2017/18 una straordinaria doppietta con vittoria di Coppa Italia e promozione in A2. Ma restano indimenticabili anche gli anni a Sant’Antimo, condotta dalla D alla B1 e l’esperienza di Cefalù. In questa stagione è stata Ruvo di Puglia a chiamarlo per raddrizzare un campionato che sembrava prendere una piega a dir poco complicata.

Oltre un percorso stagionale senza dubbio positivo andato oltre le previsioni, qual è il motivo di maggiore soddisfazione di questo campionato?

«Arrivare tra le prime 4, con l’utilizzo più ampio degli under tra le compagini che hanno avuto accesso ai playoffs nel girone D, è un risultato che mi riempie di gioia. Un piazzamento oltre ogni previsione, che va valutato con riferimento non solo ai rosters stellari delle tre compagini che ci sono arrivate davanti, Rieti, Taranto e Nardò. Era enorme anche il potenziale tecnico delle compagini che ci sono arrivate alle spalle, e questo dona ulteriore prestigio alla nostra stagione. Un dato per tutti: solo noi e Rieti siamo riuscite a violare i campi di Nardò, poi promossa in A2, di Cassino, Salerno e Sant’Antimo, ovvero le compagini più esperte, con in organico tanti giocatori che hanno vinto dei campionati, giocato in A2 ed alcuni anche in A1».

Prendere la guida di un team a stagione in corso non è mai facile. Quali sono state le maggiori difficoltà e cosa ha consentito la svolta?

«Non è stata una stagione in cui abbiamo immediatamente trovato gli equilibri. Lo stesso arrivo in corsa del sottoscritto, lo testimonia. Ma anche nella mia gestione, dopo il fantastico passo di gennaio, 5 successi consecutivi, 3 in trasferta, abbiamo incontrato delle difficoltà e necessità di cambi di assetto. L’utilizzo di Ciribeni nell’inedito ruolo di playmaker ci ha dato gli equilibri definitivi. Ma questo continuo upgrade mi rende ulteriormente orgoglioso del lavoro di staff tecnico e squadra».

Ha mai avuto l’impressione di lottare contro i mulini a vento e di non riuscire a intraprendere la strada giusta?

«L’emergenza Covid ad inizio aprile con i 6 casi di positività in squadra ha rappresentato il momento più critico. Aveva messo addirittura a rischio lo stesso accesso ai playoffs. Di sicuro ci ha costretto a 3 recuperi, con relativi effetti di stanchezza mentale e fisica. Tra regular season e playoffs abbiamo dovuto giocare ben 8 partite in 21 giorni. Un calendario micidiale, che ha inevitabilmente pesato sulla serie con San Vendemiano. Onorata comunque in modo ammirevole. E per questo non posso non ringraziare di cuore i miei giocatori».

Messo il 2020/21 in archivio, Ruvo ha deciso di ripartire dalla sua conferma: cosa possono aspettarsi i tifosi nella prossima stagione?

«Un cammino così positivo, in parte imprevisto o addirittura sorprendente, ci carica di responsabilità. Migliorarlo significa acquisire la piena competitività, lottare per il vertice assoluto. Un obiettivo non facile, a cui, in piena sintonia con la società, stiamo lavorando».

Girovago della panchina per lavoro non dimentica le sue radici campane e le esperienze vissute nella terra natia. Seppur a distanza come giudica il momento della Campania dei canestri che, con la promozione di Napoli, finalmente rimette piede nella massima serie?

«Dal 2009 ho allenato in Campania per solo 16 mesi, tra Napoli e Scafati. È di riflesso difficile esprimere un giudizio articolato sul momento del basket in regione. C’è il rischio di risultare banale o superficiale. In ogni caso è necessario diversificare l’analisi. Con estremi che oscillano tra la felicità di e per Napoli, che torna in A1 dopo ben 13 anni che lo fa con una compagine che credo con pochi ritocchi possa immediatamente puntare ai playoff di A1, e la tristezza per il momento difficile di Caserta ed Avellino. Credo però che entrambe, al di là della vicenda grave dell’incendio al Palamaggiò o della retrocessione della Scandone, stiano programmando un nuovo ciclo. In mezzo ci sono tante realtà, in A2 e B, innanzitutto Scafati, poi Salerno, Sant’Antimo, Pozzuoli, la neopromossa Forio. Che credo stiano facendo bene e sono destinate a fare ancor di più in futuro. Da campano, da persona che non ama la conservazione, mi auguro però che ci sia ancor più coraggio ed innovazione. Perché a tutti i livelli, giocatori, tecnici, società, credo che ci siano enormi potenzialità».

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