«Sono stato lontano 14 anni, ci ho rimesso faccia ed impegno perché ho annusato che la situazione stava precipitando. Se non si fosse ricreata una squadra, il Palazzo (Palamaggiò ndr) sarebbe andato in rovina. Finché campo farò di tutto perché ciò non succeda». Così Gianfranco Maggiò, presidente onorario dello Sporting Club Juvecaserta, mette a tacere illazioni e maldicenze, spesso e volentieri gratuite, circolate da quando ha deciso di rituffarsi nella mischia. Il cuore, i sentimenti, un debito d’onore nei confronti del papà Giovanni ma anche della sorella Ornella sono la benzina che ha riacceso il motore cestistico del presidente dello scudetto del 1991. «La mia molla emotiva è il Palamaggiò – sottolinea Gianfranco Maggiò – senza tralasciare naturalmente il piacere di rivedere un po’ di pallacanestro».
Nel corso della presentazione della Juvecaserta che affronterà il campionato di serie B 2018/19, l’intervento del presidente onorario Maggiò ha fatto ripercorrere le varie tappe percorse per far sì che il prossimo 7 ottobre si alzerà nuovamente, dopo un anno senza basket, la palla a due all’ombra della Reggia vanvitelliana. «A gennaio il mio ruolo di presidente onorario doveva essere limitato ai rapporti istituzionali, a partire da quelli con la Federazione dove ho trovato subito grande disponibilità nel presidente Gianni Petrucci per far ripartire Caserta».
Ma per andare a canestro non basta vincere la contesa e Maggiò, da uomo cresciuto a pane e pallacanestro, lo sa molto bene così «dopo questo primo e fondamentale passo, il mio ruolo si è andato allargando perché abbiamo iniziato a riflettere sulla programmazione e sulla necessità di convogliare risorse».
Nel suo excursus il presidente onorario non si nasconde mai dietro un dito ma, palleggio dopo palleggio, punta dritto al canestro. «Il sig. Iavazzi, dopo aver comprato il titolo di Venafro e garantito la gestione economica dello scorso campionato, cosa di cui dobbiamo ringraziarlo, non può e non vuole investire risorse nella gestione sportiva del club. È un interlocutore privilegiato perché una sua società ha la gestione del Palamaggiò che è rimasto aperto anche nell’anno senza basket. Ed anche di questo gli sono particolarmente grato» afferma Maggiò che aggiunge senza remore: «Iavazzi può aver commesso errori? Forse, può darsi! Può essere stato indotto a commetterli? Forse, può darsi! Ma negli anni in cui si è fatto carico di portare avanti il basket ha speso belle cifre. Se ha commesso errori l’ha fatto in buona fede. E ha avuto la sensibilità di acquistare un titolo, far salvare il Venafro, tenere aperto il Palamaggiò».
Dopo una buona azione difensiva, il presidente onorario punta subito alla metà campo offensiva e guarda avanti senza indugio. «Le quote sono state intestate ad Antonello Nevola e sono a disposizione di chiunque voglia acquisirle. Ma finché sarò in questa società non si potranno avvicinare personaggi bolognesi o londinesi a dir poco approssimativi. Siamo disposti a parlare solo con chi dimostrerà concretezza e passione per portare avanti un progetto importante che possa far tornare il club in A. Purtroppo finora non ho riscontrato tutta questa voglia di mettersi a disposizione».
Per affrontare il prossimo campionato di serie B l’accordo siglato con Decò rappresenta un primo fondamentale passo in avanti. «Un bel giorno un tifoso storico, Alfonso Tramontano, ha segnalato a Giancarlo Zaza, nostro nuovo dirigente, la possibilità di parlare con la Decò. Sono bastati due incontri con i vertici di Multicedi per definire una sponsorizzazione che ci riempie di orgoglio per il prestigio del marchio. Con quest’accordo abbiamo posto un mattone importante nel nostro progetto di crescita che Decò ha sposato con entusiasmo. Ora bisogna continuare a lavorare senza indugio per consentire ad Antonello Nevola di gestire la società con gli introiti delle sponsorizzazioni, della pubblicità all’interno del Palamaggiò e del botteghino».
Maggiò poi riserva un ringraziamento per quanto fatto sinora «al presidente della Provincia Magliocca ed anche al senatore Barbaro, presidente dell’ASI (ente di promozione sportiva ndr) affiliata al Coni che si sta impegnando per promuovere il nostro progetto e sicuramente potrà darci una mano».
Con toni pacati e dimostrando idee chiare ed un’evidente disinvoltura nell’essere al timone della Juvecaserta, Maggiò si augura «di trovare sulla nostra strada qualche imprenditore perbene e sensibile per il sociale come quel signore di cui c’è il busto in questa sala (il cavaliere Giovanni Maggiò). In ogni caso noi non molleremo e spero che gli appassionati vorranno seguirci con l’entusiasmo e la passione che ci servono».
Le ultime battute del presidente onorario sono la classica slam dunk in faccia all’avversario che tenta la stoppata a tutti i costi. «Non ho nulla da dimostrare a nessuno. Il 9 ottobre 1987, quando morì mio padre, potevo vendere la squadra ma avevo un impegno morale con lui, i giocatori ed i tifosi casertani e non l’ho fatto. Due anni dopo il sig. Sama, amministratore delegato della Montedison, voleva darmi 35 miliardi per Gentile, Esposito e Dell’Agnello ma dissi ancora no per quell’impegno morale di vincere lo scudetto. Ed ancora nel 1990 ebbi il coraggio di cedere Oscar. Ricordo ancora tutti i fischi subiti alla prima partita ma poi ho vinto il tricolore».
Lo scrosciante, sincero ed interminabile applauso della sala clinic del Palamaggiò non lascia indifferente Gianfranco Maggiò che stavolta con un filo di voce afferma «il vostro sostegno è motivo di commozione e stimolo per la nostra ambizione di tornare in serie A da giocare al Palamaggiò».